Il Ddl concorrenza non è ancora passato e trova un “No” secco da parte di regioni, associazioni di categoria e commercianti, sul tema della liberalizzazione dei saldi. Sebbene il testo sia parzialmente pronto, la sua entrata in vigore dovrà ancora aspettare finché non ci sarà l’accordo per i saldi e per la rete 5G. Scopriamo perché i commercianti stanno bloccando i lavori sulla liberalizzazione dei saldi e quali sarebbero gli effetti sulle piccole e medie imprese.
Saldi liberi, ecco perché i commercianti dicono “No”: la posizione delle associazioni di categoria
Il “No” secco da parte delle associazioni di categoria e dei commercianti è arrivato perché con la liberalizzazione dei saldi si andrebbero a penalizzare le piccole e le medie imprese che non riuscirebbero a trovare le risorse necessarie per poter vendere a prezzi stracciati i beni da loro offerti.
I saldi liberi andrebbero a giovare solo alle già ricche multinazionali, alle grandi imprese e agli shop online, che di certo non avrebbero problemi a fare investimenti nella promozione dei loro beni. L’associazione di categoria Confesercenti ha sottolineato anche che i saldi di fine stagione rappresentano un’enorme fetta di guadagno che garantisce alle tasche delle piccole e medie imprese italiane un’entrata di circa 8 miliardi di euro all’anno.
A Confesercenti si sono unite anche Confcommercio e Federmoda. La prima associazione di categoria citata, come si legge su Il Sole 24 Ore, ha dichiarato che:
“È necessario confrontarsi con le associazioni d’impresa e con le Regioni per valorizzare le diverse tipologie di vendite straordinarie, tenendo conto del loro collegamento con fasi specifiche del ciclo commerciale e della vita d’impresa e dell’obiettivo di offrire ai consumatori condizioni di acquisto favorevoli, reali ed effettive”.
Giulio Felloni, presidente di Federmoda, ha invece dichiarato:
“Liberalizzare le promozioni e sottrarre alle regioni la potestà legislativa su date di avvio e durata delle vendite di liquidazione e saldi sono argomenti sicuramente da approfondire a tutela dei negozi, degli addetti alle vendite e dei consumatori“.
La posizione delle regioni
Le regioni sono contro la liberalizzazione dei saldi e oltre a voler tutelare le piccole e medie imprese, hanno anche altre ragioni per bloccare questa norma che aveva in mente il governo.
I governatori regionali hanno un ruolo fondamentale: possono scegliere il periodo iniziale e finale dei cosiddetti saldi di fine stagione. Rendere i saldi liberi significherebbe togliere un potere legittimo alle regioni.
I presidenti delle regioni italiane hanno già esposto i loro dubbi (che dovranno essere presi in considerazione durante il Consiglio dei Ministri in cui si discuterà del Ddl Concorrenza) riguardo la liberalizzazione dei saldi ad Adolfo Urso, ministro delle Imprese e del Made in Italy.