L’epidemia accelera ed ora spaventa i mercati

Oggi dobbiamo dedicare il commento al virus cinese, che per chissà quanto tempo ancora continuerà ad essere ospite sgradito di queste righe.

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Oggi dobbiamo dedicare il commento al virus cinese, che per chissà quanto tempo ancora continuerà ad essere ospite sgradito di queste righe.

Venerdì la seduta americana ha dimostrato, senza ombra di dubbio, che l’accavallarsi delle notizie e l’emergere dei primi dati un po’ più precisi sull’epidemia, hanno fornito ai mercati il pretesto necessario per avviare la correzione dei molteplici eccessi accumulati durante i quasi 4 mesi di rally, che hanno portato l’indice SP500 a fermare il suo record storico alla quota 3.337,77, che per qualche settimana almeno dovrebbe rimanere inviolata.

In modo abbastanza repentino, subito dopo l’apertura positiva dei mercati americani, venerdì è iniziato un calo che non è bastato a trasformare la seduta europea, restata ampiamente ed inspiegabilmente positiva, ma che, accelerando in serata, ha mostrato un deciso ribaltamento dei rapporti tra le forze in campo. Se per molti giorni sono stati quasi sempre i compratori a prevalere, al punto da imporre la sensazione che scarse informazioni sul virus equivalessero a scarsa pericolosità, alcuni fatti emersi venerdì hanno improvvisamente svegliato i mercati dal sogno rialzista e portato i venditori a dominare la scena. 

Nel commento di venerdì mattina rilevavo che i mercati USA fino a giovedì preferissero guardare al bicchiere mezzo pieno dell’efficienza della reazione sanitaria cinese, più che lasciarsi condizionare dai rischi di diffusione mondiale del virus. Avevo ipotizzato che solo l’emergere di casi accertati di contagio negli USA o in Europa sarebbe stato in grado di costringerli a valutare i rischi dell’epidemia.