La rivoluzione green nasconde la “maledizione del cobalto”!

La rivoluzione green e l'aumento della richiesta di auto elettriche comporta la richiesta di cobalto, che si estrae nel Congo! Ecco cosa succede!

Sapete cosa c’è dietro l’uso dei vostri smartphone, dei vostri computer o dietro l’acquisto di auto elettrica? Sfruttamento, violazione dei diritti umani e morte. Questa è la “maledizione del Cobalto” ed in questo articolo vi spieghiamo di cosa si tratta.

Ma cos’è il cobalto? E perché è così importante? Il cobalto è uno dei materiali più rari del mondo e viene utilizzato per creare le nostre batterie, perciò è presente ovunque. Purtroppo, però, non è facile trovare questo materiale rarissimo e nel mondo le uniche miniere di cobalto si trovano nel Congo, in Africa.

Ma il Congo non è solo ricco di cobalto, è ricco di molti altri materiali rari come il rame, l’uranio e il coltan, materiali molti richiesti nel commercio internazionale.

Tuttavia, dietro l’estrazione di questo materiale c’è molto sfruttamento, c’è schiavitù, violazioni dei diritti umani e dei diritti dei bambini, molti dei quali lavorano proprio nelle miniere, perché più minuti fisicamente degli adulti ed in grado di introdursi anche nella cavità più strette.

Ma la Repubblica democratica del Congo ha mai regolamentato il lavoro nelle miniere? In realtà, la questione è molto complicata di così. Il Congo potrebbe essere il paese più ricco del mondo, ma non lo è. Noi occidentali siamo arrivati prima e molte miniere sono nostre, alcune delle quali proprio della Cina. Ma vediamo di fare il punto della situazione.

L’incremento delle auto elettriche e l’estrazione di cobalto

Come abbiamo accennato poco sopra, il Congo è molto ricco di materiali preziosi, molto richiesti dal commercio internazionale, ma che non arricchisce il paese ed i suoi abitanti, anzi. Noi occidentali abbiamo trovato per primi questi materiali e ne abbiamo preso il possesso, schiavizzando anche i congolesi.

Ad ogni modo, con il tempo le cose non sono proprio migliorate.

L’incremento nella produzione delle auto elettrice e del loro commercio di certo non migliora la situazione dei congolesi sfruttati che lavorano ad un prezzo vergognosamente basso nelle miniere di cobalto e senza alcuna forma di protezione, tant’è che molti continuano a morire durante l’estrazione di cobalto, specialmente i bambini.

Ma per fare una batteria, quanto cobalto ci vuole? Per creare una batteria di un’auto elettrica bisogna estrarre circa 8 o 10 kg di cobalto e questo è presente solamente in 15 miniere, tutte collocate a sud del Congo.

La situazione è così preoccupante che anche Amnesty International ha denunciato, attraverso foto e video, gli abusi compiuti nei confronti dei lavoratori delle miniere. Si sta parlando, infatti, della violazione dei diritti di centinaia di migliaia di abitanti.

In questo periodo si è parlato molto di boom della auto elettriche e degli obiettivi di decarbonizzazione e di de fossilizzazione entro il 2050.

Un obiettivo ambizioso che potrebbe finalmente ridurre le emissioni di CO2 e dare finalmente una svolta al problema del cambiamento climatico. Di contro, però, vi è la violazione dei diritti umani dei lavoratori che estraggono cobalto.

Secondo la società di ricerche Jato Dynamics, lo scorso settembre in Europa è stato registrato un incremento nelle vendite di auto elettriche e ibride. In particolare, solamente lo scorso mese il mercato ha richiesto circa 300mila auto elettriche, raggiungendo la soglia del 25% contro il 24,8% delle auto a diesel.

Il dato è in forte aumento, tant’è che ben presto potremmo assistere al dominio assoluto delle auto elettriche e ibride, ed il conseguente abbandono della auto a diesel o benzina. Uno degli analisti della Jato Dynamics, Felipe Munoz, ha commentato l’incremento delle vendite in questo modo:

Il passaggio dal veicolo a combustione interna a quello elettrico è ormai una realtà consolidata. Certo, il mercato ancora dipende molto dagli incentivi e dalle politiche dei governi, ma da oggi possiamo dire che gli stessi consumatori sono pronti a utilizzare queste nuove tecnologie

Grazie anche ad una sensibilizzazione verso il problema ambientale e alla convenienza in termini di consumi, la gente sembra aver preso coscienza dell’importanza di acquistare un’auto elettrica.

Ma mentre tutto il mondo sembra convertirsi finalmente al green, gli Usa sono ancora indietro: le vendite di auto elettriche sembra addirittura sceso del 12% nel 2019.

In Europa, invece, la vendita è molto superiore. Tuttavia, maggiore è la produzione di auto elettriche, maggiore sarà la domanda di cobalto. Come abbiamo già detto, per fare una batteria di un’auto elettrica sono necessari circa dagli 8 ai 10 kg di cobalto. Questo può essere estratto nel Congo, più precisamente nella provincia di Lualaba.

Qui, le aziende di tutto il mondo richiedono cobalto come Tesla, Daimler, Ford, Renault, Apple, Fca, Dell, Google e molti altri, ma a primeggiare sono proprio di giganti: la ango-svizzera Glencore, la svizzera Trafigura e la cinese Huayou Cobalt.

Quindi, sostanzialmente, tutti gli agii e le strumentazioni che usiamo quotidianamente contengono cobalto.

La “meledizione del cobalto” segnatala da Amnesty International

Purtroppo, però, dietro all’estrazione di cobalto c’è molto altro. La Amnesty international ha continuato a monitorare la situazione, fornendo delle prove che riescono a creare una fotografia della realtà e un quadro davvero sconcertante dei continui abusi compiuti nel Congo.

Nei loro report, pubblicati dal 2016 al 2017, sono stati segnalate continue violazioni dei diritti di centinaia di migliaia di abitanti, compresi i bambini, tutti provenienti dall’aex Katanga.

Secondo l’Unicef i bambini che lavorano nelle miniere sono circa 40 mila e molti di loro sono davvero molto piccoli e in età scolare, in particolare, tra i 6 e i 17 anni.

Grazie alle continue denunce presentate dall’associazione, molte aziende sono state tenute a rispondere per lo sfruttamento di questi bambini e le continue e sistematiche violazioni dei diritti umani: sfruttamento, sicurezza inesistente, condizioni igieniche sanitarie pessime ed infine morte.

Nel mirino di Amnesty International vi sono soprattutto compagnie come Daimler, Fca e Renautl, alle quali l’associazione ha posto effettivamente alcune domande avente per oggetto l’accusa di sfruttamento e di schiavitù.

Alla Renault la Amnesty International ha chiesto nel 2016 che sarebbe stato necessario migliorare la gestione della supply chain in collaborazione con i suoi fornitori di livello 1. Poi continua, dicendo:

la Renault, dopo quel report, si è unita ad altre aziende in iniziative collettive per aumentare l’impatto delle azioni intraprese, è entrata a far parte della Responsible Minerals Initiative e partecipa attivamente ai gruppi di lavoro su Cobalto e Mica. 

Inoltre, il gruppo Renault è membro della Child Labor Platform dell’Organizzazione internazionale del lavoro e ha stabilito e condiviso con i suoi fornitori di livello 1 la politica relativa all’approvvigionamento di cobalto e minerali provenienti da zone di conflitto o ad alto rischio. 

Inoltre, effettua con regolarità una mappatura dei rischi connessi allo sviluppo sostenibile e ha lanciato campagne di audit con società di revisione indipendenti, continuando a monitorare la realizzazione delle azioni correttive

Ma la Amnesty International incalza, puntando sullo scontro diretto:

Ci siamo confrontati con l’Ong sul piano d’azione a breve e lungo termine ed Amnesty ha effettuato una comunicazione a marzo 2019 in cui evidenziava i progressi.

Ci sono stati alcuni progressi dal 2016. In risposta alla ricerca di Amnesty, molte compagnie, tra cui Apple, Bmw, Daimler, Renault e Samsung SDI hanno pubblicato dati riguardanti la filiera (Amnesty challenges industry leaders to clean up their batteries, 21 marzo 2019)

Nonostante le battaglie, la ricerca di cobalto nel Congo continua senza una chiara regolamentazione del lavoro di centinaia di migliaia di lavoratori. Ad ogni modo, il passaggio verso la de-fossilizzazione va fatto, ma non se a pagarne il prezzo sono i lavoratori congolesi.

Il cobalto si può riciclare?

L’unico aspetto positivo del cobalto è che può essere riciclato, quindi, una volta che la batteria sarà esausta è possibile riprendere e lavorare nuovamente il cobalto che c’è al suo interno. Per questo è importante riciclare le batterie dei vostri smartphone o dei vostri computer.

Perciò, quando il vostro cellulare si romperà, non buttatelo nell’indifferenziata, ma pensate prima a buttarela nei contenitori appositi. Questo semplice gesto può cambiare davvero le sorti dei lavoratori e dei bambini congolesi.

Redazione Trend-online.com
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