PIL Italia crolla! Economia in crisi a causa della guerra

Il PIL dell'Italia non crescerà quanto previsto. Secondo l'FMI la nostra economia si fermerà a un +2.3%, facendoci tornare a malapena ai livelli pre-covid.

E’ ufficiale! L’Italia, come del resto buona parte dell’Eurozona, subirà uno stop improvviso alla crescita nel 2022, nel 2023 e, chissà, forse anche negli anni a venire. A dirlo è il Fondo Monetario Internazionale, che ha analizzato la crescita di tutti i paesi del mondo. 

Entreremo nei dettagli più avanti, per ora basti sapere che la crescita del 2021, quando il PIL aumentò del 6.6%, verrà più che dimezzata nel 2022, facendo finire i grandi sogni di ripresa previsti dagli economisti nostrani. 

Come certo saprete, l’Italia si deve ancora riprendere dalla terribile crisi dovuta al Coronavirus, quando nel 2020 il PIL del Belpaese è calato del 9.9%. Un dato terribile, che si va ad aggiungere ad altri terribili dati del periodo della pandemia. 

Fortunatamente, per molti il Covid è ormai una questione del passato, e l’incredibile crescita del 2021 avrebbe dimostrato che l’Italia era pronta ad uscire dalla crisi più forte di prima. Poi, però, la Russia ha dichiarato guerra all’Ucraina, mettendo fine ai sogni di crescita del mondo intero. 

A dimostrazione che questa è, di fatto, una guerra globale; tutte le grandi economie sono state coinvolte nel conflitto fra Russia ed Ucraina, anche semplicemente per sanzionare il paese di Vladimir Putin. 

Non appena l’esercito russo è sconfinato in Ucraina, dando inizio alla prima guerra europea da trent’anni e la prima guerra in assoluto in cui sono coinvolte potenze atomiche, tutto l’occidente si è schierato contro Vladimir Putin, colpendolo con fortissime sanzioni insieme al resto della Russia. 

Le sanzioni europee

L’ultimo pacchetto di sanzioni è stato il più duro di tutti, andando a fermare definitivamente le importazioni di carbone dalla Russia, un commercio che vale 15 miliardi per Mosca. Per raggiungere questo accordo ci è voluto un po’, ma alla fine tutte le potenze europee sono state d’accordo in seguito alla scoperta degli atroci crimini di guerra compiuti dalla Russia. 

Come detto dall’Alto Segretario dell’Unione Europea Joseph Borrell, infatti: 

Queste ultime sanzioni sono state adottate in seguito alle atrocità commesse dalle forze armate russe a Bucha e in altri luoghi sotto l’occupazione russa. Lo scopo delle nostre sanzioni è fermare il comportamento sconsiderato, disumano e aggressivo delle truppe russe e chiarire ai decisori in al Cremlino che la loro aggressione illegale ha un costo elevato.

Crimini di guerra che, da quando sono state approvate le sanzioni, non hanno fatto altro che peggiorare. E’ prevedibile, quindi, che l’occidente continuerà con sanzioni ancora più mirate, magari bloccando altri export russi come petrolio e gas

Tutto questo, però, avrà un costo anche per l’Europa. Era questo il significato della frase “Condizionatori o pace?” di Mario Draghi: se vogliamo essere coinvolti nella guerra, sanzionando la Russia, dobbiamo subire gli effetti anche sul nostro PIL. 

Vediamo insieme, dunque, quali saranno questi effetti. E no, non si fermeranno solo ai “condizionatori spenti”. 

Il calo del PIL italiano: quali sono i numeri?

Secondo le previsioni del Fondo Monetario Internazionale, dunque, quest’anno il PIL dell’Italia dovrebbe crescere solamente del 2.3%. Inizialmente, la crescita prevista per il 2022 era del 3.8% per l’economia dell’Italia. Un calo, quindi, assai significativo. 

Ricordiamo, infatti, che il PIL dell’Italia era calato del 9.9% nel 2020, riprendendo solamente il 6.6% nel 2021. Una crescita di appena il 2.3% per il 2022 significherebbe che neanche quest’anno raggiungiamo i livelli di produzione pre-pandemia, e dovremmo aspettare (si spera) l’anno prossimo. 

Per chi non lo sapesse, PIL è l’acronimo di Prodotto Interno Lordo, ovvero l’intera produzione del paese. Dai servizi come il turismo alla manifattura all’agricoltura… tutti i lavori compiuti all’interno della nazione vanno ad aumentare il PIL. 

Ovviamente, nel 2020 il PIL è calato a causa principalmente dei lockdown. Nessuno poteva andare a lavorare se non le figure strettamente necessarie, e questo ha comportato un restringimento dell’intera economia dell’Italia. 

Nel 2021 la crescita, quindi, non era dovuta a chissà quale grande riforma economica, quanto piuttosto al fatto che le persone fossero finalmente tornate al lavoro. Anzi, il fatto che il PIL non si sia completamente ripreso nel 2021 è segno che gli effetti delle restrizioni si facevano ancora sentire. 

Ma grazie al PNRR, ovvero il Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza, finanziato dai soldi europei, l’Italia dovrebbe essere stata in grado di riprendersi completamente, magari addirittura superando i livelli pre-pandemici. Poi, però, la Russia ha invaso l’Ucraina. 

Ma come sono legate le due cose? Com’è possibile che una guerra dichiarata centinaia di chilometri dai nostri confini in cui noi non siamo neanche coinvolti direttamente possa interferire così tanto sulle possibilità di crescita italiane?

Vediamolo insieme. 

L’Italia ha scelto la pace: come la guerra ha avuto effetti sul PIL

L’Italia è uno dei paesi membri dell’Unione Europea, nonché della NATO, l’alleanza atlantica de facto comandata dagli Stati Uniti d’America. L’Italia è un, seppur minore, attore geostrategico alquanto importante per entrambe queste organizzazioni. 

Al contempo, però, l’Italia segue spesso e volentieri le orme dei suoi alleati senza che ne possa trarre beneficio per sé. E’ il caso dell’intervento italiano in Afghanistan, paese con cui nessuno dei nostri interessi si allineava ma importava all’alleato americano. 

Questa volta, però, l’Italia difficilmente può rimanere a guardare. L’Ucraina è un paese sul continente europeo, che ha cercato più volte negli ultimi anni di allinearsi all’UE. La Russia, al contrario, è un paese che ha nei suoi interessi la distruzione dell’Unione Europea e della NATO

Insomma, l’Italia era costretta ad intervenire, sia perché è una questione importante per tutti noi sia perché “spinta” dagli alleati. Questo, però, causa svariati problemi alla nostra economia. 

Come avrete certamente sentito dire a ripetizione nelle ultime settimane, l’Italia importa grandissime quantità di idrocarburi russi, come carbone, gas e petrolio. Queste risorse ci servono per le nostre manifatture e per il nostro fabbisogno energetico. 

Ovviamente, l’Italia potrebbe benissimo cercare di trovare soluzioni di indipendenza energetica, magari sfruttando di più le energie rinnovabili o addirittura riaprire il programma nucleare. Queste soluzioni, però, non sono fattibili nel breve termine. 

Nel breve termine, invece, l’Italia deve soffrire se vuole escludere la Russia dai suoi mercati. Non solo trovando nuovi compratori per i tanto amati beni di lusso, ma anche nuovi esportatori di petrolio e gas. 

Come descritto da questo articolo della collega Sharon Zaffino, infatti, l’Italia ha già stretto accordi con Algeria ed Egitto per maggiori importazioni di gas e petrolio: 

Il presidente algerino Abdelmadjid Tebboune e Draghi, infatti, firmeranno un accordo da 9 miliardi di metri cubi di gas che dall’Algeria arriveranno in Italia. A questo numero, poi, andranno a sommarsi altri 9-11 metri cubi in più di gas proveniente dalla Libia. 

Tale accordo porterà il gasdotto Transmed – il gasdotto che attraversa tutto il Mar Mediterraneo – al pieno delle sue capacità, con un totale di 30 metri cubi di gas che arriveranno dritti sulle coste di Mazara del Vallo, in Sicilia.  

Sicuramente in molti ci potrebbero vedere un’incoerenza in questa mossa: tagliamo le importazioni da una dittatura e le aumentiamo con un’altra. Va capito, però, che la questione della “dittatura cattiva” è solamente uno specchietto per le allodole. 

E’ ovvio che sia Russia che i paesi del Nord Africa sono nazioni criminali ed anti-democratiche, ma le ragioni per cui noi preferiamo una rispetto all’altra sono puramente strategiche, non ideologiche: la Russia si è dimostrata contraria ai principi europei, e quindi va esclusa dai nostri mercati. 

Il declino del PIL degli altri paesi

Perlomeno, l’Italia può consolarsi con il fatto che non è la sola sulla barca della decrescita. A condividere il nostro supplizio non vi è solamente tutta l’Eurozona, ma persino gli Stati Uniti d’America. Come dice questo articolo di Italia Oggi, infatti: 

Nel complesso, nel 2022 e nel 2023 rallenteranno la crescita tutte le economie di Eurolandia e quella americana: gli Stati Uniti cresceranno quest’anno del 3,7%, lo 0,3% in meno rispetto alle stime di gennaio, e nel 2023 del 2,3% (-0,3%).

Ben più forte sarà però la frenata dell’area euro, con una crescita stimata al 2,8% nel 2022 (-1,1 punti rispetto alle previsioni di gennaio) e al 2,3% nel 2023 (-0,2%). Revisioni al ribasso anche per l’economia globale: Washington prevede una crescita del 3,6% sia per il 2022 sia per il 2023, con tagli di 0,8 punti per quest’anno e di 0,2 per il prossimo.

Una manciata di numeri per dire solamente una cosa: l’intero mondo è in crisi a causa delle mosse della Russia. Gli Stati Uniti possono vantare una decrescita minore solamente perché sono loro stessi produttori di idrocarburi, quindi la loro perdita sarà solo riguardo le esportazioni verso la Russia. 

Ma è proprio il paese di Putin che, comprensibilmente, subirà la batosta peggiore alla sua economia. La Russia, infatti, avrà un calo del PIL dell’8.5% nel 2022. Se, almeno, le economie europee cresceranno (anche se meno del previsto) quella russa subirà sostanzialmente gli effetti di una seconda pandemia. 

E lo stesso ciclo si dovrebbe ripetere nel 2023: stando al Fondo Monetario Internazionale, infatti, il PIL della Russia dovrebbe calare di un ulteriore 2.3%, sempre se non vi saranno altre sanzioni che andranno a colpire Mosca. 

Tristemente, anche l’Ucraina è ovviamente destinata al tracollo economico. Il Fondo Monetario Internazionale ha espresso cifre anche per la sua economia, stabilendo un micidiale calo del PIL del 35% nel 2022. 

L’Ucraina, quindi, anche se dovesse vincere la guerra sarebbe relegata ad un’economia praticamente del terzo mondo. Ma questa, ovviamente, non è neanche la tragedia più grande per Kiev, che vede morire migliaia di suoi connazionali innocenti da parte dei criminali russi. 

Redazione Trend-online.com
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