La Banca del Futuro

Come sarà la Banca del futuro e perché dovrà essere dirompente se vuole sopravvivere?

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Per ora le startup del settore fintech hanno evitato di prendere la propria licenza bancaria, scegliendo invece di appoggiarsi ad una banca esistente. Movenbank e Banksimple parlavano nei loro piani di scuotere il settore bancario, ma alla fine, hanno dovuto togliere “banca” dal loro nome e collaborare con CBW Bank e Bancorp (in seguito Simple è stata acquisita da BBVA). Alla fine hanno costruito la loro proposta sopra quella di una banca giù esistente. Non credo che questo sia il percorso per il futuro del settore bancario. Anche se si ignorano gli aspetti negativi di costruzione di un business sulla piattaforma di qualcun altro, non si può essere veramente dirompenti e innovatori se non si costruisce tutto da zero. Una banca può essere suddivisa in due attività distinte. La prima è l’infrastruttura necessaria per offrire servizi bancari: la licenza bancaria, le filiali e i call center (sempre più opzionali), sistemi informatici, bancomat, procedure di AML (antiriciclaggio) e KYC (“conosci il tuo cliente”), connessioni a reti interbancarie nazionali e SWIFT, la capacità di emettere carte di credito e di debito, etc. Alcuni di questi servizi generano delle entrate (ad esempio commissioni sui trasferimenti SWIFT, commissioni interbancarie delle carte di pagamento) ma, tradizionalmente, le banche commerciali offrono questi servizi di forma gratuita in modo che l’altra attività, possa offrire loro prodotti finanziari come il credito, fidi, prestiti, strumenti di risparmio, investimenti, pensioni, cambio valutario e assicurazione. Questa seconda attività ha attirato molta concorrenza (comprese le startup come Wonga e FundingCircle), ma non molto si è ancora mosso per “attaccare” la parte relativa all’infrastruttura, che è poi la parte che permette di essere una banca a tutti gli effetti.