Putin che uomo è? La descrizione di chi lo conosce veramente

Di Putin si è detto che un pazzo, così come uno stratega finissimo: ecco cosa ne pensa chi ci ha parlato di persona. Le impressioni di Alexander Stubb.

L’atrocità della guerra in Ucraina ha fatto emergere anche un sinistro interesse per la figura invisa, talvolta ammirata, spesso condannata, ma certamente carismatica di Putin.

Sappiamo quasi tutto della sua infanzia difficile, del suo percorso nel KGB, della sua ascesa al Cremlino.

Quest’uomo vitreo, gelido come la Siberia, discreto, è stato capace di mettere a tacere diversi cronisti occidentali che hanno tentato di metterlo in imbarazzo con domande scomode.

La bestialità con cui ha invaso l’Ucraina, i suoi ordini contraddittori in merito al fatto di bombardare su ospedali e corridoi umanitari, la sua capacità di ipnotizzare il popolo russo hanno dato da riflettere.

Così come anche la sua abilità nello spaventare il mondo utilizzando come deterrenza l’ostentazione degli armamenti nucleari, atteggiamenti che lo hanno fatto spesso apostrofare come “pazzo”

Niente di più errato: bisogna ricordare  che ci troviamo dinnanzi a una figura di lucidissima intelligenza.

Uno stratega finissimo, formatosi tra le pieghe dei servizi segreti, un giocatore, che ricorda in qualche modo l’omonimo romanzo di Dostoevskij:

“Esistono due modalità di gioco: uno da gentleman, l’altro invece volgare, che ricorda la strategia di un farabutto qualunque.”

da “Il giocatore”

Ed è forse questa capacità dell’autocrate, di rimanere in bilico tra il gentlemen e il farabutto, che alimenta il suo fascino controverso.

In questo articolo cercheremo di delineare il carattere dello zar a partire da qualcuno che lo ha conosciuto di persona e che ha avuto modo di discorrere a lungo con lui.

Ci riferiamo all’ex premier finlandese Alexander Stubb che oltre ad aver avuto più volte l’occasione di confrontarsi con il presidente della federazione russa, ha contribuito ai negoziati svolti nel corso del conflitto tra la Russia e la Georgia.

Senza mezzi termini, il mese scorso, Alexander Stubb ha così descritto il presidente russo:

“Lo zar è disumano, perchè è in grado di ferire, sottomettere, vincere usando la deterrenza e il terrore.” 

come riportato da tg.la7.it

Questa considerazione già la dice lunga sull’impatto psichico dello zar verso i suoi interlocutori, che la maggior parte delle volte non possono far altro che sentirsi in soggezione.

“Già agli albori del suo governo, Putin si era dimostrato l’incarnazione del superuomo nietzschiano, grazie fermezza decisionale e all’efferatezza riservata ai dissidenti ceceni. Con la sua durezza ha saputo conquistare il popolo russo e rafforzare il suo dominio in patria.” 

scrive it.insideover.com

Putin, come si presenta di persona secondo Alexander Stubb

Da ex primo ministro della Finlandia ed europarlamentare, Alexander Stubb ha avuto modo di confrontarsi personalmente con il leader russo più volte.

Ecco il ritratto delineato dalle sue stesse rivelazioni.

In passato lo ha definito senza ombra di dubbio come uno dei leader più intelligenti e strategici che avesse mai incontrato.

Il motivo? Dopo aver dialogato ben quattro volte insieme allo zar, Stubb si è reso conto di avere di fronte una persona estremamente preparata, analitica e fredda.

Un leader che non va sottovalutato proprio in virtù della sua fredda razionalità, palese anche quando le sue dichiarazioni sono state giudicate non condivisibili.

Questo a fronte del fatto che lo zar è conosciuto anche come un paranoico, un ludopatico giocatore di poker, un dittatore mentalmente compromesso o schiavo del proprio ego.

Ego che se venisse ferito o sconfitto potrebbe, secondo alcuni, fargli perdere completamente il discernimento e ricorrere alle armi nucleari che ha così fieramente sbandierato in giro.

Putin che persona è? L’Occidente lo ha sottovalutato?

La psicanalisi dell’autocrate, tentata da molti esperti occidentali, secondo Alexander Stubb è per la maggior parte delle volte errata o superficiale.

Molto spesso coloro che tentano di interpretare la figura di Putin non conoscono la vera natura culturale della Russia, nè tanto meno il modo in cui è stata governata tradizionalmente.

Anche durante il dominio dei Romanov c’è sempre stata una spinta all’autoritarismo estremo, al nazionalismo esasperato.

Un tratto comune tra Putin e gli zar è sempre stata quella tendenza alla paranoia dall’invasione dei popoli confinanti: prima dai mongoli, poi da Hitler, ora dalla NATO.

Più che sottovalutare, l’Occidente tende a ignorare il gap culturale che intercorre tra esso e la Russia.

Lo zar è indubbiamente razionale, forse non per i parametri occidentali, ma certamente lo è per quelli russi.

Il Putin che ha conosciuto Alexander Stubb, corrisponde all’idea che ci siamo fatti di lui?

L’intelligence statunitense sostiene che due anni di covid e di isolamento, avrebbero cambiato il carattere dell’autocrate.

“Attualmente si percepisce un uomo in preda alla frustrazione per una guerra estenuante e fallimentare. Lo zar non accetterà la sconfitta e non si fermerà di fronte a niente e a nessuno. La sconfitta è un’idea che rifiuta a prescindere. Vorrà vincere con ogni mezzo.”

leggiamo su fanpage.it – in riferimento alle impressioni trapelate dalle stanze degli 007.

Stubb ostenta meno sicurezza rispetto alle dichiarazioni dei servizi segreti, di fatto ammettendo che nessuno può conoscere esattamente ciò che frulla nella mente di Putin in questo preciso momento.

Infatti l’ex primo ministro Finlandese era uno dei maggiori scettici su un possibile invasione da parte della Russia sul territorio ucraino.

Stubb come molti altri era convinto che il suo piano corrispondesse agli stessi comportamenti tenuti in Georgia o in Crimea precedentemente: ovvero la creazione di conflitti congelati.

Molti avevano sottovalutato la possibilità che lo zar entrasse veramente in guerra con l’Ucraina.

La volontà dell’autocrate, al momento, sembrerebbe orientata al ricompattare quelli che furono i territori appartenenti all’Ex Unione Sovietica, ovvero la restaurazione di una Russia storica, annettendo la Bielorussia e l’Ucraina.

Lo zar è rimasto fedele ai tre pilastri che sorreggono la patria dal 1800.

Un’unica lingua, il russo, un’unica religione, quella ortodossa, un unico leader: lui.

Putin è affezionato agli ideali della Russia ottocentesca o a quelli sovietici, secondo Alexander Stubb?

Per Alexander Stubb la mentalità del leader russo nasce da un’alchimia di fattori, ma in particolare dall’ambizione di conservare e portare avanti sia l’eredità che l’identità russa.

Una serie di caratteristiche in cui questa eredità e questa identità si fondono e di cui l’autocrate si è fatto corpo, sangue e voce.

Lo zar vorrebbe calcare le orme di Ivan il Terribile, Pietro il Grande, Stalin, e lo fa per sua stessa ammissione.

Nei suoi discorsi, sovente echeggia la promessa di far diventare la Russia grande, la nazione più potente del pianeta.

E’ questa sorta di megalomania che avrebbe condotto il presidente russo a commettere un errore madornale, perchè si è ritrovato in una settimana a fare tutto ciò che non avrebbe voluto.

Auspicava la derussificazione dell’Ucraina e non l’europeizzazione che invece ha ottenuto.

Desiderava creare scissioni profonde che potessero indebolire l’Europa, invece di fatto l’ha resa più compatta che mai, la stessa cosa si può dire della collaborazione USA/EU e della NATO.

Il suo attacco, di rimbalzo, ha consolidato la collaborazione degli stati che si sono uniti di fronte al nemico comune: lui.

Voleva mantenere la Svezia e la Finlandia lontane dalla NATO: ora metà dei cittadini di questi due Paesi fanno pressione per l’ingresso nell’Alleanza Atlantica.

Insomma, si è lasciato un po’ prendere dal senso di onnipotenza, facendo un mediocre servizio al Cremlino.

Putin ha paura che gli stati che lui riteneva di matrice russa, assumano valori europei

Come appena accennato, questo è ciò che sta accadendo in questo momento: l’adesione da parte dell’Ucraina alla mentalità, i costumi e il concetto di diritti umani assomigliano sempre di più ai valori promossi dall’Unione Europea.

Il presidente russo quindi non si è lasciato sgusciare via l’Ucraina solo per una questione politica o territoriale, ma principalmente per una questione di identità culturale.

Identità che evidentemente l’Ucraina non vuole più accostare a quella del regime Russo.

Questo è ciò che fa saltare i nervi allo zar più di tutto. 

Mentre una possibile annessione della Bielorussia è un fatto scontato, date anche le condizioni di vassallaggio del presidente in carica da soli 30, Aljaksandr Lukašėnka, che molti definiscono il pupazzo dello zar, l’Ucraina non accetterà mai più di far parte di un regime dittatoriale.

L’Ucraina ha scelto la democrazia europea. Lo zar non potrà mai digerire questo fatto.

Secondo Alexander Stub non si tratta neanche del fastidio di avere la NATO come vicino molesto e indesiderato: quella dell’eccessiva ingerenza dell’Alleanza Atlantica fu una scusa per giustificare la successiva carneficina.

Tant’è vero che non si è mai parlato ufficialmente di annettere l’ucraina alla NATO.

Putin e la sua abilità nel mettere a disagio gli interlocutori

E’ rimasta scolpita nella storia una fotografia, tratta da un vertice tra Putin e Angela Merkel dove lui pensò bene di portarsi appresso un cane enome, sapendo che la cancelliera tedesca ha un terrore atavico verso questi animali.

Il volto di lei in una di queste istantanee immortalate è di per sè molto eloquente.

L’autocrate ha un’enorme attitudine a mettere a disagio gli interlocutori, cosa di cui probabilmente va anche piuttosto fiero.

Per ammissione dello stesso Alexander Stubb, quella dello zar è una presenza potente, smaccatamente machiavellica.

Una delle carte che gioca con più facilità nel rapportarsi con gli altri leader, è il fatto di incutere deliberatamente paura.

Nella sua nevrotica necessità di autoaffermazione, il presidente russo, negli incontri ufficiali, sembra essersi arrogato diverse licenze, come il fatto di arrivare tre ore in ritardo a un vertice e con gran disinvoltura, perchè in tal modo vuole chiarire subito chi comanda. 

La pressione psicologica data dal terrore e il suo potenziale persuasivo, lo zar la conosce bene.

Sapendo che il terrore, come il piacere, sfonda le barriere del raziocinio e permette di piegare il senso critico, lo zar ha fatto un grande uso di minacce sottili e libera somministrazione di paura.

Ecco il motivo per cui Alexander Stubb lo ha definito “disumano”.

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