Dopo la Grecia anche l'Ungheria contribuisce al ribasso

Come in ogni copione che si rispetti, le cattive notizie continuano ad arrivare in serie mettendo sempre più in difficoltà i mercati azionari. Di F.Ramigni

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Come in ogni copione che si rispetti, le cattive notizie continuano ad arrivare in serie mettendo sempre più in difficoltà i mercati azionari e dando molto l’impressione del famoso detto “piove sul bagnato”. Dopo la Grecia anche l’Ungheria crea grattacapi pur non facendo parte dell’Eurozona aggiungendosi ad una situazione già complessa di suo che evidenzia come la globalizzazione abbia unito con un unico filo tutti i principali paesi. Se in precedenza durante il rally partito da marzo 2009 fino ad aprile 2010 (che ha di fatto raddoppiato il valore dell’indice S&P500 passato da 666 a 1200 in 14 mesi!!) tutte le notizie negative venivano semplicemente ignorare, adesso sta accadendo esattamente il contrario con gli investitori pronti a dimenticare ogni fattore positivo confermando di fatto il trend negativo in atto. Lo scenario è pertanto ribassista e dopo 14 mesi di rialzo quasi consecutivi ci può anche stare di assistere a delle discese. Il problema sta nel capire se il rialzo partito da marzo 2009 era un nuovo movimento di crescita o solamente una correzione della precedente fase di ribasso. Rispondere a questa domanda consentirà di defnire quando profondi andranno i mercati anche se difficilmente vedremo i livelli minimi visti nel 2009.Dal punto di vista tecnico il mese di maggio ha indebolito notevolmente la struttura dei listini principali proponendo dei notevoli segnali di inversione a livello mensili dei principali indici azionari in cui il Dax continua ad essere quello con maggiore forza riuscendo a chiudere la settimana al di sopra della media mobile a 200 giorni anche se presenta una serie di minimi e massimi decrescenti tipici di un trend ribassista. Il minimo a 5600 sta sostenendo il mercato ma una sua perdita spingerebbe i prezzi verso 5300. Dow Jones e S&P500 hanno formato invece delle fasi laterali rispettivamente tra 8930-10300 e 1044-1103 nelle ultime 4 settimane. Già il fatto che non siano stati in grado di mettere a segno dei rimbalzi consistenti ma abbiano dato vita ad un movimento laterale depone per la scarsa forza degli indici che in caso di rottura dei supporti (8930 di Dow e 1044 di S&P) vedranno una continuazione della loro discesa verso 8900/9000 di Dow e 986 e quindi 950 supporto chiave. Al momento sembra difficile vedere un loro movimento di forza in un mercato che si sta caratterizzando per una forte volatilità