Yacht di Putin pronto a salpare, sequestrato dal governo!

Lo yacht di Putin, ferma al porto di Marina di Carrara, è stato sequestrato dal governo: il ministro Daniele Franco firma il decreto di "congelamento"! Ultime

Scheherazade, lo yacht di Putin, dopo aver sostato per mesi nel porto di Marina di Carrara, in Toscana, per alcune riparazioni era pronto per salpare, ma venerdì il colpo di scena: il governo firma il decreto di “congelamento” dell’imbarcazione.

Le indagini finora condotte per riuscire a scoprire il proprietario del mezzo da diporto super lussuoso da 700 miliardi di euro hanno dato conferma del fatto che è realmente il capo dello Stato russo il reale proprietario.

Si tratta di uno yacht da 140 metri e martedì era stato messo nuovamente in acqua, dopo aver completato i lavori di manutenzione, ed era pronta a salpare. Per quale motivo? L’unico modo per eludere le sanzioni era quello di salpare e raggiungere il mare internazionale. 

Per fortuna, però, la nave non riuscì a partire immediatamente poichè, secondo un ex membro dell’equipaggio, lo yacht doveva anche superare delle prove in mare per verificare che le riparazioni erano andate a buon fine. Si tratta di una procedura di routine, riservata a tutte le imbarcazioni che rivecevono delle riparazioni.

A scoprire chi fosse in realtà il reale proprietario dell’imbarcazione sono stati i funzionari statunitensi. Fino ad ora vi erano stati solamente dei sospetti che l’imbarcazione fosse di proprietà di qualche oligarca russo, ma adesso tutte le prove delle indagini portano a Vladimir Putin, lo zar russo in persona.

Prima che l’imbarcazione salpasse a prendesse il largo, eludendo così le sanzioni, il governo ha deciso di congelare e di “sequestrare” l’imbarcazione. Come scrive anche il quotidiano Il Mattino, lo yacht Scheherazade fu capace di evitare per qualche ragione il destino riservato, invece, ad altri yacht di altri oligarchi russi.

Quest’ultimi, infatti, non sono riusciti a sfuggire alla furia dell’Unione Europea, la quale proprio ieri ha inviato ancora un nuovo pacchetto di sanzioni dove per poco non si aggiungeva anche l’embargo al gas russo. 

Fino a marzo, ha confermato il capitano della nave, Guy Bennett-Pearce, l’imbarcazione non era presente nell’elenco dei beni confiscati dall’Unione Europea, nel pacchetto di sanzioni.

Lo yacht di Putin e il prestanome

Ad insospettire i funzionari fu la vicinanza di Eduard Khudainatov, proprietario del superyacht e magnate del petrolio, con la persona Igor Sechin, alleato di Putin e presidente della compagnia petrolifera statale russa Rosneft (proprietario di un altro superyacht sequestrato a marzo).

Il magnate del petrolio, Eduard Khudainatov, in realtà potrebbe essere proprietario della Scheherazade solamente di facciata. Secondo il quotidiano Il Mattino, inoltre,

Il suo nome è emerso anche nel caso di un altro superyacht, riportato in precedenza dall’Associated Press: l’Amadea, che condivide con lo Scheherazade un designer di esterni, un designer di interni e un costruttore.

Successivamente, la corte delle Fiji ha permesso agli Stati Uniti di sequestrare l’Amadea, uno yacht da 325 milioni di dollari. Il sequestro ha permesso le autorità ad indagare un po’ più a fondo ed è stato scoperto che il proprietario dell’Amadea era un miliardario russo, Suleiman A. Kerimov, sanzionato dagli Stati Uniti nel 2018.

Un ricamo di intrecci che insospettiscono ancora di più le autorità americane. Purtroppo, però, ai funzionari non è possibile verificare direttamente la reale proprietà dell’imbarcazione, anche perché l’equipaggio ha firmato un accordo di riservatezza che certamente non può violare.

Ad ogni modo, quel che è certo è che lo yacht ha dei legami con Putin, come ha anche scritto il Times. Il quotidiano ha, inoltre, scritto che “una squadra di giornalisti che lavoravano con il leader dell’opposizione russa incarcerato, Alexei Navalny, hanno ottenuto un elenco dei membri dell’equipaggio e hanno scoperto che molti di questi erano dipendenti dell’agenzia russa.

Come gli oligarchi russi eludono le sanzioni? Trasferendo il denaro nei paradisi fiscali! Invase Dubai e Abu Dhabi!

Come abbiamo detto, dunque, lo yacht potrebbe essere rincondotto a Putin, in base ad alcuni legami con i suoi oligarchi, proprietari di facciata dell’imbarcazione da milioni di dollari.

Ricordiamo che si tratta di uno yacht da 140 metri e da 700 milioni di dollari, e che se non fosse stato per la guardia di Finanza e per il ministro Daniele Franco che ha firmato il decreto di congelamento, bloccando l’imbarcazione da una possibile fuga, lo yacht sarebbe potuto sfuggire alle sanzioni dell’Unione Europea.

Però questo non è l’unico caso nel quale gli oligarchi russi tendono di salvare i loro beni e il loro patrimonio da miliardi di dollari. Molti di questi soldi, infatti, proprio per evitare le sanzioni europee, vengono trasferiti ai confini del paese. Secondo il Messaggero, infatti, oltre confine si troverebbero all’incirca il 60% del patrimonio dei russi più ricchi.

Il loro denaro, inoltre, sembra essere sparso in tutto il mondo e nascosto in paradisi fiscali. Ad esempio, Dubai e Abu Dhabi sono state prese d’assalto dai ricchi in fuga. Qui, sono stati trasferiti e nascosti 76 proprietà, che sono state registrate nel paese a nome di alcuni alleati di Putin, tra cui:

  • Aleksandr Borodai, membro della DUMA;
  • Bekkhan Agaev, anche lui membro della DUMA e petroliere;
  • Aliaksey Aleksin, magnate del tabacco.

Questi dettagli sono stati resi noti dal Center for Advanced Defense Studies. Ma perché proprio gli Emirati Arabi? Gli Emirati Arabi vengono scelti per l’amicizia con la Russia, grazie anche all’impegno militare profuso dalla Russia in quel territorio e per i rapporti petroliferi tra Cremlino e OPEC.

Ma oltre agli Emirati Arabi, molti beni vengono anche nascosti alle Maldive, questo per il semplice motivo che in queste isole non esiste alcuna estradizione con gli Stati Uniti. Proprio nelle isole dell’oceano Indiano sono presenti, secondo le autorità americane, almeno 9 yacht di proprietà di magnati russi.

Anche Kaliningrad, nel cuore dell’Europa, a nord della Polonia, viene utilizzata da Putin per riportare capitali russi nel paese. In particolare, proprio nelle isole Oktyabrsky e di Russkij è stato introdotto nel 2018 lo scudo fiscale, una manovra fortemente voluta da Putin.

Insomma, sanzionare gli oligarchi russi non è così semplice come molti pensano. Diversi sono i grattacapi legali e le matasse da risolvere. Per il momento si cerca solamente di intervenire in un conflitto che col tempo pare diventare sempre più duro, per l’una e per l’altra parte.

In un nostro recente articolo abbiamo anche scritto della proposta da parte dell’Unione Europea di sanzionare il patriarca della chiesa ortodossa russa. Tutto ciò accade alla vigilia dell’invio del pacchetto di sanzioni alla Russia dove si sperava di inserire anche l’embargo al gas russo.

Sfortunatamente, però, l’Ungheria ha deciso di bloccare la suddetta decisione. Il capo di stato ungherese e il portavoce del governo hanno espresso la loro contrarietà verso questa decisione.

L’Ungheria ha, quindi, votato no all’embargo e non sembra che in prossimo futuro il loro voto possa essere diverso. Altra voce proveniente direttamente dal parlamento europeo è la possibilità di inviare una sanzione anche alla fidanzata di Putin.

Ma inviare una sanzione ai membri della famiglia di Putin non è forse una mossa azzardata e personale?

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