La crisi si complica: i russi fanno causa a Cipro?

Si pensava, anzi, sperava, fosse finita. Invece no. Le imprese russe che riceveranno una perdita dalla ristrutturazione di Cipro stanno prendendo in considerazione un'azione legale. Vista la possibilità di arginare le perdite previste del 40% è probabile che la battaglia giudiziaria sarà lunga.

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Lo riferisce la Cnbc specificando che per il momento le squadre di avvocati stanno ancora valutando i termini della situazione e considerando la presenza di eventuali esperti. I grandi correntisti rischiano perdite fino al 40% nell’operazione che vede, in cambio, l’arrivo di 10 miliardi di euro per la stabilizzazione del sistema bancario cipriota.

"Vale la pena provare, non sarà facile, visti i tempi e i contorni ancora da stabilire, ma la natura dell'azione stessa suona come espropriazione", ha dichiarato Andrey Goltsblat, dello studio legale Goltsblat BLP.

Incerto anche il diretto destinatario dell’azione legale che potrebbe essere il governo cipriota o le singole banche, dicono gli avvocati che sono stati contattati da clienti e potenziali tali intenzionati a chiedere un risarcimento.

Steven Philippsohn, partner londinese dello studio legale PCB Litigation, ha detto che anche tre grandi banche con sede in Russia o che avevano forti interessi negli investimenti russi penalizzati dal piano, sono intervenute chiedendo dettagli sulla possibilità delle vie legali. Intanto, però, bocche cucite sull’evolversi della situazione.

"Siamo stati contattati e stiamo monitorando la situazione ma potremo essere più specifici quando avremo un quadro più chiaro e maggiori notizie", ha detto.

Ma quali i reali vantaggi? A rispondere è lo stesso Philippsohn secondo cui, davanti alla perdita di quasi metà del patrimonio potrebbe essere trovata una soluzione alternativa che limiti l’emorragia di capitale senza danneggiare gi interessi di Nicosia.

Eppure, c'è forte scetticismo circa la probabilità di successo anche perchè la prima versione dell’intervento, quella bocciata dal Parlamento, sarebbe stata paradossalmente più “attaccabile” e potenzialmente più “inquadrabile” nell’esproprio, mentre invece adesso il tutto si configura all’interno di un piano di ristrutturazione per lo più patrocinato dall’approvazione parlamentare.