Per le imprese energivore un credito d’imposta aggiuntivo nel 2022: ecco come calcolarlo

Il Decreto Aiuti ha recentemente incrementato il credito di imposta per le imprese energivore, a fronte di un nuovo aumento dei prezzi. Ecco come funziona.

Negli ultimi mesi l’inflazione continua a farsi sentire, e i prezzi di determinati prodotti o servizi continuano ad essere segnati da profondi aumenti costanti nel tempo. Non solamente le famiglie, ma anche le imprese si trovano di fronte ad un aumento del prezzo dell’energia elettrica notevole. Lo stato ha introdotto diversi sostegni per le famiglie in una situazione economica più svantaggiata, tuttavia ha garantito alcune misure anche per le aziende.

In particolare, già diversi mesi addietro è stato applicato un credito di imposta aggiuntivo per le imprese energivore, ovvero quelle aziende che per produrre hanno la necessità di utilizzare grandi quantità di energia. Per queste aziende il credito di imposta era fissato al 12% sulle spese per i consumi per i primi tre mesi del 2022.

Questo sostegno viene ora modificato dal Decreto Aiuti, aumentando l’aliquota di riferimento del contributo al 15%. Le recenti modifiche al decreto prevedono numerosi interventi proprio per far fronte all’aumento incessante del prezzo delle materie prime, in particolare dell’energia elettrica. Vediamo nell’articolo in cosa consistono queste novità.

Quali sono e cosa si intende per aziende energivore

Per il secondo trimestre del 2022 le imprese energivore potranno quindi beneficiare di un contributo maggiorato al 15%, a compensazione delle spese sostenute da queste aziende nei mesi di aprile, maggio e giugno 2022. Il Decreto Aiuti quindi continua a fornire un supporto a tutte quelle aziende che sono definite come energivore, ovvero che utilizzano grandi quantità di energia per proseguire la produzione e per continuare ad operare.

Negli scorsi mesi le aziende, coinvolte nell’ultimo periodo dall’inflazione, hanno registrato infatti un aumento esponenziale dei prezzi dell’energia elettrica, a fronte di un guadagno in termini di fatturato non sempre in positivo, a causa della crisi economica.

Oltre alle imprese energivore, ci sono poi anche quelle definite come gasivore, ovvero che consumano una grande quantità di gas per continuare la produzione. Anche queste aziende sono state soggette a diversi aumenti di prezzo del gas, a causa della situazione geopolitica dell’ultimo periodo, e all’inflazione.

Mentre le famiglie italiane sono corse ai ripari intervenendo contro l’aumento delle bollette tramite azioni di risparmio energetico in casa, e con i diversi bonus sociali, le imprese energivore e gasivore hanno richiesto fino ad ora un contributo del 12% nel primo caso e del 20% nel secondo. Con il nuovo Decreto Aiuti tuttavia, queste percentuali aumentano.

Come calcolare il credito di imposta per l’energia elettrica

Con il nuovo Decreto Aiuti, le aziende possono richiedere un nuovo credito di imposta aumentato al 15% per le aziende energivore, e al 25% per quelle gasivore. Una novità di recente introduzione riguarda il calcolo del credito di imposta, e la modalità per riceverlo.

Precedentemente, per poter usufruire del bonus, bisognava dimostrare un effettivo aumento della spesa complessiva per l’energia elettrica, almeno del 30% rispetto al 2019. Questi requisiti rimangono invariati, anche se con qualche cambiamento.

Se da un lato per le famiglie il bonus bollette è stato potenziato, con un cambiamento dei requisiti ISEE, per le aziende secondo il nuovo Decreto Aiuti, vengono introdotte alcune modifiche ai sostegni.

le aziende che producono energia elettrica devono provvedere ad un onere di comunicazione all’azienda sull’aumento del prezzo, e del contributo che può ricevere l’azienda come agevolazione. Oltre a questo, viene istituito un regime de minimis, che prevede una limitazione complessiva all’accesso ai contributi.

Viene quindi istituito un limite massimo di 200.000 euro a trimestre, prendendo in riferimento una normativa europea seguita in un periodo precedente all’arrivo dell’inflazione. Questa misura è parecchio discussa, soprattutto perché le grandi aziende, superata questa soglia, non potranno chiedere ulteriori sostegni per il trimestre.

Credito di imposta energivore, tutte le reogle di calcolo

A questo punto ci si chiede, vista qual è la soglia massima, come si fa a calcolare correttamente il credito di imposta spettante alle singole aziende. Secondo le recenti novità tuttavia, questo calcolo sarà d’ora in avanti responsabilità delle aziende produttrici e rivenditrici di energia elettrica.

La comunicazione obbligatoria vista prima infatti istituisce per legge l’obbligo alle imprese produttrici di energia di comunicare tutte le informazioni, che riguardano sia l’aumento della spesa che il contributo, all’azienda energivora. Questo è valido tuttavia se il venditore di energia è lo stesso da cui l’azienda si è fornita nel primo trimestre.

Il venditore dovrà quindi procedere entro 60 giorni dalla scadenza del periodo per cui spetta il credito di imposta all’azienda energivora, e comunicare qual è il calcolo esatto per il credito, sulla base delle ultime novità. Va tenuto in considerazione che le aliquote vengono innalzate in questo modo:

  • Imprese energivore: si passa dal 12% al 15%;
  • Imprese gasivore: si passa dal 20% al 25%.

Tuttavia dopo questo primo calcolo effettuato dal venditore, l’azienda dovrà anche provvedere all’eventuale ricalcolo se viene superata la soglia di 200.000 euro sui contributi spettanti. Si tratta di un cambiamento introdotto dal Decreto Aiuti che attualmente sta riscontrando non poche critiche, soprattutto per la complessità della gestione e per una limitazione aggiuntiva per le grandi imprese energivore in termini di contributi erogabili.

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