Guerra Ucraina: pace possibile grazie alla Turchia?

La Turchia si è proposta come mediatrice fra Russia ed Ucraina. I colloqui sembrano andare bene ma sia Putin che Zelensky sono fermi su un punto: il Donbass.

La guerra tra Russia ed Ucraina continua, e diventa sempre più cruenta ogni singolo giorno. 

E’ passato quasi un mese da quanto le truppe dell’esercito russo sono sconfinate in Ucraina, dando inizio alla prima guerra su suolo europeo da trent’anni, nonché la prima in assoluto che coinvolge una potenza nucleare (la Seconda Guerra Mondiale era già finita in Europa quando è stata fatta detonare la prima bomba atomica).  

Al momento, sembrerebbe che la guerra in Ucraina sia la più rilevante delle ultime decadi, destinata veramente a cambiare gli scenari e gli equilibri mondiali. Con molta probabilità, però, la Russia non emergerà come potenza vincitrice in nessun caso

Come descritto dall’ultimo editoriale di Limes, infatti:

Si sostiene che il dilemma di Putin sia parallelo a quello al tramonto della Russia zarista, che già si era scontrata con il nazionalismo ucraino: come salvare un impero sovranazionale dalle forze centrifughe delle nazionalità che lo compongono.

Da conflitto interno ad una entità sovranazionale slava esso si trasforma oggi in un terremoto geopolitico che sconvolge le regole su scala europea ma anche globale, poiché la Russia resta potenza globale e atomica.

E la guerra è diventata globale eccome, addirittura sin dalle prime battute. I giorni successivi all’invasione, l’occidente si è mostrato unito nel sanzionare la Russia di Vladimir Putin sebbene si sia voluto evitare (fortunatamente) uno scontro diretto. 

Alle sanzioni si sono poi uniti gli Stati Uniti d’America allargando il conflitto su più continenti. Sempre l’occidente, inoltre, ha iniziato a rifornire l’Ucraina di supporto economico e militare isolando sempre di più la Russia. 

Queste sanzioni hanno certamente creato tantissimi problemi per Putin, soprattutto ora che la guerra sembra essere giunta allo stallo e non è stata la presa veloce del paese che i generali russi si aspettavano. 

Con la Russia sempre più con le spalle al muro (ad eccezione di qualche ingerenza sempre più importante della Cina), sono anche iniziati i negoziati fra Ucraina e Russia nonostante le bombe continuino a cadere sulle città ed i civili continuino ad essere uccisi. 

Molti leader mondiali si sono proposti di fare da mediatore fra Russia ed Ucraina. Israele, per esempio, viste le origini ebree di Volodymyr Zelensky (presidente ucraino) e la volontà di denazificazione dell’Ucraina da parte di Putin (una delle ragioni per lo scoppio della guerra). 

Alla fine, la Turchia ha iniziato a fare da mediatrice fra Putin e Zelensky, e secondo molti i colloqui stanno procedendo spediti nonostante tutto. 

Cerchiamo dunque di capire insieme come si è arrivati al tavolo dei negoziati e cosa si sta discutendo in questo momento, cercando di vedere se siamo vicini alla pace o meno

La guerra di Putin: delirio e fantasia

Il 24 febbraio scorso è iniziata l’invasione dell’Ucraina da parte della Russia. 

Le ragioni sono tante e variegate, ma uno dei motivi principali è che Putin si sentiva spogliato della sua sfera di influenza da quando l’Ucraina ha “cambiato sponda” passando dalla parte dell’occidente. 

Per Putin questo passaggio era ed è inaccettabile poiché per lui ucraini e russi sono lo stesso popolo. In effetti, condividono gran parte della storia, cultura e lingua insieme, ma non cambia che gli ucraini sono stanchi di essere governati dai russi, cosa avvenuta per secoli e finalmente interrotta nel 1991. 

Vladimir Putin, così come tanti altri generali dell’esercito russo, era convinto che l’Ucraina sarebbe capitolata velocemente, con poca resistenza e con la realizzazione del popolo ucraino che il loro destino è quello di rimanere sotto l’ala di “protezione” russa

Nell’immaginario di Putin, l’esercito ucraino avrebbe deposto le armi e il presidente Volodymyr Zelensky sarebbe fuggito dal paese

La guerra di Zelensky: un necessario cambio di strategia

Come tutti sappiamo, le cose sono andate diversamente e Zelensky è rimasto a Kiev (capitale dell’Ucraina) per combattere. Non solo, ma anche il resto del popolo ucraino ha mostrato un’incredibile resistenza all’invasione tanto da non far conquistare nessun grande centro nonostante i ripetuti attacchi. 

Ad oggi, 21 marzo, nessuna grande città è caduta in mano ai russi tranne Kherson, nel sud del paese. 

Putin ed i suoi generali, quindi, sono stati costretti a cambiare strategia per poter anche solo sperare di vincere. I numeri del suo esercito non sono bastati, poiché le tattiche e le aspettative erano sbagliate

Da qualche settimana, quindi, i russi sono passati ad una lenta guerra di attrito cercando di demoralizzare il nemico e privarlo delle risorse necessarie per portare avanti la guerra. 

Punto chiave di questa strategia è stata la conquista da parte dei russi della centrale di Zaporizhzhia, la più grande centrale nucleare di Europa e fonte energetica vitale per l’Ucraina. Allo stesso tempo, è stata rimessa in funzione la centrale di Chernobyl da parte dei russi. 

La conquista delle centrali nucleari è il primo passo per privare agli ucraini del sostentamento energetico necessario per continuare la resistenza contro i russi. 

Il secondo passo è l’inizio degli assedi, sia della capitale Kiev (che comunque non sembra essere completamente circondata) sia del porto di Mariupol nel sud del paese. 

Ed è proprio a Mariupol che al momento stanno avvenendo i combattimenti più duri e sembra essere un punto chiave fondamentale per i negoziati tra Ucraina e Russia. Vediamolo insieme. 

L’assedio di Mariupol: bombardamenti sui civili

Mariupol è uno dei porti più grandi dell’Ucraina e, prima della guerra, era la casa di 400.000 ucraini. 

La sfortuna di Mariupol è stata quella di trovarsi nella regione del Donbass, ovvero quella parte di Ucraina separatista che, fino allo scorso febbraio, era già in guerra contro la Russia (un cosiddetto conflitto a bassa intensità). 

La sua vicinanza con la Crimea, anch’essa già occupata dai russi, l’ha resa un boccone appetibile per l’esercito di Putin, che ha completamente circondato la città e l’ha messa sotto assedio. 

Da quanto sappiamo, i russi avevano proposto una tregua per far evacuare i civili dalla città, in cambio però di una resa incondizionata dei militari al suo interno. Mikhail Mizintsev, capo del Centro di controllo della difesa nazionale russo, aveva detto che:

La Russia apre corridoi umanitari da Mariupol verso est e in coordinamento con la parte ucraina verso ovest alle 10 di domani il via al cessate il fuoco da parte di entrambe le parti è segnato dall’alzarsi di bandiere: rosso da parte russa e bianco da parte ucraina.

Mosca aspetta da Kiev una risposta alle misure proposte sull’evacuazione dei civili da Mariupol entro le 3.00 (ora italiana) di lunedì.

A sorpresa, però, il governo di Kiev si è rifiutato di cedere la città, impedendo dunque anche la creazione di corridoi umanitari da parte dei russi. 

A onor del vero, pare che i russi bombardassero comunque i percorsi designati per i corridoi umanitari, rendendoli di fatto inagibili e, secondo il presidente Zelenski, commettendo dei crimini di guerra vietati da più trattati internazionali. 

Mariupol si è trasformata in un inferno dove al momento si stanno commettendo crimini indicibili contro la popolazione civile, almeno secondo moltissime fonti occidentali. La reazione indignata dell’occidente non ha mancato a farsi sentire

Joseph Borrell, Alto rappresentante dell’Ue per la Politica estera e di sicurezza comune, ha dichiarato che:

La Russia si sta macchiando di molti crimini di guerra: ciò che sta accadendo a Mariupol è un enorme crimine di guerra: distruggono ogni cosa, bombardano ed uccidono tutti in modo indiscriminato, è qualcosa di orrendo. Dobbiamo condannarlo nei termini più forti.

Persino Joe Biden, il Presidente degli Stati Uniti, ha definito Putin un criminale di guerra

L’assedio di Mariupol, insomma, potrebbe essere il punto di svolta per la pace o la continuazione del conflitto. Vediamo, dunque, che ruolo ha preso la Turchia nei negoziati e come si stanno svolgendo. 

Turchia mediatrice dei negoziati: i punti di discussione

Il ministro degli Esteri turco Mevlut Cavusoglu ha voluto assicurare che i negoziati tra Russia ed Ucraina sarebbero a buon punto almeno sulla maggioranza delle domande sollevate da Mosca. Il ministro di Ankara, infatti, ha detto che:

Certo, non è facile arrivare a un’intesa mentre la guerra è in corso, i civili vengono uccisi, ma vorremmo dire che lo slancio negoziale sta progredendo. Vediamo che le parti sono vicine a un accordo. Ankara è in contatto con i team dei negoziatori dei due paesi. [Il ministro non vuole concedere ulteriori dettagli perché la Turchia sta] svolgendo il ruolo di mediatore e facilitatore.

Secondo la Turchia, comunque, le domande della Russia sarebbero

  • La neutralità dell’Ucraina intesa come non partecipazione a nessuna organizzazione internazionale. Ovviamente, Putin ha intenzione di tenere lontano il governo di Kiev dalla NATO e dall’Unione Europea;
  • La denazificazione dell’Ucraina. Questa richiesta di Mosca non è molto chiara. Probabilmente, si tratterebbe della richiesta di rendere illegali i partiti estremisti dell’Ucraina oltre che cambiare i nomi di strade intitolate a generali nazisti che avevano compiuto vittorie contro l’esercito russo;
  • Il riconoscimento dell’annessione russa della Crimea e l’indipendenza del Donbass con le sue due repubbliche fedeli a Mosca. Qui, i colloqui si sono arenati poiché Zelensky ha affermato di voler tenere salda l’unità territoriale dell’Ucraina

Proprio per la fermezza di entrambe le parti sull’ultimo punto, sembra che i colloqui non proseguiranno finché non sarà risolta l’incognita di Mariupol

L’Ucraina non farà certamente grandi passi avanti finché i suoi civili sono bombardati, ma allo stesso tempo Putin potrebbe voler conquistare la città come premio o come prova della potenza del suo esercito. 

D’altronde, come abbiamo detto nel precedente paragrafo, Mariupol è nel Donbass, ovvero proprio la regione che Putin vorrebbe indipendente. 

La conquista della città, dunque, potrebbe essere la chiave per forzare l’Ucraina ad accettare tutte le condizioni

A soffrire, fino ad allora, saranno gli ucraini intrappolati nella città di Mariupol. 

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