Ci sono voluti sette anni di negoziati prima di trovare un accordo definitivo sul Patto Migranti, un doppio provvedimento volto a riformare il diritto d'asilo e la gestione dei migranti. L'Italia ha votato a favore, contrari solo Ungheria e Polonia; astenuti Malta, Slovacchia, Lituania e Bulgaria.
Ecco cosa prevede il Patto per le Migrazioni e cosa cambia dopo l'accordo Ue.
Trovato l'accorod Ue sul Patto Migranti
I ministri degli Interni degli Stati membri dell'Unione Europea, riuniti in Lussemburgo al Consiglio Affari interni, hanno trovato un accordo sul Patto Migrazione e asilo, un doppio pacchetto legislativo che riguarda le procedure di frontiera e la gestione dell’asilo.
Per l'approvazione definitiva occorre attendere il via libera del Parlamento Europeo, ma questo è sicuramente un primo passo importante per tutta l'Europa, come ha sottolineato il presidente del Consiglio europeo Charles Michel in un tweet,
Questo è davvero un grande passo! Congratulazioni alla commissaria Ylva Johansson e alla svedese del Consiglio Ue per la perseveranza e il duro lavoro.
Soddisfatta anche la premier Giorgia Meloni, che ha ricevuto la notizia da Manduria:
Soddisfatta di essere riuscita a porre la questione. Quando noi non riusciamo a reggere i flussi migratori, in qualche modo il problema diventa di tutti.
Patto Migrazione e asilo, ecco cosa prevede
Il Patto sui Migranti e sull'asilo si divide in due provvedimenti ben distinti: da un lato sono state definite le norme sulla gestione dell’asilo e l’immigrazione, mentre dall'altro lato le procedure per l’esame delle domande d’asilo. In sostanza, cambieranno sia le norme per la richiesta di asilo e il trattamento dei richiedenti alle frontiere, sia il piano di ricollocamento dei migranti in Europa.
Stando a quanto deciso dai ministri degli Esteri dei singoli Stai membri dell'Ue, tutti gli Stati dovranno partecipare obbligatoriamente alla redistribuzione dei migranti.
In alternativa è possibile appellarsi alla cosiddetta "solidarietà obbligatoria", che prevede il versamento di 20.000 euro da parte degli Stati per ciascun migrante "rifiutato". I soldi saranno raccolti in un fondo comune per la gestione delle frontiere esterne.
Viene poi fissato un termine di 12 settimane per la conclusione della "procedura di frontiera", ovvero l'esame delle domande di asilo da parte dei richiedenti: si calcola che il primo anno il tetto sarà di 60mila persone, poi 90mila e infine 120mila. Salgono da 12 a 24 i mesi di responsabilità dello Stato sui migranti accolti.
Gli Stati possono poi definire in autonomia i Paesi di partenza o di transito da considerare come luoghi "sicuri".
La soddisfazione del ministro Piantedosi
Dopo l'accordo raggiunto in ambito europeo sul tema dei migranti, il Ministro degli Interni italiano Matteo Piantedosi ha espresso la sua soddisfazione di fronte all'accoglimento di tutte le proposte avanzate all'Ue:
L'Italia non sarà il centro di raccolta degli immigrati per conto dell'Europa. Abbiamo ottenuto la creazione di un nuovo fondo europeo per i Paesi terzi di origine e transito dei flussi per la dimensione esterna e nel sistema, come misura di solidarietà obbligatoria complementare ai ricollocamenti.
Grande soddisfazione anche da parte del vicepresidente della Commissione europea Margaritis Schinas, che ha parlato di una "giornata storica". In un post su Twitter ha elogiato l'accordo raggiunto dai ministri in ambito europeo:
Oggi abbiamo dimostrato che non ci arrenderemo. Dopo anni di fallimenti, abbiamo dimostrato che, in materia di migrazione, l’Europa può dare risultati.