La BCE e la differeza fra industria italiana e quella tedesca

L'Executive della BCE Asmussen afferma in una intervista al Sole 24 Ore che c'è bisogno di riforme strutturali affinché l'Italia esca dalla crisi.

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Il membro del Consiglio Esecutivo della BCE, il tedesco Joeg Asmussen è un altro bocconiano doc, un altro santone delle riforme strutturali. In una intervista al “Sole 24 Ore“ si è dato da fare per sponsorizzare le politiche dell’austerità espansiva come nessun altro.Alle incalzanti domande del giornalista Alessandro Merli, l’executive pare rispondere con disarmante sicurezza come se seguisse uno consolidato schema ideologico, più che analitico. Una per tutte è quando il Merli gli domanda il perche, nonostante “la struttura dell’economia in Germania e in Italia ha molte somiglianze [...] in Germania va bene e in Italia va male”. La risposta ha il sapore di un mantra già udito in altri templi. Dice l’executive che la differenza sta nel fatto che le PMI italiane sono più piccole di quelle tedesche e quindi “ è più difficile finanziare l’innovazione e sfruttare i mercati esteri” [Merli -“Il Sole 24 Ore” -25/10/2013]. Poi segue a sviscerare i soliti argomenti della differenza fra la tenuta dei conti pubblici e la differenza fra il costo del lavoro nominale per unità di prodotto “ che è aumentato un po’ è più del 36% per l’Italia e poco meno del 10% in Germania” [Merli -“Il Sole 24 Ore” -25/10/2013]. Alla domanda di come il banchiere spiegasse la situazione e del come essa andrebbe corretta il tedesco risponde che “l’attenzione in Italia dovrebbe essere concentrata sulle riforme strutturali: il bisogno di alimentare l’innovazione e migliorare la competitività ” [Merli -“Il Sole 24 Ore” -25/10/2013]. Poi stimolato da una domanda specifica sul credito alle imprese, Asmussen a proposito del credito “se banche siedono su un grosso ammontare di sofferenze o non hanno capitale sufficiente, non presteranno. Questo elemento dell'unione bancaria è cruciale. La Bce lo farà prima di assumere la vigilanza ed è la condizione perché il credito riparta” [Merli -“Il Sole 24 Ore” -25/10/2013].