ENI fiacco, ma l'upside fa gola. GS dice buy e non è la sola

ENI si è fermato appena sotto la parità: Shell segue le orme di BP. Quali implicazioni per il gruppo italiano? Le banche d'affari non hanno dubbi.

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Seduta debole oggi per Eni che, dopo aver ceduto circa un punto e mezzo percentuale ieri, ha anche provato a recuperare terreno, fallendo però nella sua impresa.

ENI poco sotto la parità. Non aiutano incertezza Ftse Mib e petrolio

Il titolo ha mostrato un andamento altalenante e cambiato direzione di marcia più di una volta, terminando poi gli scambi a 8,475 euro, con un calo dello 0,18% e quasi 15 milioni di azioni trattate, ben al di sotto della media degli ultimi 30 giorni pari a circa 20 milioni di pezzi.

A condizionare la seduta odierna di ENI è stato da una parte il movimento incerto del Ftse Mib e dall'altra l'andamento altalenante del petrolio.

Dopo un allungo fino ad area 40,5 dollari, le quotazioni dell'oro nero hanno ripiegato, scendendo addirittura sotto la parità ad un passo di 39 dollari.

In seguito sono ripartiti gli acquisti tanto che ora l'oro nero passa di mano a 39,75 dollari, con un rialzo dell'1,14%.

ENI: anche Shell svaluterà asset nel 2° trimestre

ENI oggi è rimasto sotto i riflettori sulla scia di alcune novità arrivate dal settore di riferimento. Dopo BP e Oxy, anche Shell ha annunciato un'ingente svalutazione attesa nel secondo trimestre, tra i 15 e i 22 miliardi di dollari, non cash.

Come nel caso di BP annunciato a metà giugno, con svalutazioni per 18 miliardi di dollari, sono le nuove ipotesi sul lungo termine a far ridurre il valore degli asset.

Shell ipotizza ora un Brent a dollari al barile e margini di raffinazione in flessione del 30%, mentre l’ipotesi di BP era di 55 dollari al barile per il Brent nel lungo termine.

Gli analisti di Equita SIM fanno notare che le svalutazioni colpiscono in particolare gli asset sul gas, che soffrono della minor domanda da Covid-19 come nel caso di quelle petrolifere.

Una parte delle svalutazioni è anche motivata dal più basso tasso di interesse con cui si attualizzano i costi di ripristino e bonifica dei giacimenti oil al termine delle operazioni.

ENI: gli impatti di un'eventuale svalutazione

La SIM milanese spiega che per Eni l’impatto di un'eventuale svalutazione potrebbe essere di 2-2,5 miliardi di euro, assumendo un prezzo del petrolio di lungo termine a 55-60 dollari al barile, in quanto il 94% degli asset ha un NPV positivo a 50 dollari di Brent e 5 dollari per milione di BTU PSV.

Nell’ultimo bilancio ENI ipotizzava un Brent a 70 dollari al barile Brent nel lungo termine e 7,8 dollari per milione di BTU PSV.

La svalutazione non cambierebbe significativamente il leverage per ENI, con un impatto di circa un punto percentuale in più.

Gli analisti di Equita SIM mantengono così una view bullish sul titolo, con una raccomandazione "buy" e un prezzo obiettivo a 11 euro.

ENI resta tra le top pick di Goldman Sachs. Ecco perchè è da comprare

Un'indicazione bullish per ENI è arrivata oggi da Goldman Sachs che ha confermato il titolo tra le sue top pick nel settore oil, con una raccomandazione "buy" e un target price a 12 euro, valore che implica un potenziale di upside di quasi il 42% rispetto alle quotazioni correnti di Borsa.

La banca Usa evidenzia che ENI si sta trasformando in un business a ritorni più elevati, grazie ai successi nell'esplorazione, alle cessioni e a una forte pipeline di start-up di progetti.