Nella prossima Legge di Bilancio per il 2024, potrebbe trovare spazio una cedolare secca più pesante sugli affitti brevi. L’ipotesi prevede l’introduzione di un’aliquota maggiore che andrebbe a sostituire la tassazione al 21%, attualmente in vigore.
La norma, tuttavia, non è ancora stata scritta nella sua versione definitiva e le associazioni di settore hanno già manifestato dissenso. In base alle previsioni, qualora venisse inserita nel testo definitivo della manovra finanziaria, potrebbe essere applicata solo a partire dal secondo immobile sul mercato degli affitti brevi.
Ricordiamo che uno dei quattro pilastri fondanti della prossima Legge di Bilancio è quello di favorire la spesa pubblica. Se da una parte vengono introdotti alleggerimenti fiscali in favore dei lavoratori, dall’altra è necessario far cassa, con misure che non vadano a gravare sulle fasce più deboli della popolazione.
Di quanto potrebbe aumentare la cedolare secca sugli affitti brevi?
Cedolare secca affitti brevi in aumento dal 1° gennaio 2024
Si va verso un possibile rialzo della cedolare secca sugli affitti brevi, a partire dal 1° gennaio del 2024. Il tema della tassazione degli affitti e delle proprietà immobiliari è sempre un terreno di scontro e ancora non ci sono certezze.
La cedolare secca è strutturata su due binari, con aliquote al 10% e al 21%. Nel primo caso, si applica per gli affitti a canone concordato, in presenza di specifici requisiti molto stringenti; nel secondo caso, si applica alla restante categoria di locazioni.
Sugli affitti brevi, attualmente, si applica l’aliquota del 21% e, nell’ambito di applicazione, rientrano anche le locazioni turistiche, in base a quanto previsto dal Decreto Legge n. 50 del 2017, che ha introdotto la cosiddetta tassa Airbnb, e in base alle successive modifiche apportate dalla Legge di Bilancio del 2021.
Nella Manovra finanziaria del 2024, potrebbe trovare applicazione una tassazione più pesante sugli affitti brevi, anche per porre un freno al fenomeno delle locazioni turistiche.
In realtà, si tratterebbe di un percorso di regolamentazione già avviato. Al momento, però, si tratta di indiscrezioni, arrivate dopo l’approvazione del Consiglio dei Ministri alla bozza del disegno di Legge di Bilancio per il 2024. Per capire, effettivamente, cosa potrebbe cambiare, è necessario attendere il testo definitivo della Manovra finanziaria per il 2024.
La norma potrebbe contenere un aumento della cedolare secca attualmente pagata su questa tipologia di affitti, che passerebbe dal 21% al 26%. Si tratta di un aumento di quasi un quarto del peso fiscale per migliaia e migliaia di italiani, soprattutto nelle grandi città a forte attrazione turistica e nelle località balneari, come nei piccoli centri.
L’aumento sarà un freno agli affitti brevi?
Secondo la normativa attualmente in vigore, chi affitta almeno cinque case viene considerato un professionista e deve sottostare all’obbligo di apertura della Partita Iva, con il conseguente passaggio alla tassazione Irpef per le aliquote a scaglioni di reddito.
Un simile aumento dell’aliquota della cedolare secca, secondo le associazioni di categoria, favorirebbe gli albergatori e, di conseguenza, spingerebbe vero il nero chi concede casa per brevi periodi. Già durante gli ultimi mesi, era stata annunciata la messa a punto di un decreto ad hoc per il turismo, con un focus specifico gli affitti brevi. Inizialmente, si ipotizzava di rivedere le regole sull’applicazione della cedolare secca.
L’obiettivo iniziale era quello di portare a due il limite massimo di appartamenti per l’applicazione della cedolare del 21%, prevedendo, una volta superata la soglia, una gestione in ottica imprenditoriale dell’attività di gestione. Qualora venisse approvato, si tratterebbe di un duro colpo per tutti i cittadini che fittano i propri immobili con affitti brevi.
La Ministra del Turismo, Daniela Santanché, ricordiamo che si era fatta carico delle istanze degli albergatori, i quali ritenevano che sia concorrenza sleale il fatto che gli alberghi abbiano una tassazione maggiore rispetto a quella sottoposta a chi mette a disposizione la propria casa per i turisti.
Come va il mercato degli affitti brevi
Gli affitti brevi, ovvero le locazioni che durano meno di 30 giorni, danno vita ad un ottimo mercato. Se ci diamo uno sguardo in giro, soprattutto sul web, ci sono migliaia e migliaia di annunci.
Si devono considerare anche le case che vengono date in affitto senza ricorrere alla rete. Dare in affitto le case per meno di 30 giorni, può essere molto più vantaggioso rispetto agli affitti di lunga durata.
Solo nel 2022, sono state 1,9 milione i cittadini che hanno fatto ricorso alla cedolare secca, generando introiti per 11,8 miliardi di euro.
Si era anche ipotizzato di ridurre a due la soglia degli immobili oltre i quali si rendeva necessaria l’apertura della Partita Iva. Una proposta che, naturalmente, non ha trovato seguito.
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