Salvini vede Meloni. Conte vira a sinistra. Renzi in attesa

Matteo Salvini pronto a vedere Giorgia Meloni insieme a Silvio Berlusconi. Giuseppe Conte vira a sinistra. Mentre Matteo Renzi attende. Ecco l'analisi del quadro politico attuale. Scopri tutte le ultime notizie nell'articolo.

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Matteo Salvini pronto a vedere Giorgia Meloni insieme a Silvio Berlusconi. Giuseppe Conte vira a sinistra. Matteo Renzi attende

Se in questo momento i sondaggi politici sorridono a Giorgia Meloni e a Fratelli d'Italia e al Partito Democratico di Enrico Letta, per Lega, Movimento 5 Stelle e Italia Viva non sono tempi facili. Resta stabile invece intorno al suo 8-10% Forza Italia. Analizziamo tutte le situazioni in gioco a poche settimane dalle elezioni amministrative di giugno e a circa un anno dalle elezioni Politiche del 2023.

Matteo Salvini: il crollo continuo della Lega nei sondaggi

E' indubbio che Matteo Salvini in questa fase non si trovi in una posizione facile. Ha scelto, non senza qualche mal di pancia interno, di entrare al Governo sostenendo l'esecutivo di “quasi” unità nazionale di Mario Draghi. Quel “quasi” però è stato l'accentuarsi dei suoi problemi.

Il fatto che Giorgia Meloni e Fratelli d'Italia abbiano deciso di non entrare nel Governo Draghi ha fatto in modo che il consenso di coloro che non sono contenti per le scelte dell'esecutivo andasse verso la leader di Fratelli d'Italia. E in particolare si assiste ad un travaso continuo di consenso in uscita dalla Lega. Che paga a caro prezzo questa scelta definita da molti esponenti del Carroccio di responsabilità di entrare al Governo. 

Matteo Salvini quindi in queste settimane si trova a dovere fare i conti con un Fratelli d'Italia che continua a crescere ed è dato dai sondaggi oltre il 21% mentre la Lega rimane molto distante. E molto distante da quell'oltre 34% conquistato alle Europee del 2019. 

Matteo Salvini e la Lega: che cosa fare adesso per invertire la tendenza?

Per Matteo Salvini si avvicina il tempo delle scelte. Deve decidere se il cammino che vuole intraprendere è quello del centrodestra classico di una alleanza tra Lega, Fratelli d'Italia e Forza Italia con a questo punto altissime probabilità di avere Giorgia Meloni come presidente del consiglio, in quanto leader della prima forza del centrodestra in caso di successo elettorale o altro.

Altro sarebbe l'ipotesi che la Lega dovesse decidere di dare vita ad una aggregazione con Forza Italia, sotto quali forme poi si valuterà (federazione? Partito unico?) con l'obiettivo di andare a creare una unica lista elettorale con il partito di Silvio Berlusconi al fine di cercare di sbarrare la strada in primo luogo all'ascesa di Giorgia Meloni a Palazzo Chigi e in secondo luogo tenersi eventualmente le mani libere per poi dare vita a un nuovo Governo di unità nazionale o quasi nel caso non ci siano maggioranze chiare in Parlamento.

Naturalmente per questo passaggio occorre il benestare di Forza Italia ma gli ottimi rapporti tra Berlusconi e Salvini di questi tempi e il fatto che in questa maniera Berlusconi potrebbe recuperare grande centralità politica potrebbero aiutare il progetto.

Giorgia Meloni: i sondaggi premiano la leader di Fratelli d'Italia che chiede chiarezza

La posizione di Giorgia Meloni di opposizione al Governo Draghi è chiara.

Le posizioni critiche anche su aspetti legati alla campagna vaccinale oppure al green pass sono note e le hanno portato consenso. Chiara collocazione a destra in attesa di capire se gli storici alleati di centrodestra Forza Italia e Lega hanno ancora voglia di compiere il percorso assieme a lei.

Giorgia Meloni attende con la consapevolezza che non tutto dipende da Fratelli d'Italia. Se Forza Italia e Lega optano per un altro percorso non resta che la corsa solitaria e una probabile opposizione ad un Governo di (altre) larghe intese che arriverà.

In questi giorni dovrebbe essere messo intanto in programma un nuovo vertice che manca da tempo tra Giorgia Meloni, Silvio Berlusconi e Matteo Salvini per parlare di elezioni amministrative ma evidentemente occorrerà anche ragionare sul centrodestra che verrà in occasione delle politiche. 

Giuseppe Conte e un Movimento 5 Stelle in forte calo di consensi

Un altro partito che sta vivendo una fase di crisi di consensi è il Movimento 5 Stelle. Sono lontani i tempi del 2018 quando il Movimento era diventato il primo partito nazionale con quasi il 33% alle elezioni politiche.

Un Movimento 5 Stelle che paga una legislatura turbolenta, un avvio con il Governo con la Lega, una prosecuzione con il Governo sostanzialmente con il Partito Democratico fino all'appoggio al Governo di quasi unità nazionale con Draghi.

Un Movimento che ha rieletto alla guida Giuseppe Conte qualche settimana fa e che sembra avere effettuato una “decisa virata a sinistra”. Ormai il campo del Movimento 5 Stelle sembra essere quello, molto lontani sembrano oggi i tempi del “non ci alleiamo con nessuno”.

Giuseppe Conte e la scelta di campo verso il centrosinistra

Sembra sempre più evidente che il campo nel quale correrà alle prossime elezioni politiche il Movimento 5 Stelle sarà quello del centrosinistra.

Movimento che ad esempio si sta caratterizzando per battaglie politiche legate alla riduzione e non all'aumento delle spese militari del nostro paese e per una posizione contraria rispetto all'invio delle armi all'Ucraina.

Se il campo del centrosinistra sembra essere la scelta netta del Movimento 5 Stelle lo si può dedurre anche dalle scelte di campo in occasione delle amministrative con il duo PD-M5S che si presenta insieme in tante realtà italiane.

Da valutare ovviamente gli effetti sui consensi pentastellati che avrà questa scelta. Probabilmente per certi aspetti Conte ha anche messo in animo di conquistare con certe sue prese di posizione un interesse anche da parte di un elettorato di sinistra che diserta le urne. 

Di sicuro Conte e il Movimento 5 Stelle non disdegnerebbero nemmeno una riforma della Legge Elettorale in senso proporzionale in vista delle politiche.

Per il passato del Movimento con la legge attuale che impone le coalizioni non potrebbe essere facilissimo presentarsi nei collegi elettorali in alleanza stretta con il Partito Democratico.

Sarebbe più facile ad esempio pesarsi e andare poi alle trattative dopo il voto con la propria identità e il proprio bagaglio di voti. Anche se non sarà facile in questo anno che manca trovare l'intesa e approvare una nuova legge elettorale che vada a sostuire il Rosatellum. 

Enrico Letta e la centralità del Partito Democratico

Enrico Letta è leader molto più silenzioso di altri. 

La collocazione del partito è chiara per la creazione di un centrosinistra piàù largo possibile. Con anche la consapevolezza che se non dovesse esserci nessuna maggioranza netta non è da escludere nemmeno un nuovo Governo stile quello attuale di Draghi.

E in quel caso il Partito Democratico non si tirerebbe di certo indietro.

La sensazione è anche quella che dall'autunno sarà avviata anche una sorta di riunificazione - da vedere sotto quali forme - con la scissione di Articolo Uno - che ha rieletto segretario nei giorni scorsi Roberto Speranza - ovvero quegli esponenti Dem usciti dal partito durante la segreteria di Matteo Renzi.

Italia Viva, Matteo Renzi e la situazione di attesa in vista delle elezioni

Matteo Renzi oggi ha numeri non elevati, il suo partito Italia Viva, non riesce a emergere e a schiodarsi dal 2/3% dei sondaggi. Quale sarà la collocazione dell'ex premier alle politiche? Come noto le posizioni di Matteo Renzi e Enrico Letta si sono molto riavvicinate dopo le note vicende turbolente del passaggio di consegne al Governo. 

Italia Viva è in attesa, di certo non entrerà in una coalizione elettorale in cui c'è anche il Movimento 5 Stelle. Italia Viva è stata la principale artefice infatti del passaggio al Governo da Conte e Draghi.

Su Enrico Letta, Renzi ha dichiarato in una recente intervista al Messaggero che

“deve capire cosa vuole fare da grande. Se inseguire ancora il populismo grillino oppure se vuole dare forma ad un polo riformista. Letta sta facendo un percorso molto serio, che io apprezzo. Non bisogna mettergli fretta”. 

Tradotto verrebbe da dire che per Renzi col Pd ci si può anche alleare ma con certi compagni di viaggio attuali del Pd, no.