Crash: il virus della volatilità

I mercati finanziari patiscono da sempre le ricadute di un virus instabile che non riescono a debellare nemmeno col supporto amorevole delle Banche Centrali: la Volatilità.

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The way to wealth in a bull market is debt. The way to oblivion in a bear market is also debt, and nobody rings a bell. James Grant

I mercati finanziari patiscono da sempre le ricadute di un virus instabile che non riescono a debellare nemmeno col supporto amorevole delle Banche Centrali: la Volatilità. Ogni volta che questo virus si ripresenta, e lo fa periodicamente, l’Arraffone che c’è nel profondo di ogni investitore si stupisce, si irrita, si tramuta da speculatore di brevissimo in investitore di lungo e chiede lumi, cerca di correre ai ripari come se qualcun altro lo potesse salvare dai propri eccessi. La cosa più strana è che il virus della Volatilità non arriva mai all’improvviso, “out of the blue”, ma è sempre preceduto da una serie di segnali la cui ripetitività e la cui costanza nell’essere ignorati è, semmai, quella sì, sbalorditiva.

Chi non impara dalla storia è condannato a ripeterla: ma mai esattamente allo stesso modo, sennò sarebbe troppo facile. Così, in questa estate 2015, mentre tutti aspettavano Ottobre, Agosto è diventato il Nuovo Ottobre e ha regalato uno di quei movimenti spettacolari che vengono ricordati da tutti (salvo essere dimenticati in fretta: perché i mercati sono femmine e si ricordano bene e a lungo solo quello che fa loro comodo), studiati da alcuni e approfonditi da pochi.

Una volatilità così elevata ha pochissimi precedenti. Sommando i livelli superiori al 90 dell’indice (VIX + VSTOXX) e le volte in cui è stato ecceduta la banda superiore, questo è l’ottavo caso dal 1999 ad oggi. In tutti i precedenti, il minimo corrispondente al primo picco di volatilità è stato violato nei mesi successivi, profondamente (quando il rimbalzo è stato lungo) o marginalmente (quando il rimbalzo è stato breve).