Russia rischia il default! Putin furioso non può pagare

Di solito si parla di default per le piccole economie emergenti, che hanno pochissimi investimenti stranieri e nessuno è disposto ad indebitarsi per loro. Ora, invece, un gigante come la Russia rischia di dichiarare default, mettendo a rischio la sua intera economia. La popolazione russa potrebbe ritrovarsi indietro di trent'anni, e sarebbe tutta colpa di Vladimir Putin.

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L’incubo di tutte le nazioni con un’economia più o meno sviluppata sta infine arrivando per la Russia! Il cosiddetto default tecnico, ovvero la completa insolvenza dei debiti, è uno spettro che sta per avvolgere le banche di Mosca. 

Ma cos’è il default tecnico? E perché è così temuto dagli economisti di tutto il mondo? Andiamo con ordine. Innanzitutto, come certamente avrete immaginato, la Russia rischia il default a causa dell’invasione dell’Ucraina. 

55 giorni fa, il 24 febbraio, le truppe della Russia hanno sconfinato in Ucraina, dando via alla prima guerra sul suolo europeo da quasi trent’anni, e la prima guerra europea della storia in cui potenze nucleari sono coinvolte. 

L’invasione, secondo la visione del presidente russo Vladimir Putin, doveva essere veloce ed indolore, con il popolo ucraino che si sarebbe prostrato ai piedi dello “Zar”. Ovviamente, come tutti sappiamo, le cose sono andate diversamente. 

Il popolo ucraino ha messo in piedi un’incredibile resistenza, sostenuta in primis dal presidente Volodymyr Zelensky che, al contrario delle previsioni consegnate a Putin, non è fuggito dal paese appena l’invasione è iniziata. 

Ed ora la guerra ha raggiunto una specie di fase di stallo. Le truppe della Russia, ritirate dall’assedio di Kiev, si stanno concentrando ora sulla regione del Donbass, la parte dell’Ucraina orientale la cui indipendenza è sostenuta da Mosca. 

Come riferisce questo articolo di TGCOM 24, infatti: 

L'offensiva delle truppe russe contro l'Ucraina orientale "è iniziata" ed "è un inferno". Lo ha detto il governatore ucraino della regione di Lugansk. L'esercito russo ha preso in precedenza Kreminna, sparando anche sui civili in fuga e provocando quattro morti.

Lo riferiscono le autorità ucraine. Intanto Mariupol, sotto assedio da oltre un mese, non si arrende. Secondo il ministro degli Esteri ucraino, Dmytro Kuleba, "la città non esiste più".

Secondo moltissimi esperti, questo attacco sul Donbass sarà decisivo per le sorti della guerra. Putin è ormai praticamente con le spalle al muro, e deve avere una vittoria da mostrare in patria se non vuole essere “detronizzato”. Queste, a dire il vero, sono solamente speculazioni basate su fattori storici comuni. 

Se un leader porta la nazione in guerra, ha bisogno di almeno una grande vittoria per potersi mostrare forte alla sua cerchia di fidati e al suo popolo. Al momento, Putin può solamente mostrare di aver preso tanti piccoli villaggi di campagna… per non parlare della ritirata da Kiev. 

Il resto del mondo, inoltre, non è rimasto fermo a guardare. Il mondo occidentale ha fatto piovere sulla Russia innumerevoli sanzioni economiche con la speranza di affossare definitivamente l’economia del paese. 

Ed è qui che torna in gioco la questione del default, che sarebbe la mazzata definitiva per la barcollante economia russa. 

Ma cos’è esattamente il default? E perché è così grave? Vediamolo insieme.

Cos’è il default?

Il default è la condizione che arriva quando un paese non può più pagare i debiti presi con le nazioni estere. Avete presente come si parla sempre di debito pubblico? Ecco, il default è quando la nazione si rifiuta o non può pagare questo debito. 

Una buona cosa, pensate? Niente affatto: con il default si ammette ufficialmente che la propria è un’economia di serie B. Nessuno vorrà più fare affari con la tua nazione e la tua valuta colerà a picco. 

Con il default ci si isola ufficialmente dal resto del mondo, almeno economicamente parlando. L’inflazione salirà alle stelle in quanto la propria moneta sarà carta straccia, e la crisi economica avvolgerà il vostro paese portandolo negli inferi della povertà. 

Molte nazioni del cosiddetto “sud del mondo” vanno spesso in default. Argentina, Venezuela, Sri Lanka, le nazioni africane… tutti paesi che hanno in comune solo una cosa: la bassissima qualità della vita per la popolazione. 

Quindi, se la Russia dovesse andare in default, certamente non dovrebbe più pagare i suoi debiti all’estero, ma farebbe precipitare l’intera nazione in un buco nero economico da cui sarà difficilissimo riprendersi. 

Già con il collasso dell’Unione Sovietica, la Russia precipitò in un’economia simile ad un post-default. Ora, dopo 30 anni di lenta crescita e ripresa economica, nonché miglioramento della qualità di vita, la Russia deve di nuovo affrontare lo stesso spettro. 

Questa volta, però, potrebbe essere persino peggio di 30 anni fa. 

Differenza tra default e default tecnico

Vi sono due tipi di default. Il default “normale” è quando la nazione non può pagare. Letteralmente non ha più soldi e nessuno glieli vuole più prestare, e quindi una volta giunta la scadenza del pagamento la nazione non adempie agli obblighi stabiliti. 

Lo stesso vale anche per una compagnia o un’azienda: se non può più pagare né indebitarsi ulteriormente, l’azienda dichiara default. 

Il default tecnico, invece, è quando il paese avrebbe anche i soldi per pagare, ma non può fisicamente farlo. Questo è il caso in cui si trova la Russia. Il paese di Putin ha circa 591 miliardi di dollari in riserva in banche straniere. 

Perché il default tecnico è tanto temuto

Questi soldi servono, appunto, a pagare i debiti con l’estero, in quanto spesso e volentieri sono tenuti in dollari e non in rubli. Il problema, appunto, è che questi soldi non si trovano fisicamente in Russia ma sono distribuiti in banche straniere. 

Con il congelamento dei conti esteri, la Banca Centrale Russa non può più accedere a queste riserve, dovendo contare solamente sui propri soldi o su quelli in banche alleate, come quelle della Cina. 

A Pechino, la Banca Centrale Russa possiede circa 80 miliardi di dollari, ma questi soldi stanno velocemente finendo. Come dice il Corriere della Sera, riportato da Affari Italiani in questo articolo

E' ragionevole supporre che la Banca centrale russa avesse la stessa proporzione nelle diversificazione del portafoglio anche il 25 febbraio scorso. La quota cinese sarebbe stata pari allora a 88 miliardi, il  13,8% di 643,2 miliardi.

Immaginiamo anche che i russi abbiano attinto solo a quei conti per sostenere il rublo, spendendo 38,8 miliardi. Ciò vuol dire che oggi avrebbe ancora l’equivalente di circa 50 miliardi di dollari da usare pronta cassa per fronteggiare un’altra crisi monetaria come quella di fine febbraio.

Mosca, quindi, potrebbe essere in grado di sostenere la quotazione del rublo ancora per pochi mesi. Quanti? Dipende da quanto terrà l’economia reale e se non saranno ridotte le entrate provenienti da gas e petrolio.

Insomma, se questi calcoli fossero corretti vorrebbe dire che alla Russia avanzano solamente 50 miliardi di dollari. Finiti questi, il paese di Putin sarebbe costretto a dichiarare default tecnico, con conseguenze catastrofiche per il suo paese. 

Con quali soldi pagherà la guerra in Ucraina? Come farà la Russia a riprendersi? Non tutto, però, è perduto per Putin. 

La variabile gas e petrolio: le sanzioni servono veramente?

Ormai le debolezze dell’Unione Europea sono state completamente scoperte da Vladimir Putin. La Russia sa che l’Europa è troppo dipendente dal suo gas e petrolio per mantenere il suo stile di vita ricco e privilegiato, a cui non rinuncerà così facilmente. 

Per questo le parole della presidentessa della Commissione Europea Ursula Von Der Leyen suonano false, come una specie di promessa che tutti sanno essere impossibile da mantenere. Von Der Leyen aveva detto questo: 

Le sanzioni ogni settimana si fanno strada più a fondo nell’economia russa: le esportazioni verso la Russia sono crollate del 70%. Settecento aerei russi hanno perso la licenza per mancanza di pezzi di ricambio e aggiornamenti software.

Centinaia di grandi aziende e migliaia di esperti stanno voltando le spalle al Paese”, ha detto von der Leyen, riferendo che “secondo le attuali previsioni, il prodotto interno lordo in Russia crollerà dell’11%“.

Tutto molto vero, ma la Von Der Leyen non ha menzionato il fatto che per raggiungere le attuali sanzioni ci è voluto fin troppo tempo per convincere alcuni paesi come la Germania, la quale fa ricchi affari con Putin da decenni. 

Al momento, inoltre, la differenza tra import ed export per la Russia depone ancora a suo favore, ricevendo circa un miliardo di euro al giorno dall’UE per gas e petrolio. Certo, l’Unione Europea è riuscita (con immensa fatica) ad interrompere l’import di carbone russo, ma oltre ad essere una misura estremamente infima rispetto allo stop di gas e petrolio entrerà in vigore ad agosto!

Insomma, suonano sempre più credibili le parole di Dmitrij Medvedev, l’ex presidente russo, quando dice che “Il default della Russia vuol dire il default per l’Europa”. Brutte notizie per tutti, ma per la Russia in particolare.

Default dell’Europa? Bruxelles cerca alternative

Per quanto la Russia possa minacciare l’Europa che entrambi sono a rischio di default, è la realtà dei fatti che l’UE ha molte più vie d’uscita di Mosca.

Innanzitutto, l’UE è ancora in tempo per perseguire seriamente una politica di transizione ecologica, abbandonando le emissioni fossili e passando all’energia rinnovabile e nucleare (che è considerabile energia rinnovabile, a seconda di quale fazione appoggiate). 

Sul breve termine, comunque, l’Europa sicuramente importerà sempre più idrocarburi da altri paesi, specialmente dal Medio Oriente e dal Nord Africa. E’ notizia di questi giorni, infatti, che l’Italia ha stretto accordi con l’Algeria per maggiori importazioni di gas. 

Come scriveva la collega Sharon Zaffino in questo articolo, infatti: 

Il presidente algerino Abdelmadjid Tebboune e Draghi, infatti, firmeranno un accordo da 9 miliardi di metri cubi di gas che dall’Algeria arriveranno in Italia. A questo numero, poi, andranno a sommarsi altri 9-11 metri cubi in più di gas proveniente dalla Libia. 

Tale accordo porterà il gasdotto Transmed – il gasdotto che attraversa tutto il Mar Mediterraneo – al pieno delle sue capacità, con un totale di 30 metri cubi di gas che arriveranno dritti sulle coste di Mazara del Vallo, in Sicilia.  

Insomma, Putin potrà anche illudersi che la caduta della Russia porterà con sé anche il resto d’Europa, e di certo ha buoni motivi per pensarlo. Al contempo, però, dovrebbe stare molto più attento della sua stessa posizione.