Assegno Unico per i figli: chi lo avrà e come averlo

Mettere mani al sistema di abbattimento del cuneo fiscale mediante la razionalizzazione degli sgravi fiscali previsti al momento per i lavoratori dipendenti. Il Ministro Roberto Gualtieri è stato chiaro nell'annunciare che la prima misura di questa riforma è l'avvio dell'assegno unico ai figli già dal 2021. Ma chi ne beneficerà? Come poterlo richiedere?

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La nota di aggiornamento al Def (Documento di economia e finanza) che il Ministro Roberto Gualtieri ha presentato al Governo nell'ultima settimana e da questi approvata, disegna un percorso graduale ma deciso verso la una riforma fiscale organica. Il modello verso cui si tenderà ancora non è chiaro. Se il modello alla tedesca, con una fiscalità per singolo cittadino, oppure una revisione delle attuali aliquote Irpef. Una cosa è chiara. L'assegno unico ai figli sarà operativo dal 2021. Al momento non sono ancora delineati i contorni operativi dell'operazione, ma possiamo provare a comprendere come potrà funzionare la misura.

Assegno unico ai figli

La prima misura che comporrà la riforma fiscale è qella del consolidamento delle attuali detrazioni famigliari, riconosciute o in busta paga o nel cedolino della pensione, come l'assegno al nucleo famigliare, o direttamente dall'Inps come i bonus natalità (bonus bebè) o bonus asilo nido. Il 2021 vedrà debuttare l'assegno unico per i figli. Obiettivo ultimo: garantire a tutte le famiglie la possibilità di mantenere i benefici attuali, se è possibile più consistenti.

La direzione che si prenderà sarà quella già in atto in diversi paesi dell'Europa, in cui la spesa per famiglia ed educazione dei figli è superiore rispetto all'Italia. 

Sostegno alla famiglia e figli in Europa

Le risorse per 'Famiglia e figli' in rapporto alla spesa pubblica (inclusa dunque la previdenza e l'assistenza sanitaria) destinate in Italia è pari secondo gli ultimi dati di Eurostat (2017) al 3,2%. La media UE si attesta 3,6%. La Germania ha speso il 3,7%, la Francia il 4,2%, la Svezia il 5%, la Danimarca l’8,6%. La Spagna ha fatto peggio con l’1,7%. Sul piano previdenziale invece l'Italia è la prima in UE destinando il 2,8% della spesa pubblica in pensioni, contro il 26,4 della Francia, il 25,5 della Germania, il 21,4 della Svezia, il 16,1 della Danimarca. Le due dimensioni della spesa pubblica non sono tra di loro in contrasto. Ma fotografano le politiche demografiche che negli anni sono stati adottati dagli Stati per rendere meno evidente le disparità generazionali, ma soprattutto per guardare alla sostenibilità futura. Con molta probabilità, l'Italia vorrà avviare un percorso nella direzione di maggior sostegno alle famiglie e figli, rappresentando questi il futuro.

Ad esempio nei paesi nordici (come Svezia, Norvegia)  oltre agli assegni familiari universali molti servizi per i bambini sono di fatto gratuiti, mensa scolastica compresa, e i genitori possono beneficiare di congedi pagati per ben 480 giorni. In Francia, Germania e Spagna, si tende ad avere un mix più equilibrato tra 'cash' (assegni), sconti fiscali e servizi.

Assegni famigliari in Europa: quanto valgono

L’assegno famigliare nel resto dei paesi europei non è considerato come un contributo al contrasto della povertà, o alla riduzione della pressione fiscale sui lavoratori dipendenti. Ma un intervento a beneficio dell’investimento sui figli, considerati un bene pubblico. In Francia spettano circa 130 euro al mese con il secondo figlio, in Germania circa 200 euro al mese per ogni figlio, in Gran Bretagna 100 euro il primo figlio e 60 i successivi, in Svezia 100 euro a figlio più bonus alle famiglie numerose, in Olanda pure 100 euro a figlio. La spesa annuale per abitante come "benefici alle famiglie" è di 3.100 euro in Lussemburgo, tra 1.000 euro e 1.500 euro in Svezia, Germania, Finlandia, Danimarca, Austria. Mentre l'Italia è intorno ai 500 euro annui. Sopra si posizionano Francia, Belgio e Irlanda. 

Assegno unico ai figli: a chi spetta

Tutte le famiglie che hanno uno o più figli a carico e fino al compimento del 21esimo anno di età, saranno le beneficiarie di questa misura. L'importo dell'assegno, che potrebbe aggirarsi sui 200 euro al mese (circa 2.400 euro annui), ma bisogna attendere un po' per sapere il reale importo, sarà erogato dall'Inps per ogni figlio a carico, con delle maggiorazioni in caso di disabilità. L'importo in realtà sarà suddiviso in una quota fissa, ed una quota variabile. Entrambi agganciati all'ISEE. La parte variabile sarà determinata, oltre che dal coefficiente Isee, anche dal numero dei figli e dalla loro età.

A differenza dell’assegno al nucleo familiare, l’assegno unico universale sarà erogato fino al compimento del 21 esimo anno di età. Ma non è escluso che possa arrivare anche a 25 anni per famiglie con redditi bassi e con figli che frequentano l’università.

L’assegno universale sarà poi maggiorato se in famiglia vi è più di un figlio o se ci sono figli disabili. Anche quest’ultimo aspetto sarà preso in debita considerazione dal governo e assorbirà i sussidi attualmente spettanti per i portatori di handicap.

Come ha confermato il Ministro Roberto Gualtieri, questa misura andrà in onda del 2021. 

Assegno unico ai figli: come richiederlo

Le prime informazioni che circolano è che con molta probabilità l'assegno unico per i figli sarà agganciato all'ISEE e ad altri criteri legati alla presenza o meno di disabilità o forte disagio economico. In attesa di conoscere con esattezza le procedure per la richiesta dell'assegno, se direttamente all'Inps o al proprio datore di lavoro, come avviene oggi per gli assegni del nucleo famigliare, una cosa è certa: per richiederlo è necessario avere l'ISEE. La misura dell'assegno unico ai figli sarà erogata in funzione del valore dell'ISEE. Non averlo, non permette di poter accedere alla misura. Sappiamo che l'ISEE è un indicatore che è utilizzato moltissimo per richiedere agevolazioni, bonus o altre facilitazioni economiche. Dunque dovresti già averne uno in corso di validità. La cosa importante è avere sempre un ISEE valido ed aggiornato. L'ISEE ordinario ha valore annuale, e normalmente ad inizio di ogni anno sulla base delle risultanze economiche dei due anni precedenti, sarà necessario rinnovare l'ISEE. Ma tu che non ce l'hai vediamo come fare.

ISEE: cosa è e come richiederlo

L'ISEE è l'indicatore che serve per valutare e confrontare la situazione economica dei nuclei familiari che intendono richiedere una prestazione sociale agevolata. L'accesso a queste prestazioni, infatti, come ai servizi di pubblica utilità a condizioni agevolate (telefono fisso, luce, gas, ecc.) è legato al possesso di determinati requisiti soggettivi e alla situazione economica della famiglia. 

Per ottenere la propria certificazione ISEE è necessario compilare la Dichiarazione Sostitutiva Unica (DSU), un documento che contiene le informazioni di carattere anagrafico, reddituale e patrimoniale (sia mobiliare che immobiliare) necessarie a descrivere la situazione economica del nucleo familiare.

La DSU può essere presentata in qualsiasi periodo dell'anno. Gli ISEE elaborati nel 2020 hanno validità fino al 31 dicembre 2020.

Per compilare la DSU ci sono diverse strade:

  • INPS - la DSU può essere compilata on line, direttamente dall'interessato, utilizzando il servizio dell'INPS. 
  • CAF - la DSU può essere compilata e trasmessa attraverso i CAF, che prestano assistenza gratuita ai cittadini sulla base di una convenzione stipulata con INPS;
  • ISEE precompilato - dal 2020 la normativa ISEE introduce la DSU precompilata, caratterizzata dalla presenza di dati precompilati forniti dall'Agenzia delle Entrate e da INPS, cui vanno aggiunti quelli autodichiarati da parte del cittadino. 

ISEE: cosa dichiarare

Nella DSU, dalla quale poi deriva l'attestazione del valore ISEE, contempla sia requisiti reddituali che patrimoniali. 

I requisiti reddituali sono quelli relativi ai redditi prodotti 2 anni prima della presentazione della DSU, così come anche per i patrimonio mobiliari (da rilevare quelli posseduti al 31 dicembre del secondo anno precedente la richiesta della DSU). Quindi per un ISEE da richiedere il 1 gennaio 2021, a valere per l'anno 2021 e dunque valido per l'assegno unico, si dovranno considerare i redditi prodotti nel 2019 ed il patrimonio mobiliare posseduto al 31 dicembre 2019. Tra i valori mobiliari vanno considerati ai fini ISEE, le giacenze dei conti correnti, depositi e dei conti titoli di investimento. Solitamente la tua banca ha già trasmesso questi dati all'Agenzia delle Entrate nonchè comunicate negli estratti conto di fine anno. In caso di altri redditi, sarà l'Inps che integrerà con i trattamenti assistenziali, previdenziali e indennitari, erogati dall’INPS per ragioni diverse dalla condizione di disabilità e non rientranti nel reddito complessivo ai fini IRPEF. Sul patrimonio immobiliare invece si dovrà inserire il valore della casa (come valore catastale) e il mutuo residuo o il canone di affitto annuo, relativo sempre al secondo anno precedente la richiesta dei DSU (dunque al 31.12.2019).

Il nucleo famigliare da indicare è invece quello risultante alla data di compilazione della DSU. In base al numero dei componenti e di eventuali disabilità presenti, si applicano dei coefficienti per il calcolo dell'ISEE.

Attenzione a controllare tali informazioni o autodichiararli con precisione, altrimenti la DSU verrà rilasciata con omissioni o difformità. In questo caso l'Isee, potrebbe non essere accettato per la richiesta dell'assegno unico. 

ISEE corrente: situazione economica variata

In presenza di un ISEE ordinario, attestato e possibilmente senza omissioni e difformità, nel caso in cui si verifichino particolari ed importanti variazioni della condizione reddituale e/o patrimoniale corrente, è possibile richidere l'ISEE corrente. I nuclei familiari in possesso di un ISEE ordinario possono richiedere il calcolo dell'ISEE corrente qualora si verifichi, in maniera alternativa:

  • una variazione della situazione lavorativa ovvero un'interruzione dei trattamenti previdenziali, assistenziali e indennitari non rientranti nel reddito complessivo (dichiarato ai fini IRPEF) per uno o più componenti il nucleo familiare;
  • una variazione della situazione reddituale complessiva del nucleo familiare superiore al 25% rispetto alla situazione reddituale individuata nell'ISEE calcolato ordinariamente.

L'ISEE corrente, aggiornando la situazione economica e reddituale più recente, è calcolato sui redditi e trattamenti percepiti dal nucleo familiare negli ultimi dodici mesi. Ogni successiva variazione va fatta entro 2 mesi. La validità dell'Isee corrente è di 6 mesi.