La Ius Scholae ottiene oggi 29 giugno il primo sì dalla Commissione Affari costituzionali della Camera con la proposta di legge attesa questo pomeriggio in aula.
Un via libera non senza ostacoli, i principali sono rappresentati dalla Lega e Fratelli D’Italia con Salvini e Meloni che votano un no secco. Diversa la posizione di Forza Italia, più conciliante e pronta al dialogo. D’accordo ovviamente lo schieramento di centrosinistra.
Grande l’eco mediatica della vicenda, ma grande anche la confusione in merito, con il testo di legge non ancora chiaro per molti italiani. Soprattutto in cosa esso differisca dal vecchio Ius Culturae.
Perciò, oltre agli aggiornamenti politici, cerchiamo anche di chiarire una volta per tutte quali siano le distinzioni e i pro e i contro di entrambi e quali i nuovi requisiti per ottenere la cittadinanza italiana.
Ius Scholae, che significa e perché è necessario
Lo Ius Scholae è la soluzione che potrebbe essere scelta per far fronte al problema della concessione della cittadinanza ai figli degli stranieri che, nati o giunti in Italia, non ne hanno comunque diritto. Colpa l’attuale legge che segue lo Ius Sanguinis, cioè dove il passaporto si tramanda e si eredita.
In questo contesto l’enorme flusso di immigrazione degli ultimi anni apre una parentesi e un problema enorme per cui il nostro sistema non basta più, poichè tantissimi sono i bambini che non godono degli stessi diritti dei loro coetani.
Milioni sono i figli di stranieri nati in Italia o venuti in tenerissima età, che vanno a scuola e che non hanno diritto però ad essere considerati cittadini, con i problemi legali che questo comporta.
Per risolvere il problema sono state indicate due strade percorribili entrambe basate sul percorso di studi, ovvero assegnare la cittadinanza a chi ha studiato in Italia e sono: lo Ius Scholae e Ius Culturae.
La differenza con lo Ius Culturae
Lo Ius Scholae, che andrà oggi pomeriggio alla Camera e contro cui Lega e FdI fanno muro, permetterebbe a chiunque ha compiuto un percorso di cinque anni di studi sul nostro territorio di avere la cittadinanza italiana. Questa rappresenta al momento la scelta più inclusiva anche rispetto alla proposta del 2019: lo Ius Culturae.
Sostanzialmente sono identici dove però il testo di legge più recente sancisce che anche chi è entrato sotto i 12 anni se ha compiuto 5 anni di scuola può ottenere la cittadinanza. Sarà il genitore a doverne fare richiesta e non scatterà in automatico.
Lo Ius Culturae invece estendeva questo diritto solo ai nati sul suolo del nostro paese. L’ultimo aggiornamento rappresenta quindi una scelta maggiormente inclusiva che proprio per questo lascia scontenta la destra.
Come si diventa cittadini italiani? I requisiti secondo Ius Sanguinis e Ius Soli
Nel nostro paese momento per l’acquisizione della cittadinanza dalla nascita si applica lo Ius Sanguinis, che si contrappone allo Ius Soli che vige in paesi come USA e Regno Unito.
Una si basa sul “sangue” l’altra sul “suolo” di nascita. Ovvero, in Italia la cittadinanza è ereditaria a prescindere dal luogo dove si nasce. I figli di “Italiani” hanno il passaporto italiano e lo tramandano ovunque essi siano nati.
Diversamente i paesi che applicano lo Ius Soli tengono conto di dove la persona sia nata, quindi tutti i nati sul territorio sono cittadini.
Un esempio pratico ci aiuta a capire meglio. Una coppia italiana che ha un figlio nel Regno Unito mette al mondo un cittadino britannico, che avrà poi diritto alla doppia cittadinanza per la legge italiana basata sull’eredità. In questo caso specifico anche il Regno Unito permette il doppio passaporto.
Una coppia Inglese, americana o di qualsiasi altra nazionalità se partorisce un figlio in Italia, mette al mondo un persona che non ha alcun diritto di cittadinanza dalla nascita, se uno dei due genitori non è italiano.
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Pro e contro del testo di legge: cosa ne pensano i politici italiani
Quella per l’approvazione dello Ius Scholae si prospetta una battaglia agguerrita alla Camera perché questa svolta verso l’inclusività, se trova l’accordo dell centrosinistra, vede l’opposizione netta di alcuni schieramenti di centro destra.
Matteo Salvini Leader della Lega ha dichiarato senza mezzi termini che
“la cittadinanza va maturata al compimento del 18esimo anno di età. Il nostro Paese con la legge attuale è tra quelli al mondo che danno più cittadinanza.”
Insomma, il no del Carroccio è secco. Stessa posizione seguita da Giorgia Meloni di Fratelli d’Italia da cui viene l’altra dura opposizione e il voto contrario. Secondo i politici i contro di questa riforma sono una eccessiva inclusività che permetterebbe scorciatoie anche ai genitori.
Movimento 5 Stelle e Partito Democratico invece, che si muovono una volta tanto compatti verso il sì, non vedono che pro in un testo definito un grande passo avanti verso la civiltà.
Media tra le due posizioni Forza Italia che si avvia al sì ma non in modo unanime.
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