Tamponi rapidi sotto accusa: non sono affidabili!

I tamponi rapidi non sono affidabili al 100% e compromettono il tracciamento dei positivi al Covid. Ad affermarlo, medici e farmacisti!

Secondo i medici e i farmacisti i tamponi rapidi non sono affidabili al 100% e ciò compromette il tracciamento dei positivi. I tamponi rapidi, di fatto, possono essere acquistati in farmacia ed essere effettuati comodamente a casa, ma non tutti i risultati sono attendibili, specialmente quelli negativi.

In un mio precedente articolo, visualizzabile al seguente link, abbiamo esaminato il parere del dottor Crisanti in merito alla somministrazione della quarta dose di vaccino, e proprio nell’intervista il dottore in merito al tracciamento dei positivi ha detto che

Stiamo entrando in una nuova fase, il tracciamento non ha più senso, son soldi buttati.

E questo non lo pensa solo il dottor Crisanti, ma anche la maggior parte degli italiani. Il tracciamento non ha più senso perché tantissimi asintomatici sono in circolazione, non sapendo di essere positivi, ed altri asintomatici che, pur sapendolo, continuano ad andare in giro.

Inoltre, un altro dato da considerare riguarda l’alto numero di positivi che effettuano in maniera errata il tampone rapido, con risultato falso negativo, che continuano ad andare in giro perché convinti di essere negativi. È proprio questo il punto sulla quale medici e farmacisti si soffermano.

Oltretutto, i tamponi rapidi inducono il soggetto a non indagare ulteriormente la propria condizione. Come scrive anche Skytg24, questo è

Un problema dovuto anche al fatto che in molti non eseguono il tampone correttamente e poi non si accertano del risultato con un ulteriore test eseguito da un professionista

Ad ogni modo, nelle ultime 24 ore in Piemonte sono stati registrati 7.933 persone positive, il dato più alto dall’inizio della pandemia, ed il tasso di tamponi effettuati è pari al 11,1% su 71.513 tamponi.

I soggetti asintomatici sono 5.522, i pazienti in terapia intensiva sono 92 e 1.118 pazienti sono ricoverati nei reparti ordinari (ma non è chiaro se la positività è stata rilevata successivamente al ricovero o se sono stati ricoverati per Covid).

Il dato sui decessi è leggermente in aumento (+13 nuovi decessi rispetto al giorno prima) e i guariti sono 2.175. A causa dell’alta contagiosità di Omicron, attualmente il vero problema è dover affrontare le lunghe file per effettuare un tampone antigienico in farmacia, oppure presso una usl.

Tamponi rapidi inaffidabili: compromettono il tracciamento dei positivi al Covid!

Per questo motivo molti preferiscono evitare le lunghe code e acquistare il tampone rapido, anche se questo significherebbe rischiare di ricevere un risultato dubbio. In molte occasioni tantissimi soggetti anche dopo aver effettuato il tampone rapido a casa, risultando positivi, preferiscono non dichiarare la positività obbligandosi ad effettuare l’auto-quarantena.

Come è possibile avere un numero preciso di contagiati? La tracciabilità, arrivati a questo punto della pandemia, ha ancora senso? 

Ma c’è di più. Secondo il professor Bassetti, in un’intervista a Mattino Cinque, ha detto che molti soggetti non vanno a fare un tampone se presentano un semplice raffreddore.

Ma il fatto è che i sintomi di Omicron, molto spesso, vengono confusi con quelli di un normale raffreddore, quindi, il numero di positivi potrebbe essere addirittura maggiore rispetto a quello che le autorità rilevano.

Di questo è anche convinto Alberto Chiriatti, vicesegretario regionale della Fimmg del Lazio:

a fronte di una sintomatologia riconducibile al Covid, febbre o raffreddore, o anche senza soffrire di nulla e dunque a mero scopo di controllo, i soggetti hanno svolto il tampone a casa da soli risultando negativi quando invece erano positivi

Tamponi rapidi: a cosa servono?

Dopo aver analizzato la situazione, allora, la domanda che ci poniamo è la seguente: qual era inizialmente lo scopo del tampone rapido? 

Per rispondere a questa domanda dobbiamo prima fare un passo indietro, alla prima ondata, quando i casi erano tutti verificati, poiché ogni soggetto risultante positivo presentava dei sintomi rilevanti, quindi, la cosa più sicura da fare era dichiarare la propria positività al fine di ricevere tutte le cure del caso.

Il tampone rapido, inoltre, è stato pensato allo scopo di alleggerire la mole di test che arrivavano nei laboratori di analisi. Ma, purtroppo, oggi, così come allora, i risultati non sono sempre attendibili e non perché il tampone non funzioni, ma semplicemente perché i soggetti non sempre lo fanno nella maniera corretta.

Come scrive anche il Messaggero, infatti, “in due casi su tre l’esito è sbagliato, specialmente se il risultato è negativo. Con il risultato che ci sono alcune persone positive al Covid, magari asintomatiche, di cui non si sa nulla, e che non si mettono in isolamento”.

Sempre secondo il Messaggero – spiega Alfredo Procaccini, il vicepresidente di Federfarma – “Il tampone fai-da-te lo abbiamo sempre sconsigliato perché pur essendo valido come strumento, il cittadino non riesce a eseguirlo nel 90% dei casi come invece fa un infermiere, un sanitario, un medico, un farmacista e poi per quanto sia bravo ad eseguire il test, salta il tracciamento”

E continua dicendo che:

Se proprio si vuole fare è necessario seguire scrupolosamente le indicazioni

Ma il problema è proprio questo: non tutti sanno eseguire correttamente le istruzioni e molti tamponi rapidi vengono effettuati in ambienti contaminati. Basta uno starnuto di una terza persona per contaminare il risultato del tampone.

Inoltre, spiega Alberto Chiriatti, la maggior parte delle persone false negative continuano a circolare e questo crea un problema: il mancato isolamento della persona positiva. Le attuali disposizioni del governo impongono di far fare le quarantene solamente alle persone positive. Ma se molte di loro sfuggono alla conta, il tracciamento perde di significato.

Ma secondo Chiriatti, un soggetto non deve soffermarsi al primo tampone rapido, ma

Se un cittadino che si fa da solo il test a casa risulta positivo deve comunque eseguire un nuovo tampone o dal medico o in farmacia o nei laboratori di analisi o ancora nei drive-in perché deve essere inserito nel sistema del conteggio e del tracciamento dal momento che il tampone ‘fai-da-te’ ha semplicemente una validità diagnostica

Ma sappiamo benissimo che proporre una cosa del genere in questa fase della pandemia è priva di senso. Molti cittadini hanno potuto rendersi conto dei sintomi di Omicron, dopo essere stati contagiati, e non hanno paura, perché protetti dai vaccini.

Se poi, come dice anche Crisanti, oltre ai vaccini il soggetto ha anche sviluppato l’immunità dopo aver contratto il Covid è chiaro che sarà ancora meno propenso, se i sintomi sono lievi, ad effettuare anche il tampone rapido fai-da-te.

Inoltre, uno studio pubblicato su Eurosurveillance nel novembre del 2021 dice che solamente il 79% dei tamponi da un risultato attendibile perché i soggetti presentano un’alta carica virale quando effettuano il test. Ma non appena la carica virale si abbassa, il test rapido non riesce più ad individuare il virus, quindi, 4 asintomatici positivi su 10 possono risultare negativi al tampone rapido.

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