Conto Corrente: manuale di autodifesa dal prelievo forzoso

Il prelievo forzoso su conto corrente è un'eventualità poco probabile, ma possibile. Il prelievo di denaro contante è sicuramente la strategia legale più semplice. Esistono però altre vie, che richiedono conoscenze di settori specifici. Fondamentale è la ricerca del compromesso fra rischi connessi ai nuovi investimenti e l'eventuale perdita dovuta al prelievo forzoso.

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Conto corrente e prelievo forzoso, quasi due sinonimi di un’unica paura alimentata dalla crisi Covid-19. Baricentro del sistema, il denaro contante. Come difendere il nostro patrimonio da provvedimenti del Governo così energici e quasi inevitabili come una patrimoniale che potrebbe abbattersi sui nostri conti correnti?

La soluzione legale più semplice e immediata sembra essere il denaro contante custodito in un luogo sicuro, al riparo da ogni tracciabilità e intervento da parte dell’Agenzia delle Entrate.

Purtroppo è anche l’unica in grado di garantire una protezione totale da qualunque invasione nei nostri conti corrente, pur con qualche svantaggio e difficoltà. Tutte le altre opzioni, sempre nella legalità, risultano essere compromessi fra cosa avremmo potuto perdere in caso di prelievo forzoso e cosa potremmo perdere sfuggendo allo stesso prelievo. Oppure richiedono conoscenze specifiche in materia di investimenti.

Conto corrente: il prelievo forzoso ci sarà?

La patrimoniale è un’imposta che colpisce l’insieme del patrimonio del contribuente accumulato nel tempo, e non il flusso del suo reddito. Fra suoi vari aspetti insidiosi, il prelievo forzoso di una piccola percentuale del capitale depositato su conto corrente, è quello che scatena maggiori ansie e preoccupazioni nel cittadino.

Quante probabilità ci sono che l’attuale Governo metta in atto un provvedimento simile? Poche, sicuramente. Il Presidente del Consiglio ha assicurato come non ci sia in vista alcuna imposta patrimoniale, anche se le recenti strette sull’uso del contante per i pagamenti, previste dalla Legge di Bilancio 2020, potrebbero essere interpretate in senso contrario. Oltre che a supporto alla lotta all’evasione, potrebbero benissimo essere le fasi preparatorie a un futuro prelievo forzoso, con l’intento preciso di disincentivare nel cittadino la movimentazione di denaro cash.

Dall’altro lato, un prelievo forzoso su tutti i conti correnti porterebbe alle casse dello Stato una cifra relativamente bassa. La Banca d’Italia stima, nel 2019, circa 1400 miliardi di Euro depositati su conti corrente. Un prelievo forzoso ad es. dello 0,6%, come quello del Governo Amato del 1992, preleverebbe dalle giacenze degli italiani circa 9 miliardi di Euro, riuscendo ad abbattere poco più di mezzo punto di debito pubblico. Un risultato modesto che modificherebbe in minima parte il debito pubblico generando però un forte malcontento fra i cittadini.

Il prelievo forzoso è un estremo provvedimento che qualunque governo adotterà sempre malvolentieri riuscendo a strappare con grande fatica consensi fra le opposizioni. Scelte del genere sono altamente impopolari e sono in grado di modificare pesantemente l’opinione pubblica e le sue scelte elettorali. È altrettanto difficile, però, credere che prima o poi un prelievo forzoso non si abbatterà sui nostri conti correnti.

Conto corrente: difenderlo dal prelievo forzoso

Si è detto moltissimo su quest’ultimo punto. Forse troppo. Una sola cosa è certa: il nostro conto corrente non è al sicuro dalla patrimoniale, e non ci sono modi per proteggere i nostri soldi dall’imposta se non prelevandoli e custodirli in mano nostra o investendoli in beni non aggredibili dalla patrimoniale.

In realtà un prelievo forzoso sui nostri conti esiste già e ci pensiamo quasi esclusivamente quando lo leggiamo come dato di fatto sull’estratto conto o sulla cronologia dei movimenti. Il 30 giugno di ogni anno è la data in cui il il Governo, da cinquanta anni, chiede agli istituti di credito di fare da sostituto d’imposta e prelevare direttamente dai nostri conti e libretti postali l’imposta di bollo. 34,20 Euro su conti intestati a persone fisiche e 100 Euro su conti di soggetti giuridici. Sono esentati da questo prelievo forzoso solo i possessori di conti con giacenza media annuale inferiore ai 5.000 Euro, con ISEE inferiore a 7.500Euro, le carte prepagate e i conti PayPal.

Il gran discutere in questi giorni di prelievo forzoso su conto corrente, in realtà non dovrebbe stupirci come fosse una novità, ma dovrebbe infastidirci come una conferma e un aggravarsi di un evento già consolidato nel suo verificarsi.

Conto corrente: investimenti in titoli 

Se il prelievo forzoso avviene sulla disponibilità presente nel conto corrente, potremmo allora pensare di smobilitare questa disponibilità, vincolandola in strumenti finanziari che per la loro struttura non possono venire liquidati per soddisfare direttamente un’eventuale imposta, come può farlo il denaro contante.

Pensiamo allora a prodotti come fondi, obbligazioni, gestioni patrimoniali, conti deposito, ecc. Non possiamo sicuramente escludere che il Governo possa escogitare un sistema per tassare questa forme di investimento con una nuova patrimoniale, magari prelevando gli importi al momento dello stacco delle cedole o al momento della liquidazione. Stesso discorso con i Buoni Postali: niente ci impedisce di pensare a nuovi bolli o aumento della tassazione sui guadagni.

Inoltre, qualunque tipologia di investimento va messa in atto con attenzione e cura, magari rivolgendosi a un professionista. La variabile rischio è un elemento che non va sottovalutata. Potremmo, infatti, trovarci in breve tempo con un valore investito molto inferiore a quello di acquisto e rimpiangere di non avere pagato la patrimoniale e non avere più pensieri.

Conto corrente: portare denaro all’estero

Portare il contante all’estero? La legge italiana non prevede divieti in questo senso: se il denaro proviene da attività legali, i cui proventi sono regolarmente denunciati al Fisco, siamo liberi di portare il nostro denaro dove meglio crediamo. Fino a che rimaniamo nell’area UE le nostre attività finanziarie saranno soggette a prelievi forzosi o comunque soggette a interventi da parte dello Stato Italiano. Come soggetti fiscalmente residenti in Italia siamo tenuti a compilare il quadro RW della dichiarazione dei redditi, in cui si denunciano tutte le attività finanziarie detenute in paesi esteri. Tutta la nostra movimentazione sarebbe comunque tracciata e il sistema interbancario farebbe il resto per determinare cosa stiamo facendo con i nostri soldi.

Una soluzione che potrebbe essere una valida alternativa al contante custodito in casa, sono gli istituti di credito in paesi fuori Eurozona, dove lo Stato Italiano non può intervenire sui nostri investimenti. In questo caso, ancora più che in altri, detenere il denaro suddiviso in conti su banche diverse è la parola d’ordine. Qualunque cosa possa accadere su un deposito, avremo sempre (si spera) altra disponibilità.

Cipro, Malta, Bulgaria, sembrano essere i paesi fuori UE che godono di maggiore appeal. La Svizzera, invece ha perso il proprio status di paradiso fiscale in seguito agli accordi bilaterali con l’Italia che la obbligano a comunicare all’Agenzia delle Entrate i nominativi di correntisti con residenza fiscale in Italia.

Questa soluzione apre però molti interrogativi: quale o quali paesi? Sono paesi a rischio default? Quali banche? Come riconoscere una truffa? È meglio il fai da te o affidarsi a un professionista? Anche in questo caso il rischio è un elemento imprescindibile e occorre valutare con attenzione i presupposti vantaggi di un’operazione simile messa in atto per evitare il prelievo forzoso.

Prelievo forzoso: investire in beni di valore

Esistono alcuni accorgimenti per evitare il prelievo forzoso che fanno affidamento ai beni di valore. Smobilitare liquidità per acquistare oro, anche in forma di monete senza valore numismatico, diamanti, orologi e opere d’arte ci metterebbe al riparo da interventi di natura forzosa da parte dello Stato. Sono beni al portatore che non richiedono denuncia, non sono tassati e non prevedono obbligo di denuncia successoria. Lo svantaggio di questa forma di investimento alternativa è la necessaria conoscenza del settore su cui si decide di operare, che deve necessariamente condurre all’acquisto di un bene capace di mantenere il proprio valore e valutarsi nel tempo.

La truffa in molti casi è dietro l’angolo, e improvvisarsi intenditori di opere d’arte o oggetti di valore senza possederne le competenze non è sicuramente un’idea saggia. Si rischierebbe di conteggiare perdite superiori a quelle che avremmo subito con il prelievo forzoso. Inoltre vanno considerati i costi legati alle commissioni, in alcuni casi davvero alti, oppure la scarsa trasparenza dei meccanismi di determinazione dei prezzi.

Il medesimo discorso vale per le auto d’epoca, con l’unica differenza che non essendo beni al portatore, l’Agenzia delle Entrate è al corrente della proprietà. Aumento di bolli e imposte varie sono preventivabili in occasioni di patrimoniale, tuttavia, anche qui, acquisti azzeccati potrebbero risolvere la questione prelievo forzoso, mentre acquisti sbagliati potrebbero farci rimpiangere di non averlo subito.

Conto corrente: i limiti di prelievo di contante

Partiamo da un presupposto base: i soldi sono nostri e ne disponiamo come meglio crediamo.

È così. Ma fino a un certo punto. Non esiste alcun limite al prelievo dal nostro conto, tuttavia importi superiori ai 12.500 Euro devono essere movimentati tramite intermediario (banca), come prevede la normativa sull’antiriciclaggio. È dunque sconsigliato fare prelievi superiori a questa cifra. Ma ancora, i prelievi oltre 10.000 Euro nello stesso mese prevedono una segnalazione obbligatoria all’Unità di informazione finanziaria (UIF), questa volta non per ragioni fiscali ma per un controllo sulle attività sospette. Il superamento di questi importi potrebbe comportare richieste di chiarimenti da parte della Procura della Repubblica. In ogni caso, prelievi di contante di cifre importanti possono condurre a indagini delle autorità competenti sui motivi per cui preleviamo.

La soluzione più sicura e audace consiste nel non avere fretta. Prelievi successivi distribuiti in un arco di tempo sufficientemente lungo, rimanendo sempre al di sotto delle soglie appena viste per evitare di destare attenzione.

Il prelievo di denaro contante è l’unica maniera sicura per evitare l’aggressione di una patrimoniale. È un metodo sicuro, non richiede né spese accessorie né competenze di nessun genere. Il potere d’acquisto del denaro in mano nostra andrà diminuendo con il tempo, ma sicuramente non in misura maggiore di quanto avverrebbe se depositato semplicemente in un conto corrente.

Lo svantaggio evidente di questo sistema è la conservazione del contante: casa o cassetta di sicurezza? La prima soluzione presenta la questione furti, la seconda è più sicura, ma non dimentichiamo che l’Agenzia delle Entrate potrebbe mettere in relazione la presenza di una cassetta di sicurezza e i nostri ripetuti prelievi, chiedendoci chiarimenti sul contenuto della stessa.

Conto corrente: l’autodifesa dal prelievo forzoso

La difesa più sicura dal prelievo forzoso è senza dubbio il disinvestimento progressivo dal conto corrente attraverso il semplice prelievo di contante. Ma non possiamo escludere altre forme di reinvestimento dei capitali, anche in un’ottica di diversificazione, in beni di valore o istituti di credito su cui il Fisco italiano non può agire.

Qualunque opzione si scelga, è fondamentale individuare un favorevole compromesso fra ciò che si sta evitando e i rischi che il nuovo assetto finanziario comporta. Non avrebbe senso reinvestire i capitali sottratti a un prelievo forzoso in beni o altre attività finanziarie, senza avere buone probabilità che i rischi connessi a queste siano in grado di giustificare la smobilitazione dal nostro conto corrente. Un investimento sbagliato o un acquisto fuori mercato, conseguenza di scarsa dimestichezza nel campo, che richiedono anni per recuperare il valore reale iniziale, potrebbero essere un male peggiore di quello che si sta evitando: il prelievo forzoso dal conto corrente.