L’Argentina questa settimana ha emesso un bond con scadenza a 100 anni.
Questa novità è la dimostrazione degli sviluppi positivi introdotti da Mauricio Macri dalla fine del 2015. Al centro del suo programma amministrativo c’è un insieme di politiche volte a riconquistare la fiducia degli investitori internazionali, che si era persa a causa di corruzione, inflazione fuori controllo e politiche protezionistiche.
Macri ha riesaminato i dati del Governo (noto per averli manipolati negli anni della presidenza Kirchner), ha messo fine ai controlli valutari e ha tagliato la spesa pubblica per ridurre il deficit.
L’Argentina è riuscita così a tornare sui mercati finanziari internazionali e a emettere nuove obbligazioni lo scorso anno. Questi bond hanno ottenuto delle buone performance, poiché gli investitori si sono resi conto del vento di cambiamento proveniente da Buenos Aires.
Il punto più alto di questo ritorno è stato raggiunto questa settimana, quando l’Argentina è riuscita a vendere 2,75 miliardi di dollari di titoli con scadenza nel 2117. Le obbligazioni sono state inizialmente emesse con una cedola iniziale dell’8,25%, ma la forte domanda ha portato ad abbassare il rendimento finale al 7,125%.
Tuttavia, mentre gli investitori internazionali si rasserenano, gli argentini sembrano meno affascinati dall’andamento dell’economia, tuttora stagnante: in quello che appare come un problema intrinseco della stessa democrazia, il tempo a disposizione del Presidente Macri potrebbe scadere prima che le sue politiche inizino a funzionare.
L’implementazione drastica di riforme di ampia portata, che – tra le altre cose – ha causato all’aumento delle bollette elettriche e alla rimozione delle sovvenzioni pubbliche – ha portato con sé insicurezza e smarrimento. l’indice di approvazione di Macri è diminuito in modo significativo e lo scorso aprile c’è stato uno scontro tra i manifestanti e la polizia nelle strade di Buenos Aires.