Emergenza asili nido, uno su tre potrebbe chiudere

Allarme asili nido. Uno su tre potrebbe non riaprire a settembre. E per le famiglie, specie quelle dove mamma e papà lavorano full time, sarebbero guai. Ad Aosta i posti passano da 126 a 45-50 a causa dei protocolli sanitari. Da Varese si segnalano fino a 20.000 euro di debiti per le strutture che non sanno ancora se ripartiranno da settembre oppure no.

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Allarme asili nido. Uno su tre potrebbe chiudere. O meglio, il rischio è che non riaprano a settembre. E per le famiglie, specie quelle dove mamma e papà lavorano full time, sarebbero guai. Il problema che sottolinea La Stampa, sono le cooperative e imprese sociali che gestiscono il 65% delle scuole d’infanzia. La possibilità concreta che il 40% di esse chiuda è concreta. Se dovesse accadere, allora almeno sul 30% degli asili nido andrebbe a crearsi un punto di domanda grosso come una casa: riuscirebbero ugualmente ad aprire a settembre oppure no? 

Asili nido: "grossi problemi in arrivo"

Asili nido, ma anche integrazione per disabili, sosetegno fino alle mense e tutti i servizi legati al mondo della scuola. In ballo c’è tanto, Gianni Gallo, presidente di Confcooperative Piemonte Nord, conferma “grossi problemi in arrivo per le imprese sociali che lavorano nelle Rsa e nell’istruzione, ferme da più di un mese e senza alcuna garanzia che possano riaprire”. 

Ad Aosta da 126 asili nido pre covid a 45-50

Il campanello d’allarme sugli asili nido è già partito, ad esempio, ad Aosta. Una diminuzione drastica del numero dei posti disponibili nel capoluogo della Valle d’Aosta. Dai 126 precedenti alla pandemia del coronavirus si passa ai 45-50 con la riapertura. Lo ha annunciato il consiglio comunale attraverso il sindaco, Fulvio Centoz, assieme all’assessore alla Politiche sociali Luca Girasole. In questo caso però la riduzione dei posti è dovuta ai protocolli sanitari e alle regole del distanziamento sociale. In particolare, la prescrizione di un educatore ogni tre bambini e non più ogni sei. Una modifica importante anche a livello di costi, perché i prezzi di gestione potrebbero lievitare, riferisce l’Ansa, fino a tre volta più del normale. 

Asili nido, i costi per le famiglie potrebbero triplicarsi

Sulla riapertura e la ripresa delle attività ancora c’è buio pesto. Non in tutte le regioni in realtà. In Liguria ad esempio si riparte dal 1 giugno, in Trentino Alto Adige dal 7 giugno. In generale però la situazione, per quanto riguarda gli asili nido, non è delle migliori. Perché come detto uno su tre rischia di sparire. Inoltre, quelli che invece resisteranno alla crisi e potranno riparire, potrebbero costare il triplo, un salasso per le famiglie italiane già costrette a diversi sacrifici nel corso di questi mesi. Nei guai famiglie ma anche dipendenti degli asili nido. Impegnati mn manifestazioni di protesta un po’ in tutte le regioni. 

Una famiglia su quattro con stipendio sospeso

Qualche numero, riportato da Confcommercio e Censis: il 42,3% delle famiglie si è vista ridurre l’attività lavorativa  e di conseguenza anche il reddito nel periodo di lockdown e di crisi sanitaria che ancora deve essere debellata. Più di una famiglia su quattro, il 25,8%, è stata costretta a sospendere del tutto la propria attività mentre meno di una famiglia su 4, e quindi il 23,4%, è attualmente in Cassa Integrazione. Secondo un’indagine condotta dal Censis, 6 famiglie su 10 temono di perdere il posto di alvoro. 

Asili nido che chiudono, famiglie senza lavoro: un circolo vizioso

Si va a creare così, sostanzialmente, una sorta di circolo vizioso. Perché gli asili nido rischiano di chiudere a causa dei costi di gestione elevati post Covid19. Quelli che rimangono aperti sono costretti ad aumentare la tariffa (ricordiamo la sanificazione da effettuare per legge, che prevede costi ulteriori). Le famiglie devono stringere la cinghia, o addirittura si ritrovano senza lavoro e allora i bambini rimangono in casa mentre i nuclei familiari che al contrario possono ancora permetterselo, si ritrovano senza possibilità di usufruire del servizio. 

Fino a 20.000 euro di debiti per un asilo nido di Varese

A Varese, in Lombardia, 1.400 famiglie si affidano a 700 strutture private che si occupano di bambini dagli 0 ai 3 anni. Qualche giorno fa hanno lanciato un sos in cui chiedono delucidazioni sull’ipotesi apertura a settembre. Giovedì 28 maggio si terrà una manifestazione di protesta sotto la sede della regione a Milano, un corteo a favore del diritto di continuare a lavorare e di poter contare sul servizio degli asili nido, essenziale anche per la crescita dei piccoli, spesso in regressione se costretti a casa per tre mesi se non di più.

Un asilo nido di Busto Arsizio ha denunciato una situazione insostenibile per le condizioni di ripresa. Tra affitto e bollette, potrebbe ritrovarsi a settembre con 20mila euro di debito. Dito puntato contro il contributo a fondo perduto del Decreto Rilancio, utile solo per le grandi aziende: “Non ha senso il 20% del fatturato come prestito -dichiara a VareseNews la titolare Barbara Bottan- Nel mio caso riceverei 2.000 euro che mi basta per un mese. E il resto?”

Asili nido: "Dal governo 69 euro per bambino"

Il resto sono 65 milioni di euro per per gli asili pubblici e privati che si occupano dei bambini da zero a sei anni. Questo è quanto previsto dal Decreto Rilancio. Tanto o poco? Pochino, evidentemente se significa che equivalgono a 69 euro a bambino: “1.654 euro per quanto riguarda il mio asilo nido, è meno di un mese. E oltre all’affitto e le bollette c’è anche il commercialista, il consulente paghe: come la mettiamo? Come minimo dovrò licenziare del personale”. 

Lettera delle famiglie di Lecco e Sondrio: "Abbiamo bisogno di essere ascoltati"

Lettera di denuncia infine anche dei genitori della provincia di Lecco e Sondrio, partita dalle famiglie frequentanti un asilo nido di Sondrio, a cui hanno aderito subito la maggior parte dei nuclei familiari delle due province. Anche in questo caso, una nota che equivale a un grido d’aiuto a fronte di tanto silenzio da parte delle autorità, senza linee guida o alcun provvedimento importante a sostegno della gestione dei figli nel tentativo di conciliazione della famiglia e del lavoro. “Abbiamo bisogno di essere ascoltati e di avere delle risposte da parte di Governo e Regione per poter organizzare il futuro delle nostre famiglie” è uno dei passaggi della lettera, che si può leggere integralmente qui.