Con la quotazione in Borsa, Bitcoin è legittimato

7.30 del mattino. Squilla il telefono. “Voglio comprare il bitcoin, voglio comprare il bitcoin!” un amico immobiliarista chiama per chiedermi informazioni.

Image

7.30 del mattino. Squilla il telefono. “Voglio comprare il bitcoin, voglio comprare il bitcoin!” un amico immobiliarista chiama per chiedermi informazioni. È in frenesia. Stesso entusiasmo fuori controllo del pescatore che sta per agguantare il Marlin. Si percepisce dall’altra parte del telefono. Poi, nel pomeriggio un altro. Carriera nel back-office bancario, mai un soldo investito in Borsa. “Ah, che goduria, il Bitcoin mi sta dando immense soddisfazioni!”. Adrenalina da trading, inconfondibile per chi da anni opera sui mercati.

L’ultima volta che ho assistito a un film del genere è stato a fine 2007 quando, negli spogliatoi della palestra Club Francesco Conti, sentivo decantare le lodi di sconosciute Small Cap italiane. Nel 2008-2009, silenzio tombale.

Bolla o non bolla, con la quotazione del futures sul Bitcoin al CBOE, la Borsa derivati di Chicago, Bitcoin si spoglia definitivamente delle vesti di fenomeno da smanettoni informatici, passando a strumento finanziario istituzionale, quotato su una delle principali borse derivati mondiali. Legittimato, come un cavaliere dal re.

La tecnologia Blockchain, sulla quale poggia Bitcoin, è una rivoluzione, come Internet alla fine degli anni ’90, e continuerà a svilupparsi. D’altra parte, i mercati anticipano e scontano tutto nei prezzi, come è successo con le “dotcom” nel 2000. Quando internet aveva appena iniziato a svilupparsi, i prezzi di Borsa delle dotcom erano già ai massimi. Dopo una fase di euforia iniziale (che potrebbe durare anche parecchio e portare a nuovi massimi), un ridimensionamento dei prezzi del Bitcoin e delle altre criptovalute non ne impedirebbe la diffusione e l’utilizzo.