L’euro ha toccato quota 1.3860 sul dollaro statunitense, cosa che non accadeva dalla fine dell’era Trichet. Che questi mari siano stati toccati per merito del nuovo capitano Mario Draghi, non ci è dato di sapere. Si sa, certo, che l’andamento delle oscillazioni della moneta unica non è fra le priorità della BCE, ma che esse sono solo un effetto collaterale dell’applicazioni delle sue politiche. Così, mentre analisti ed osservatori iniziano a rivedere le loro prospettive sull'euro, alla luce anche degli smottamenti geopolitici alle porte, chi era “corto” in molti casi, ha preferito prendere perdita piuttosto che andare contro il mercato. Qualcuno, come Bnp Paribas aggiusta il suo look sul cross euro/dollaro a 1.40, nel trimestre in corso e per il prossimo trimestre a 1.37. Insomma, l’evento è stato consumato in tutte le salse.Ora che è chiaro a tutti che la BCE non cura davvero gli esiti “secondari” delle sue politiche monetarie, la domanda che ci si potrebbe porre un occasionale osservatore è il perche il capo della BCE abbia ricordato, in un suo discorso, un oscuro studio dell’Eurotower per il quale, nel biennio 2012-2013 la variazione del cross euro/dollaro che ha portato ad un apprezzamento del 10% dell’euro sulla divisa americana ha proporzionalmente portato una diminuzione dell’inflazione pari allo 0,4% o 0,5% . Atteso che siamo tutti disposti a credere ai risultati di questo studio, visto che non abbiamo di certo alcun motivo per dubitarne, la domanda che è lecito porsi è perche Mario Draghi ci tenga tanto a farlo sapere. E’ sano presidio teorico, tanto per la categoria degli economisti quanto per quella dei meno pur autorevoli giornalisti economici, ai quali apparteniamo, per giunta indegnamente, il ricordare che in campo macroeconomico gli studi delle relazioni fra causa ed effetto hanno una valenza più teorica che empirica e che ogni considerazione da esse derivanti debbano necessariamente essere condotte lungo un solco squisitamente astratto-speculativo e non pragmatico. In altre parole sappiamo bene che affermare che apprezzandosi l’euro, l’inflazione tenda a calare di un quid dato, semplicemente perche si raffredda la domanda di merci dall'estero. Questa condizione aumenta la spinta deflazionistiche nel sistema, il quale, anche livello domestico, già langue una profonda contrazione della domanda interna. Quindi ci si chiede con più convinzione il perche Draghi abbia sottolineato le conclusioni del succitato studio. Forse perche, direbbero i più smaliziati, il target deflazionistico oggettivamente perseguito dalla BCE è ancora lontano dall'essere raggiunto e quindi la sua scelta di mantenere invariata la sua politica monetaria è giustificata dal risultati di quegli oscuri studi della BCE?