Patrimoniale. Il prelievo sul conto ci sarà. È quasi deciso

Con sempre più frequenza compaiono notizie e ipotesi di patrimoniale. Il prelievo forzoso sui conti correnti e la tassazione sull’intero patrimonio, sembrano essere una delle soluzioni più semplici da adottare da un Governo in balia dei debiti e con poche idee efficaci. A fronte di un modesto incasso, qualunque patrimoniale genererà sempre e comunque un fortissimo malcontento e pericolosi flussi finanziari all'estero.

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Con frequenza allarmante il Governo ci sta abituando all’idea di una patrimoniale. Brevi note a margine di conferenze stampa, accenni buttati qua è là in apparenza casuali, dichiarazioni perentorie provenienti anche dal mondo imprenditoriale, fino ad arrivare all’ultimo emendamento per nuove imposte, che ha scatenato polemiche infinite, sono le sibilline informazioni che si insinuano nelle menti dei risparmiatori, costringendoli alla riflessione sul futuro del loro patrimonio.

Sembra quasi lastrategia messa in atto per ottenere confessioni, con il poliziotto buono e quello cattivo, che troviamo spesso al cinema, dove però in questo caso le due figure sono rappresentate dallo stesso attore. Una parte di Governo buono che dice, No, sicuramente la patrimoniale non si farà. E l’altra faccia dell’esecutivo che sibila: Sì, la patrimoniale è inevitabile.

Quanto sta rischiando il patrimonio dei risparmiatori italiani? Perché l’eventualità di un prelievo forzoso si fa sempre più pressante?

La patrimoniale sul conto corrente delle famiglie italiane

Che le attenzioni del Governo siano da sempre rivolte ai risparmi dei cittadini è un fatto. Nello scorso mese di maggio il premier Giuseppe Conte aveva lasciato cadere una frase inquietante, riferendosi al ‘tanto risparmio privato’ che ‘è uno dei punti di forza’ necessari a superare la crisi epidemiologica. Erano parole che forse in qualche maniera volevano rassicurare le famiglie, con le quali il Premier intendeva affermare che il debito pubblico sarebbe rimasto sostenibile grazie alla forte ricchezza delle stesse famiglie italiane.

A quel tempo, ormai sette mesi fa, l’ABI certificava 1.600 miliardi di Euro depositati sui conti correnti italiani nel mese di marzo, con un incremento di 75 miliardi in un anno.

Ora siamo a dicembre, e l’ABI aggiorna i propri dati sollevando l’asticella a 1.682 miliardi di Euro depositati su conti correnti, per un incremento di 125 miliardi rispetto il 2019. Con queste cifre le famiglie italiane si stanno apprestando a sorpassare il PIL che a fine 2019 si aggirava intorno a 1.787 miliardi di Euro.

È quasi una reazione fisiologica che le famiglie, durante eventi eccezionali, riducano sensibilmente la propensione a spendere a favore di un sistematico accantonamento dei risparmi, in attesa della conclusione dell’emergenza e di maggiori certezze riguardo il futuro. Questo anche a fronte di una compromissione sicura del valore di quanto conservato, a causa dell’inflazione che inevitabilmente logora i risparmi.

La patrimoniale e il fabbisogno dello Stato

In questo contesto di risparmio coattivo, leggiamo il rapporto del MEF che ci illustra come 

il fabbisogno dello Stato in novembre sia aumentato di quasi 18 miliardi di Euro rispetto lo stesso stesso mese del 2019. Da inizio anno a oggi il fabbisogno cumulato si attesta intorno ai 155 miliardi di Euro, 105 in più del fabbisogno calcolato sullo stesso periodo del 2019.

Chiaramente, come lo stesso MEF specifica, 

il saldo ha risentito in larga misura dei maggiori pagamenti delle Amministrazioni pubbliche e dell’INPS per l’erogazione delle prestazioni previste dai provvedimenti legislativi emanati per il contenimento dell’emergenza epidemiologica. 

A questi numeri vanno aggiunti i 130 miliardi di Recovery Found (oltre i rimanenti 81 che saranno utilizzati per sussidi) e gli oltre 27 di SURE che inevitabilmente andranno restituiti all’Unione Europea e che a forza dipingono uno scenario poco rassicurante.

Con questi dati alla mano e un mare di liquidità immobile, pronta e in costante aumento, è giocoforza che il Governo possa vedere una sia pure piccola ma facilissima soluzione ai propri problemi. Si inserisce in questa linea di pensiero l’emendamento proposto da due parlamentari Pd e Leu dei giorni scorsi.

L’ultima proposta di patrimoniale su conto corrente e immobiliare

Ormai questo emendamento, anche se risalente a poche ore fa, è già parte dell’archeologia parlamentare, tuttavia vale la pena ricordarne i punti cardine.

L’idea che ha scatenato feroci obiezioni da parte dell’intero Governo, era di tassare con aliquote progressive i patrimoni a partire dai 500 milioni di Euro in su. Il semplice meccanismo sarebbe partito da un prelievo dello 0,2% sulla prima fascia dai 500 mila Euro al milione, passando allo 0,5% per la fascia da un milione ai 5 milioni, all’1% per i patrimoni da 5 a 50 milioni e concludere con un aliquota del 2% per tutti i patrimoni ancora superiori.

I patrimoni tassati sarebbero stati sia quelli depositati su conti correnti che i beni immobili, e a fronte di questa aggressione si sarebbe chiesta l’abolizione dell’IMU e dell’imposta di bollo sui conti correnti.

Ora, l’emendamento è stato in brevissimo tempo bloccato sul nascere nella mattinata di ieri dall’opposizione, per mancanze di coperture. Lo stesso Ministro degli Esteri ha preso le distanze facendo notare che

È frutto di una iniziativa individuale dei parlamentari. Ok liberare gli italiani delle piccole tasse, dei cavilli e della burocrazia, ma nessuna patrimoniale.

Di primo acchito la proposta dei due parlamentari Orfini (Pd) e Frantoianni (Leu) sembra innocua per la gran parte dei risparmiatori. La prima fascia patrimoniale è relativamente alta e i vantaggi dell’operazione avrebbero lusingato alcuni dei più grandi desideri dei contribuenti: l’abolizione dell’IMU e dell’imposta di bollo sul conto corrente a fronte di una ridistribuzione della richezza.

Ma è davvero come sembra? Oppure ogni qualvolta si parla di patrimoniale è possibile individuare un elemento pensato a tavolino per eludere il ragionamento?

 La doppia tassazione della patrimoniale

Se è vero che un emendamento concepito in questa maniera avrebbe coinvolto quel 10 % delle famiglie italiane che dispongono di una ricchezza netta superiore ai 500 mila Euro, è altrettanto vero che nelle grandi città, per una famiglia è relativamente facile raggiungere questo tetto con il patrimonio di un immobile acquistato con mutuo e sacrifici.

La patrimoniale, secondo i suoi autori, avrebbe portato alle casse dello Stato 18 miliardi all’anno, apparentemente con il vantaggio dell’abolizione di IMU e imposta di bollo su conto corrente. Nella realtà, come fa notare l’Istituto Bruno Leoni, il gettito che avrebbe ottenuto non si sarebbe discostato molto da quello che attualmente lo Stato incassa con l’IMU sulle seconde case.

Di fatto, i redditi colpiti dalla patrimoniale sarebbero stati tassati due volte: la prima dalle molte imposte sostitutive che caratterizzano il nostro sistema fiscale, la seconda attraverso la stessa patrimoniale.

Ormai comunque, anche questa ipotesi di patrimoniale è acqua passata, ma è indubitabile come l’idea di una tassazione sul patrimonio rimanga sullo sfondo delle attività dell’esecutivo. A partire dalla lontana notte del 1992, quando il Governo Amato prelevò retroattivamente da tutti i conti correnti lo 0,6%, dando comunicazione dell’avvenuto esproprio soltanto il lunedì successivo, la patrimoniale è un'idea fissa del Governo. 

Tutti parlano della patrimoniale sul conto corrente

Da quella notte originano le linee guida di questo percorso, che con sempre più evidenza sembra diventare una fra le soluzioni a corto respiro più appetibili da un Governo alle prese con conti e debiti ormai fuori controllo.

Percorso contrappuntato dalle voci più varie a sostegno dell’esigenza di una patrimoniale. A partire da quella di Paolo Gentiloni, che soltanto nell’ottobre scorso propone il ripristino dell’IMU sulla prima casa (a tutti gli effetti una patrimoniale) per ridurre la tassazione sul lavoro e ottenere ripercussioni positive sulla crescita economica.

Oppure da quella di Romano Prodi, che dalla convention Acer Bologna 2020 si dice convinto dell’esigenza di pensare un qualche strumento che preveda il fatto che in un momento di sacrificio chi ha di più contribuisca in favore dei più deboli.

Un patrimoniale sarebbe dunque ben vista, continua Romano Prodi, anche se il momento è inadatto, non a causa della crisi che l’Italia sta attraversando, ma per via di una certa opinione pubblica che tenta di ostacolare la possibile patrimoniale.

Ma anche il mondo imprenditoriale tiene a fare sentire la propria voce a questo proposito.

A partire da Oscar Farinetti, secondo cui

Bisognerebbe fare come fece Giuliano Amato nel '92: se versassimo soltanto il 2% di questa bella montagna di quattrini, manderemmo nelle casse dello Stato 82 miliardi di euro. Una cifra rispettabile con la quale possiamo sfangarla e ripartire.

Oppure ancora quella di Carlo De Benedetti, che lo scorso settembre definisce doverosa una patrimoniale. Non nuovo alle proposte di prelievo sui risparmi dei contribuenti, pensa a una tassazione dello 0,8% annuo capace di dare un segno nella risoluzione delle disuguaglianze.

Quando verrà approvata la prossima patrimoniale?

La patrimoniale è sicuramente un provvedimento altamente impopolare che nessun Governo vorrebbe mai applicare. Tuttavia è una soluzione semplice per un Governo messo alle strette dai debiti e che ormai ha perso di vista gli effetti avversi che una manovra di questa portata potrebbe determinare, primi fra tutti il deflusso di capitali verso l’estero e il contraccolpo sul mercato immobiliare.

Non dimentichiamo, ad es., come nel 2011 il Governo Monti, tassando abitazioni e imbarcazioni, condusse al crollo delle quotazioni del mercato degli immobili e la fuga dei natanti in mari esteri, con altra bandiera, per non pagare la tassa.

Anche questa volta l’abbiamo scampata, ma i rischi di una patrimoniale su conto corrente e immobili permangono. Presto avremo sicuramente qualche altra proposta in merito. Ormai le premesse ci sono tutte, già da tempo.