Nato, 3 italiani in lizza per diventare segretario generale!

Il prossimo segretario generale della Nato sarà italiano? Al termine del mandato attuale di Stoltenberg si intensificano le voci su 3 candidati italiani.

Il prossimo segretario generale della Nato sarà italiano? Dopo la conclusione del mandato attuale del norvegese Jens Stoltenberg, prevista per l’anno prossimo, circolano delle voci molto insistenti che ci possa essere un terzetto di personalità politiche istituzionali italiane che possa andare a ricoprire la carica.

Vediamo tutto il punto della situazione e chi sono le tre personalità italiane in lizza per potere diventare segretario generale della Nato. Per chi fosse interessato a sapere nel dettaglio cosa è la Nato e perchè si è costituita è a disposizione questo link.

Nato, il mandato di Jens Stoltenberg prorogato per un anno per via dell’emergenza guerra in Ucraina

Jens Stoltenberg è l’attuale segretario generale della Nato. Il politico ex premier della Norvegia ricopre questo incarico dall’ottobre del 2014.

Il suo mandato sarebbe dovuto terminare nel 2022 ma la grave crisi internazionale che stiamo vivendo in queste settimane per la guerra in Ucraina ha fatto sì che il suo mandato sia stato prorogato di un anno fino al 2023.

Questo per non andare a cambiare posizioni e situazioni consolidate in una situazione di grave allarme internazionale per gli avvenimenti che stanno succedendo in Ucraina. Sperando che si possa arrivare quanto prima ad una conclusione delle vicende belliche, il prossimo anno Stoltenberg andrà a fare il Governatore della Banca Centrale della Norvegia, incarico per il quale è già stato nominato. 

Quindi ci sarà un nuovo segretario generale dell’Alleanza Atlantica. 

Nato, si parla già di successione e ci sono tre nomi di italiani in lizza: Draghi è tra questi

Naturalmente con il mandato che arriva verso la scadenza si sta già ragionando in questi mesi su chi sarà il successore di Stoltenberg alla guida dell’Alleanza Atlantica.

Circolano già le prime rose di nomi e ovviamente la parola finale uscirà di concerto tra l’amministrazione americana guidata in questa fase da Joe Biden che ovviamente ascolterà anche il parere di alleati storici come Regno Unito, Germania, Francia e Italia.

Il segretario generale Nato è nominato dai governi membri per un periodo di quattro anni, che può essere prorogato di comune accordo come avvenuto per Stoltenberg.

In certi ambienti Nato si vocifera già della possibilità che uno dei papabili principali possa essere l’attuale presidente del consiglio italiano Mario DraghiLe sue posizioni fortemente anti-Putin di queste settimane non sono passate inosservate. 

Draghi potrebbe essere il successore di Stoltenberg alla guida della Nato. Il premier italiano in queste settimane di guerra in Ucraina si è spesso sentito con il presidente dell’Ucraina Volodymyr Zelensky, ha avuto anche una telefonata con il presidente russo Vladimir Putin ma è stato sempre molto intransigente nei confronti dell’azione russa in Ucraina.

Di Draghi è indiscussa la fedeltà all’Alleanza Atlantica e come rivelato da Draghi stesso in occasione della presentazone del Documento di Economia e Finanza è stato uno degli ideatori principali di alcuni tipi di sanzioni che sono state comminate in queste settimane alla Russia. 

Nato, per la successione di Jens Stoltenberg ci sono altri due nomi italiani in pista

Non c’è però solo il nome di Mario Draghi in lizza per diventare segretario generale della Nato. Altre due personalità sono accostate all’incarico per l’anno prossimo. La prima è quella di una personalità che è stato anche presidente del Consiglio e ora ricopre l’incarico di Commissario Europeo.

Si tratta di Paolo Gentiloni. Gentiloni che ha ricoperto anche la carica di ministro degli Esteri è una personalità molto stimata in ambienti di governo europei e ci sarebbe il forte gradimento sulla sua candidatura da parte degli Stati Uniti.

Personalità questa meno divisiva anche nel nostro paese negli ultimi tempi rispetto a quella di Draghi anche per la natura diversa dell’incarico che sta svolgendo.  

Ma ci sono rumors anche sul fatto che sia in lizza il segretario attuale del Partito Democratico Enrico Letta.

Letta è stimato in Francia e anche in Germania da parte del cancelliere Scholz. E’ chiaro ed evidente che per Letta sarebbe basilare in quest’ottica una vittoria di Emmanuel Macron al ballottaggio di domenica 24 aprile contro Marine Le Pen.

Letta  si è apertamente schierato in queste settimane per la rielezione all’Eliseo dell’attuale presidente francese sostenuto da La Republique en Marche.

Le posizioni di fedeltà assoluta all’Alleanza Atlantica da parte di Enrico Letta non sono mai state in dubbio e anche in queste settimane di conflitto in Russia ci sono state dichiarazioni in tal senso.

Ci sono altri rumors che parlano di altri candidati che sono in lizza e per questi occorre andare nel Regno Unito. E’ dal Regno Unito infatti che possono arrivare ostacoli per le candidature italiana. Sono due le figure di cui si parla.

La prima è quella Theresa May del partito conservatore che è stata premier nel Regno Unito dal 2016 al 2019. La seconda figura è quella di William Hague, politico inglese anch’esso Conservatore che è stato ministro degli Esteri nel Governo guidato da David Cameron

Nato, segretario generale, le date “aiutano” la candidatura italiana

Il fatto che il mandato di Stoltenberg sia stato rinnovato di un anno aiuta di certo le candidature italiane. In questa fase sicuramente il presidente del consiglio Mario Draghi difficilmente avrebbe potuto spostarsi dalla sua posizione attuale di premier italiano in un momento tanto delicato per gli equilibri geopolitici in Europa.

Invece il fatto che l’anno prossimo ci sia comunque a primavera la conclusione naturale della legislatura che è iniziata nel 2018 fa sì che l’esperienza alla guida dell’esecutivo del Premier Draghi vada a terminare.

In queste settimane inoltre il premier ha dovuto superare quella che per lui è stata di certo una delusione personale – anche se mai dichiarata – per la non elezione a presidente della Repubblica da un Parlamento che principalmente non ha voluto toccare certe situazioni consolidate in questi anni e si sentiva più rassicurato da una continuità di Sergio Mattarella al Quirinale e dalla permanenza di Mario Draghi a Palazzo Chigi.

Draghi stesso in questa fase sembra tollerare meno i continui distinguo nell’attività dell’esecutivo che per forza di cose aumenteranno in maniera esponenziale nei prossimi mesi mammano che si avvicina la scadenza naturale della legislatura e le elezioni politiche.

Ecco che se le elezioni non daranno un vincitore chiaro – anche se in questa fase se si dovesse votare con la legge elettorale attuale, il Rosatellum, il centrodestra sembra essere decisamente favorito nel caso le tre forze principali, Fratelli d’Italia, Lega e Forza Italia si presentassero unite – e ci dovesse essere la necessità di richiamare Draghi per un nuovo Governo di (quasi) unità nazionale come quello attuale, la Nato potrebbe essere per lui situazione estremamente gradita che lo potrebbe portare in un ruolo, non facile di questi tempi, ma almeno lontano dalle liti e dalle mediazioni tra i partiti.

Nato, un italiano alla segreteria generale: occorre tornare molto indietro nel tempo

Scopriremo nei prossimi mesi se ci sarà veramente la figura di un politico italiano alla guida della Nato.

Per tornare ad una precedente esperienza di un italiano alla guida dell’Alleanza Atlantica occorre tornare molto indietro nel tempo. 

Si tratta di Manlio Brosio, esponente del Partito Liberale Italiano, una lunga carriera nel mondo della diplomazia. E’ stato in carica come segretario generale della Nato dal 1964 al 1971. Negli anni precedenti all’incarico in Nato era stato anche ambasciatore generale italiano a Washington. 

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