L’arte… o la possibilità di trovare un accordo

Le prospettive di crescita economica riflesse dai mercati obbligazionari globali continuano a peggiorare.

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Le prospettive di crescita economica riflesse dai mercati obbligazionari globali continuano a peggiorare, mentre cala ancora il rendimento dei titoli privi di rischio. In questo momento la principale fonte di pessimismo è la guerra commerciale tra Cina e Stati Uniti. Contrariamente alla tesi dell’amministrazione USA, l’aumento dei dazi non fa bene all’economia americana (né a quella globale). I mercati lo sanno e probabilmente stanno evitando un sell-off più marcato solo perché ci sono ancora possibilità di arrivare a un’intesa. In caso contrario, il mercato obbligazionario sconta un taglio dei tassi da parte della Fed.

Nel 2020 si terranno le elezioni presidenziali negli Stati Uniti, per cui saremmo portati a pensare che il Presidente Trump non voglia rovinare i suoi successi in campo economico. Tuttavia, il protezionismo comporta gravi rischi. Il rallentamento della crescita, l’aumento dell’inflazione e il ricorso allo stato patrimoniale della banca centrale sono le conseguenze di politiche che sconvolgono i flussi commerciali e i consumi. Finché non saremo convinti che le cose andranno diversamente, è difficile essere eccessivamente ottimisti sugli strumenti più esposti al rischio.

Lontani dall’ottimo paretiano

Praticamente la politica commerciale del Presidente Trump si propone di allontanare i consumatori americani dalle merci di provenienza cinesi (importazioni) per attirare il loro interesse verso i prodotti americani (e di altri Paesi). In un’analisi degli equilibri, tali dinamiche potrebbero essere descritte come il tentativo di modificare la spesa dei consumatori americani agendo sulle condizioni di scambio tra Stati Uniti e Cina. L’aumento dei dazi sulle merci cinesi le rende più costose per i consumatori americani rispetto ai prodotti locali (e anche a quelli importati da altre regioni del mondo). Tale aumento costituisce, quindi, il tentativo di allontanare l’interesse dalle merci cinesi e, secondo le intenzioni dell’amministrazione USA, dovrebbe aumentare l’utilità marginale dei consumi per i consumatori americani a favore del loro benessere economico.