Davvero la Fed si prepara all'uscita?

Si cercherà di capire se davvero la Fed è poco preoccupata per l’inflazione bassa che si sta allontanando dal target del 2%.

Image

La ricerca spasmodica di rendimento – dovuta a rendimenti sulle curve dei tassi sempre più risicati – a cui stiamo assistendo può essere considerata il motore principale dietro ai nuovi massimi di borsa, ai nuovi minimi di rendimento su molti mercati emergenti e ai minimi negli spread delle obbligazioni societarie. Molti mettono in correlazione le dinamiche attuali con quelle a cui si era assistito nel 2007 prima che gli eventi di fine 2008 scatenassero la crisi che tutti ricordiamo. Una differenza a nostro parere importante è che allora la leva finanziaria era molto più sfruttata e aumentava ogni giorno verso livelli insostenibili (quali poi si sono rivelati). Ora la liquidità, che in maniera sempre più sfacciata cerca rendimento negli asset finanziari, è molto più abbondante e il ricorso alla leva meno necessario. Non bisogna certo sorprendersi quindi se la massima attenzione viene riservata alla Federal Reserve e alle sue intenzioni: la banca centrale della più grande economia mondiale in questi anni ha immesso massicce dosi di liquidità, in seguito imitata da molti altri, e qualsiasi cambiamento si presenti all’orizzonte non può che avere impatti rilevanti. Mercoledì sarà la giornata clou della settimana da questo punto di vista. Prima l’audizione di Bernanke di fronte al comitato economico congiunto del Congresso poi la pubblicazione delle minute dell’ultimo FOMC dove il comunicato era stato simmetrico (possiamo aumentare o diminuire il QE mensile), cosa che ultimamente il mercato ha iniziato a mettere in discussione con una diminuzione vista possibile già in estate. In particolare si cercherà di capire se davvero la Fed è poco preoccupata per l’inflazione bassa che si sta allontanando dal target del 2%, circostanza che dovrebbe essere al momento, con un mercato del lavoro che è in effetti migliorato significativamente negli ultimi sei mesi nonostante effetti fiscali restrittivi, il principale freno ad una riduzione del Quantitative Easing.