Istat: nascite in diminuzione e cambia congedo parentale!

Nel corso di questi ultimi anni, l’Istat ha registrato un calo cronico delle nascite. Un dato preoccupante che si è intensificato durante questi due anni di pandemia. Tuttavia, proprio durante i mesi di dicembre e gennaio, con la ripresa dei matrimoni, il dato sulle nascite ha subito un aumento.

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Secondo l’Istat, l’Istituto Nazionale di Statistica, le nascite in Italia hanno raggiunto il minimo storico, ma durante i mesi di dicembre e di gennaio è stato registrato un leggero aumento: tutto merito della ripresa dei matrimoni.

Nel corso di questi ultimi anni, l’Istat ha registrato un calo cronico delle nascite. Un dato preoccupante che si è intensificato durante questi due anni di pandemia. Tuttavia, proprio durante i mesi di dicembre e gennaio, con la ripresa dei matrimoni, il dato sulle nascite ha subito un aumento.

In particolare, durante il bimestre dicembre-gennaio, le nascite sono aumentate dell’8%, come scrive anche il Documento di economia e Finanza:

Nel bimestre dicembre 2021-gennaio 2022 si sono registrate quasi 67 mila nascite, circa l’8% in più di quanto rilevato nel medesimo periodo del precedente anno, ma ancora il 5% in meno di quanto osservato nel bimestre dicembre 2019 - gennaio 2020

Purtroppo, però, questo potrebbe essere un dato destinato a calare nuovamente. Un nuovo studio dimostra che gli italiani sono sempre più restii ad avere figli a causa delle condizioni economiche, ambientali e politiche. Ma a complicare ulteriormente la situazione già difficile vi è l’attuale critico equilibrio politico europeo causato dalla guerra in Ucraina.

Istat, nascite in aumento grazie ai matrimoni!

Ma a confortare è il dato attuale. A quanto pare, grazie alla ripresa dei matrimoni, le nascite sembrano essere aumentare. Ma perché proprio grazie ai matrimoni? L’Istat collega il dato positivo ad un fenomeno sociale e religioso, ovvero il matrimonio. Sì, perché nel nostro paese è convenzione fare figli solamente dopo il matrimonio. Ovviamente, questa regola non vale per tutti, ma come dice l’Istat,

Visto il legame positivo tra nuzialità e intenzioni riproduttive e considerato che tutt’oggi nel Paese circa due terzi delle nascite hanno origine all’interno del nucleo coniugale, la ripresa della nuzialità del 2021 potrebbe sottintendere un parziale recupero di nascite nel corso del 2022

Un primo segnale di ripresa è stato rilevato già alla fine del 2021. Purtroppo, però, già la scorsa settimana, sempre l’Istat, ha registrato il dato più basso mai raggiunto: 399.400 nascite durante tutto l’anno 2021. Rispetto al 2020, quindi, il calo rilevato è pari all’1,3%.

Un calo accompagnato da un timido e momentaneo segno di ripresa: nel 2021 è aumentato il numero medio di figli per donna, 1,25%. Un aumento dell’1,24% rispetto al 2020. 

Istat, calo delle nascite? Tutta colpa della mancanza di tempo

Purtroppo, il problema del calo delle nascite è dovuto anche alla difficoltà dei genitori a poter gestire insieme vita familiare e lavorativa. Non è facile, soprattutto per le donne, gestire la casa, la famiglia e i figli. Quindi, quando conviene fare figli?

Sicuramente, quando ci sarà più tempo. Ma il tempo non arriva mai e molti preferiscono la carriera piuttosto che i figli. Ma d’altronde una scelta del genere non è da biasimare. Avere figli spesso significa avere più responsabilità e meno tempo per sé stessi.

Per gli uomini, però, questa scelta diventa facile. Ammettiamolo, gli uomini non devono scegliere tra famiglia e lavoro. Come scrive in un suo articolo la collega Imma Duni

"tentare di conciliare famiglia e lavoro ricade principalmente sulle spalle delle donne. […]

Quasi la metà delle donne, infatti, si sente costretta a scegliere di lavorare part-time per accudire i bambini. Ma se ci fossero più aiuti da parte dello stato sull'accudimento dei figli, la donna potrebbe lavorare full time, avere un maggiore reddito e sviluppare la propria carriera.”

La donna non ha mai avuto dei grandi aiuti da parte dello Stato. Ma anche l’educazione non aiuta. La mentalità maschilista addossa tutto il peso dell’educazione dei figli e della cura della famiglia alle donne.

Fortunatamente, però, la nuova generazione prende il posto della vecchia. Molte cose stanno cambiando e la donna sta diventando sempre più dipendente, autonoma e libera da stereotipi di genere rispetto a 50 anni fa.

Tuttavia, come dice anche la collega Imma Duni, un cambiamento sociale dove essere anche accompagnato da politiche che facilitino il suddetto cambiamento. In effetti, anche le aziende potrebbero trarre vantaggio dal far conciliare la vita familiare e il lavoro. Perché? 

Perché un datore di lavoro che ha a cuore le necessità dei propri dipendenti, mettendo a disposizione degli aiuti (anche economici) non solo guadagnerà il rispetto dei proprio lavoratori, ma riuscirà anche ad aumentare la propria produzione.

E’ provato, infatti, che lavoratori soddisfatti producano molto di più rispetto ai lavoratori stressati e sfruttati. Quindi, perché non effettuare questo salto di qualità?

Istat, natalità in diminuzione? Cambia il congedo parentale

Passiamo adesso agli aiuti offerti dallo Stato, parlando del congedo parentale. Si tratta di un piccolo aiuto concesso dallo Stato, ma che per adesso offre la possibilità per i genitori di concedere più spazio alla vita familiare.

Ultimamente sono cambiate le regole sul congedo parentale. Secondo l’HuffPost

tra le novità c’è l’aumento del limite di età dei figli per cui si può chiedere e i mesi coperti da indennità per ciascun genitore

In particolare, sembra che il Governo abbia approvato due schemi di decreto legislativo atti a recepire le direttive europee. Negli altri paesi dell’Unione Europea le politiche a favore della famiglia sono molto più avanti rispetto al nostro paese. 

Riguardo quest’ultimo punto, ricordiamo la campagna lanciata lo scorso anno dalla presidente della Commissione europea, Ursula Von der Leyen, chiamata Women20 Women Rome Summit. L’obiettivo della campagna è quella di ridurre ed eliminare il divario occupazionale di genere, favorendo così l’emancipazione femminile.

Entro quando? La presidente intende raggiungere questo obiettivo entro il 2030 e proprio per questo motivo sono state emanate delle direttive europee. Quest’ultime, secondo il ministro del lavoro, Andrea Orlando

"estendono i diritti dei lavoratori e introducono misure per il miglioramento delle condizioni di vita e di lavoro”

Inoltre – continua il ministro – l’obiettivo è “promuovere il miglioramento della conciliazione tra i tempi della vita lavorativa e quelli dedicati alla vita familiare” e arrivare “ad una più equa condivisione delle responsabilità tra uomini e donne e di promuovere un'effettiva parità di genere, sia in ambito lavorativo che familiare”

Una delle novità più importanti apportate al congedo parentale è relativa alla durata del congedo riservato al genitore solo che è stato aumentato a 11 mesi. Mentre, per quanto concerne l’indennità del congedo questa è pari al 30% della retribuzione. Secondo l’HuffPost, inoltre, il congedo può essere fruito:

nella misura di tre mesi intrasferibili per ciascun genitore, per un periodo totale complessivo di sei mesi. A questo si aggiunge un ulteriore periodo di tre mesi, trasferibile tra i genitori e fruibile in alternativa tra loro, con un'indennità del 30% della retribuzione

Ovviamente, il congedo parentale può essere richiesto nella stessa misura da genitori che hanno preso in adozione un figlio. Anche per loro il congedo parentale può essere fruito fino al compimento del dodicesimo anno d’età del figlio.

Non dimentichiamoci dell’indennità di maternità per le lavoratrici autonome e le libere professioniste: per loro il congedo viene concesso anche nei periodi di gravidanza a rischio.