L’ora della Terra per clima e pace: 3 modi in cui è utile!

L'Ora della Terra promossa dal WWF fa riflettere su 3 temi fondamentali: solidarietà tra popoli per il clima e la pace. Inclusione. Risparmio.

“L’Ora della terra, è giunta alla sua quattordicesima edizione: si tratta di un atto emblematico. Un’ora al buio.” 

leggiamo su ansa.it in merito alla mobilitazione di sabato 26 marzo 2022

Si tratta di un momento di complicità e unione tra pubbliche amministrazioni, cittadini, governi e imprese tese a dimostrare che, con la collaborazione e la coalizione di tutti in un gesto di risparmio energetico, anche la pace nel mondo è possibile.

L’iniziativa tradizionalmente parte dalle zone est del mondo e si allarga a macchia d’olio in una sorta di tenebra collettiva fino a occidente.

La sua portata è sempre più significativa in tema d’attualità, perchè il significato simbolico di questa assenza di luce acquista ancora più valore in un momento in cui i bagliori dei bombardamenti feriscono i volti di tanti civili costretti ad abbandonare le proprie abitazioni.

La minaccia di un attacco nucleare da parte della Russia ci ha sorpresi inermi e incapaci di reagire emotivamente, se non con il terrore, al potenziale devastante di questi ordigni di distruzione di massa.

Una devastazione affermata come strumento di deterrenza verso l’Occidente, è vero, ma che non cessa di sembrare sempre più reale a fronte del progressivo fallimento delle operazioni belliche russe.

Siamo stati messi di fronte a un’invasione, quella in terra ucraina, ingiusta, dolorosa, apocalittica.

E con tutto ciò il Cremlino non demorde, neanche dopo il fallimento rispetto all’obiettivo minimo che era la conquista di Mariupol.

Di fronte a questi fatti, il terrore di una rappresaglia di tipo chimico/nucleare diventa più forte.

Anche perchè, scorrendo le pagine dove viene raccontata la dottrina russa sul nucleare, stilata durante la guerra fredda, possiamo leggere chiaramente di come, se Mosca si trovasse alle corde e nell’impossibilità di avere la meglio, non esisterebbe ad avvalersi di questi strumenti criminali.

Dannosi per la vita umana, ma anche per l’ecosistema e la biodiversità, già inginocchiate dai cambiamenti climatici, l’inquinamento eccessivo e l’incremento ponderale del’effetto serra.

Il WWF dunque ha voluto rilanciare questa iniziativa, ammantandola di un ulteriore messaggio di pace e solidarietà nei confronti del pianeta.

Perchè la nostra voce unita ad altre voci si sente più forte: l’umanità ora vuole solo la cessazione dei conflitti e la pace.

Il gravoso problema delle forniture energetiche, anch’esso in parte dovuto alle sanzioni punitive somministrate alla Russia, in parte dovuto a un uso smodato delle fonti fossili, si fa sempre più pressante.

“Il vertice dell’Unione Europea per trovare soluzioni al rincaro dei prezzi sull’energia è stato un colloquio complesso. Saranno obbligatori stoccaggi comuni. Approvati i rifornimenti di gas liquido dagli USA ma mancano ancora le infrastrutture adeguate per riportarlo allo stato aereo.”

scrive askanews.it

Nel mio articolo precedente abbiamo visto come il presidente italiano Mario Draghi abbia avanzato diverse ipotesi a riguardo, al vaglio del governo.

Oltre all’acquisto di due nuove rigassificatori, ci si sta focalizzando sulla possibilità di nuovi investimenti su imprese che sfruttano le energie rinnovabili.

Così come si discute per sovvenzionare la ricerca in materia di riconversione degli stabilimenti alimentati con fonti fossili e non inesauribili a vantaggio delle fonti green, dal solare all’eolico.

La giornata promossa dal WWF e denominata “L’ora della terra” cade a fagiolo a suggellare tutto ciò che i governi, con coesione ritrovata di fronte alla guerra, si sono proposti per modernizzare l’Europa, ridurre l’impatto ambientale delle nostre città e tenere a bada l’effetto serra.

L’ora della Terra 2022 e lo spegnimento delle luci nel mondo: iniziamo dall’Italia

L’autonomia democratica dai gesti bellici dei regimi autarchici (ogni riferimento non è puramente casuale) passa anche da un’autonomia energetica dalle importazioni di materie prime che pur preziose, sono diventate motivo di ricatto per tuti i paesi che non appoggiano nè l’invasione bellica nè il regime dittatoriale.

Dopo la primissima scelta di boicottaggio di Berlino, che ha chiesto la chiusura del gasdotto Nord Stream 2 agli albori del conflitto ucraino, tutti i paesi della NATO si sono riuniti intorno a quella terra sfregiata dai bombardamenti e lo hanno fatto rinunciando al gas russo, come prima cosa.

L’Italia non si è certo tirata indietro rispetto a tutto ciò, così come non si è tirata indietro dalla partecipazione all’Ora ella Terra.

La latitudine italiana, da nord a sud, ha visto un progressivo buio investire i palazzi, i principali centri turistici e i monumenti.

Tutti i luoghi simbolici si sono racchiusi in un mistico, tenebroso silenzio. 

Dal Duomo di Milano al Colosseo, passando l’Arena di Verona e per Castel Sant’Angelo a Roma, fino ad arrivare in Sicilia al Teatro greco di Siracusa, una lingua di notte ha lambito le case, le strade, i grattacieli.

Tutta la popolazione è stata invitata a partecipare e anche le istituzioni si sono mosse per il successo dell’iniziativa, tanto simbolica quanto importante per stringere un nuovo patto di coesione tra i cittadini del mondo.

Ora della Terra: quando sono state spente le luci?

La mobilitazione pacifica della durata di un’ora e voluta dal WWF era ufficialmente fissata per le 20.30 fino alle 21.30

“Si è trattato di un’iniziativa senza confini e senza distinzioni geografiche, di ceto nazionalità ed etnia. Una manifestazione per chiedere un futuro più equo, solidale e sostenibile al quale si sono annessi altri eventi in ogni parte della Terra”

leggiamo sul sito ufficiale del WWF wwf.it

La mobilitazione, che adesso ha raggiunto una portata globale in virtù della grande sensibilizzazione che c’è stata, sia in seguito ai movimenti dei giovani ecologisti seguaci di Greta Thunberg, sia dopo gli annosi avvertimenti della NASA sul pericolo climatico, ha coinvolto i maggiori monumenti luoghi simbolo mondiali.

Un’adesione di massa, dovuta a un problema di reale portata, basti pensare ai rincari energetici ma anche alla siccità dovuta allo sballamento climatico.

Una partecipazione che ha assunto un carattere d’urgenza, dopo il terrore destato dalla minaccia atomica e il disgusto per l’uso scriteriato di armi chimiche.

La prima edizione dell’Ora della Terra risale al 2007.

In quell’epoca che oggi ci sembra così diversa e lontana, complice il post pandemia e un cambio radicale della nostra concezione di consumo e di rapporto umano, cosa che a tutt’oggi tende a mantenersi principalmente sul piano virtuale, l’iniziativa aveva coinvolto la sola città di Sidney, in Australia.

Oggi, dopo aver quasi del tutto superato il trauma da Covid 19, ci siamo resi conto che la globalità non è dettata solo dai mercati e dai brand, ma può avere un significato positivo se intesa in termini di coesione di forze.

In questo senso, il messaggio è stato come una ola di oscurità che ha ammantato i centri abitati: un nero a simboleggiare sia il lutto per le perdite in Ucraina, sia un reset da cui è possibile ripartire, con una mentalità diversa, forse migliorata dalle avversità.

Perchè se ci sono difficoltà, si spera che quelle contingenze, pur con il loro carico di dolore, possano renderci esseri umani migliori.

L’Ora della Terra per il clima e la pace: è vero che uniti si può fare la differenza.

La lingua di notte ha dunque lambito il Bosforo, la Torre Eiffel ha cessato di splendere: in quel buio comprensivo, forse qualcuno è riuscito a porsi qualche domanda.

Si sa, è un vecchio detto: la notte porta consiglio.

I governi stanno iniziando ad abituarci all’idea di una riduzione dei consumi.

Per noi, figli della tecnologia e dell’abbondanza occidentale, può essere un concetto che fa storcere il naso, ma dobbiamo capire che la situazione mondiale è eterogenea.

Quello che per noi è un lusso scontato, come lo spreco di acqua ed elettricità, nel resto del mondo rappresenta una criticità.

Il paradosso è che parliamo di Paesi, come molti nel continente africano, che sono carichi di materia prima, ma sfruttati dall’occidente: ci siamo arricchiti sulla pelle di queste persone e li abbiamo lasciati senza cibo, acqua potabile, infrastrutture essenziali.

Nell’Africa subsahariana sei persone su dieci cucinano su un braciere e usano le torce: noi ci lamentiamo dei rincari, perchè in fondo non abbiamo ancora imparato a rinunciare a nulla.

Ma ci sono zone remote dove le persone sopravvivono, e un fornello e una lampadina non l’hanno quasi mai vista.

Parlando di coesione allora, il conflitto ucraino, la minaccia nucleare e l’ora della terra, insieme alle nuove riflessioni per modernizzare l’Europa e renderla meno impattante sull’ambiente dovrebbero estendersi anche su un senso di uguaglianza globale dove nessuno è escluso.

O meglio, questo dovrebbe essere il senso delle mobilitazioni di massa: questa unità d’azione può aiutare anche l’inclusione?

“Il patto verde sancito dall’Unione Europea prevede il fatto di dimezzare le emissioni di CO2 entro il 2030 e neutralizzare la dipendenza da fonti fossili entro il 2050.”

leggiamo sul sito ufficiale dell’Istituto per gli Studi di Politica Internazionale ispionline.it

Siccome ci piace essere lungimiranti, vogliamo sperare che questa neutralizzazione della dipendenza da certe materie prime non provochi l’abbandono dei Paesi sfruttati.

E che l’Europa, dopo aver sistemato le proprie emissioni, possa dare una mano anche ai Paesi che, a causa del nostro consumismo sfrenato, sono rimasti più arretrati e privi di mezzi.

L’Ora della Terra è una manifestazione globale: rispettiamo il termine, facciamo si che questo gesto poetico abbia un seguito nella realtà dei fatti.

Iniziamo a ragionare davvero in termini di inclusione!

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