Yacht: uno attribuito a Putin; 680 oligarchi sanzionati!

Nella sola Europa, sono stati sanzionati 680 oligarchi del cerchio magico di Putin. Ecco quali sono gli Yacht, dove si trovano e quanto valgono.

Gli oligarchi sono stati colpiti sin dagli albori dell’invasione della Russia all’Ucraina, poichè questi gruppi sono detentori di beni dal valore incommensurabile.

“Il filo conduttore è l’investimento di milioni e milioni di euro in acquisto di yacht, imbarcazioni lussuose che fanno bella mostra di sè ormeggiate nelle più blasonate località marittime europee.”

leggiamo sul ilmessaggero.it

Tra ville da togliere il fiato, incastonate come gioielli nelle più pregiate località del mondo, ai super-yacht ormeggiati in Costa Smeralda, le sanzioni hanno colpito duro.

La NATO infatti, sia entro i confini dell’Unione Europea sia negli USA non ha usato il guanto di velluto verso Putin e la sua corte dei miracoli composta da oligarchi e magnati, dediti alle attività più remunerative ed elitarie del pianeta.

Dopo l’approvazione dello SWIFT per impedire le transazioni internazionali, manovra che ha fatto inginocchiare diversi istituti di Credito riconducibili al Cremlino, argomento di cui parlo nel dettaglio qui in un mio articolo precedente, sono arrivati i sequestri.

O meglio il congelamento dei beni di lusso di proprietà di Putin e degli oligarchi, fatti che avevo già argomentato qui.

Definiamo con più precisione cosa si intende per sequestro: gli yacht, come già accennato, non vengono rimossi e trasferiti altrove: ciò che viene bloccata è la possibilità della loro fruizione e di ogni diritto relativo alla piena proprietà sull’oggetto: vendita, affitto, ipoteca.

“La normativa in tema di congelamento delle risorse economiche è descritta nella legge 109 di 22 giugno 2007: essa tratta di pratiche preventive e repressive nei confronti del terrorismo e di tutti i mezzi che potrebbero finanziarlo, a seguito di azioni minatorie verso la pace internazionale.”

così come leggiamo su today.it

La Russia, invadendo il territorio dell’Ucraina, ha inequivocabilmente portato avanti un’azione che ha messo a repentaglio gli equilibri e la pace tra stati, dunque la sua opera di belligeranza rientra perfettamente nel decreto sopra citato.

Non stupisce quindi l’attuazione delle misure di sicurezza per il boicottaggio, anche finanziario, di possibili atti terroristici.

In Italia questi provvedimenti e le loro modalità d’azione vengono determinate dal Comitato di sicurezza economico-finanziario sulla scorta delle indagini portate avanti dalla guardia di Finanzia.

Anche Francia e Germania non si sono risparmiate, scatenando quella che si potrebbe definire una vera e propria caccia al tesoro: si, ma a quello degli oligarchi.

Sono in tutto 680 i fedelissimi di Putin, tra oligarchi e funzionari russi finiti nella cesoia delle sanzioni della sola dell’Unione Europea, senza contare quelli penalizzati negli States. 

Oggi vedremo nel dettaglio alcune di queste lussuose imbarcazioni sequestrate e in quali porti ormeggiano impossibilitate a prendere il largo.

Inoltre entreremo nel vivo del mistero dello Yacht Scheherazade, attribuito a Putin:

in che modo l’autocrate starebbe allungando il brodo per complicare le indagini?

Yacht: quali sono i sequestri più clamorosi in Italia e in che località sono avvenuti?

Iniziamo da uno degli ultimi canestri messi a segno dalla guardia di Finanza in Italia, più precisamente nel porto di Trieste:

“Requisita l’imbarcazione Sy A, probabilmente appartenente ad Andrey Igorevich Melnichenko un magnate finito su Forbes in virtù delle suoi ricchi capitali stimati 19,8 miliardi di dollari. Il nome di Melnichenko era già stato scolpito nella blacklist UE.”

leggiamo su open.online

Prima di essere trasferito al porto di Trieste per motivi di manutenzione, Sy A era lo yacht più famoso e fotografato della Toscana: colpiva per il suo design avveniristico e soleva mostrarsi tra l’Isola d’Elba e il porto di Livorno, suscitando l’ammirazione di cittadini e turisti.

Un bel colpo, se ciò dovesse servire a depotenziare il sostegno agli armamenti russi o scoraggiare qualunque forma di supporto (compresi i tentativi di aggirare lo SWITF) da parte dell’oligarchia vicina a Putin.

C’è deterrenza e deterrenza: quella della Russia, stilata dopo la dolorosa sconfitta in seguito alla guerra fredda, è basata sulla gagliarda ostentazione di armi nucleare o atomiche per scoraggiare i nemici. 

Bene, a tale deterrenza l’Unione Europea risponde con il fatto di diffidare la corte di Putin dal dargli man forte sotto qualunque punto di vista.

Isolare l’autocrate sta funzionando, perchè attualmente lo vediamo vacillare. 

L’azione svolta su Trieste ha dei brillanti precedenti:

“I primi beni congelati in Italia sono stati i panfili ‘Lady M’ di Alexei Mordashov e il ‘Lena’ di Gennady Timchenko, di proprietà di due dei più facoltosi magnati russi.”

scrive quifinanza.it

E non stentiamo a crederci: il primo oligarca colpito deteneva la presidenza della holding metallurgica Severstal, che vanta un capitale personale ammontante a ventidue miliardi di dollari, e il secondo è il fondatore di Volga Group società di investimento privato, la cui ricchezza supera gli undici miliardi di dollari.

‘Lena’, di Gennady Timchenko, è stato congelato a Sanremo.

Yacht sequestrati in Europa: patrimoni ingenti confiscati agli oligarchi nel territorio UE

Iniziamo dallo yacht Dilbar, dell’ampiezza di 3.744 mq calpestabili, tesoro dell’oligarca uzbeko-russo Alisher Usmanov. 

Nonostante il fatto che l’interessato lo neghi con forza, si tratterebbe di uno dei più affezionati e facoltosi frequentatori della corte di Putin.

Il suo gioiello è stato sequestrato nel porto di Amburgo dalle autorità tedesche e varrebbe una cifra prossima ai seicento milioni di dollari.

Usmanov ha investito anche sulla nostra splendida Sardegna, dove è proprietario di una villa da favola ed altre diverse abitazioni di lusso in quel di Porto Cervo: in quest’ultima pregevole località turistica avrebbe fatto edificare un molo personale per l’attracco degli yacht di altri facoltosi avventori.

I sequestri di questi immobili di lusso hanno fatto arrabbiare i sardi: Usmanov infatti, oltre ad essere nominato cittadino onorario di un comune della Gallura, ha anche donato due ambulanze alla comunità, la quale che lo reputa un filantropo. 

In Francia è avvenuta la confisca dello yacht del magnate russo Igor Sechin, amministratore di Rosneft, società petrolifera moscovita di cui il Cremlino detiene le quote di maggioranza. 

L’esclusiva imbarcazione lunga ottantasei metri 86 metri porta il nome sognante di  “Amore Vero” ed era stata ormeggiata in Provenza lo scorso 3 gennaio, per essere sottoposta ad un opera di manutenzione.

Durante gli accertamenti, l’equipaggio dello yacht si stava affrettando a salpare con la massima rapidità e senza aver terminato le riparazioni messe in conto.

Il dilemma dello yacht Scheherazade : appartiene a Putin? Quali sono stati gli stratagemmi dell’autocrate per depistare le indagini?

L’accertamento sul titolare di questo yacht è complesso.

Ormeggiato a Marina di carrara, lo yacht Scheherazade è a tutt’ora riconducibile a un ignoto.

Formalmente la proprietà sarebbe riconducibile ad una società offshore, la Bielor Asset ltd., con sede legale alle isole Marshall, in Oceania.

Complessivamente esistono quattordici suoi duplicati identici, sparsi nelle zone più mirabili del globo.

Costruito nel 2020 e dotato di ogni comfort possibile, tra piscine, palestre e intrattenimenti vari, può contenere venti persone distribuite su nove cabine per un peso totale che supera le dieci tonnellate.

Inoltre, è munito di un sistema di sorveglianza a droni e i suoi costi di mantenimento si aggirano tra i cinquanta e i settanta milioni annui.

Un gioiello che oggettivamente davvero pochi potrebbero permettersi.

Conosciuto a Marina di Carrara come lo yacht di Putin, è stato oggetto delle indagini di Maria Pevchikh e Georgij Alburov, responsabili dell‘ente anticorruzione fondato dall’oppositore russo Alexei Navalny, del quale ho già parlato in questo mio precedente articolo.

Pevchikh e Alburov dichiarano che l’equipaggio sia composto da funzionari dei servizi di sicurezza del Cremlino. 

Lo yacht è stimato con un valore di settecento milioni di euro: se fosse accertato come di proprietà dell’autocrate, dovrebbe essere confiscato. 

Come farebbe Putin a confondere le acque?

Confondendo le nazionalità a bordo dello yacht.

La maggior parte dell’equipaggio dello Scheherazade si compone da cittadini russi che fanno la spola dalla Russia all’italia e poi viceversa.

Il capitano è inglese, ma il suo vice, Sergej Grishin, è russo membro dell’Fso (Federalnaya sluzhba okhrany), l’agenzia russa che si occupa della protezione delle principali personalità del governo di Mosca, soprattutto di Putin.

Precedentemente alcune testate avevano identificato come proprietario dello yacht tale Eduard Yurievich Khudainatov, presidente della società petrolifera di statale russa.

Ipotesi bocciata in quanto costui, oltre a non comparire nella black list UE, non sarebbe una personaggio di tale rilievo da richiedere un personale di bordo composto da membri degli apparati di massima sicurezza russi. 

Equipaggio che a quanto pare sembrerebbe cambiare periodicamente nazionalità, tra russi e inglesi.

Guy Bennett-Pearce, il comandante inglese, nega di aver mai visto Putin a bordo.

E dato il modo con cui lo zar mette fuori uso i suoi ammutinati, questo ci stupisce poco. 

Insomma, è così che Putin sta gettando la sabbia negli occhi della guardia di Finanza?

Probabilmente lo scopriremo, perchè le indagini proseguono.

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