I rischi dell'eredità. Difendersi dalle donazioni!

Ricevere un bene in eredità, sia in modo legittimo che attraverso un testamento, non sempre è privo di incognite ed anche di rischi. Così come un soggetto che acquista una casa proveniente da una precedente donazione potrebbe rischiare di doverla restituire entro 20 anni, se gli eredi legittimi ritengono siano stati lesi nella loro quota legittima. Cerchiamo di capire come poter evitare questa spiacevole circostanza.

Image

Ricevere un bene in eredità, sia in modo legittimo che attraverso un testamento, non sempre è privo di incognite ed anche di rischi. Così come un soggetto che acquista una casa proveniente da una precedente donazione potrebbe rischiare di doverla restituire entro 20 anni, se gli eredi legittimi ritengono siano stati lesi nella loro quota legittima. Per evitare problemi legali, vediamo quali sono gli elementi di base dell'eredità e cosa fare in caso di bene ricevuto in donazione.

Eredità: differenze tra universale e particolare

L'eredità, ossia il complesso del patrimonio di una persona dopo l'evento della sua morte, è regolata dal diritto di successione o ereditario. I beni di proprietà del soggetto sono alienabili ai successori i quali continuano nelle relazioni patrimoniali. L'unico istituto giuridico che non entra nell'asse ereditario e dunque termina con la morte del soggetto che ne aveva i diritti è quello dell'usufrutto e uso. Successivamente al dipartita del defunto, la successione ereditaria si apre nel luogo dell'ultimo domicilio del "de cuius" e può essere a titolo universale o particolare. Nel primo caso gli eredi subentrano nelle quote attive e passive del patrimonio del defunto, in toto o in parte. Nel secondo caso invece il successore, entra nei diritti e nelle obbligazione del defunto solo per alcune specifiche parti del patrimonio.

Con la successione universale, è necessario accettare l'eredità per entrare di diritto nel patrimonio del defunto. Ciò significa subentrare anche negli eventuali debiti. Chi invece è "nominato" dal defunto come erede a titolo particolare, subentra come erede automaticamente dall'apertura delle successione e non deve accettare il lascito. Nello stesso tempo non subentra nei debiti, che invece saranno divisi tra gli altri eredi legittimi.

Come si trasmette l'eredità

Il patrimonio posseduto a pieno titolo può essere trasferito agli eredi tramite tre diverse tipologie di successione:

testamentaria, in cui il defunto ha disposto in un atto scritto, olografo (cioè di suo pugno) o redatto da un notaio (forma pubblica), le modalità di divisione del suo patrimonio sia agli eredi che ai legatari (quelli definiti nel paragrafo precedente soggetti della successione particolare);

legittima; è la legge che definisce le quote di suddivisione del patrimonio del defunto. Essa interviene sia nel caso di assenza di un testamento, che nel caso in cui il testamento sia invalido e nullo, oppure nel testamento sono esclusi alcuni beni;

necessaria quando chi ha fatto testamento ha escluso gli eredi legittimi previsti dalla legge, e dunque prevede che una quota (legittima) vada appunto agli eredi legittimi.

Chi sono gli esclusi dall'eredità

Non sempre, e vale anche per gli eredi legittimi, la quota di successione spetta di diritto (per legittima, necessaria o testamentaria). Infatti ci sono alcune circostanze per le quali l'erede o legatario non può ricevere la successione. Chi sono?

  • Chi ha volontariamente ucciso o tentato di uccidere il de cuius o i suoi congiunti e la sua punibilità non sia stata esclusa dalla legge penale;
  • Chi ha commesso sempre ai danni di tali persone un fatto al quale la legge dichiara applicabili le disposizioni sull’omicidio;
  • Chi ha calunniosamente denunciato una di tali persone o falsamente testimoniato contro di esse, purché si tratti di condotte accertate in un giudizio penale;
  • Chi ha forzato con violenza o dolo la volontà testamentaria o ha distrutto, falsificato, alterato od occultato il testamento.

Eredità legittima: quali sono le quote

La legge stabilisce che gli eredi legittimi, ossia quelli che godono con il defunto di un rapporto di parentela, hanno diritto ad una quota, definita legittima, anche quando il testatore abbia disposto diversamente nel suo testamento del suo patrimonio ed un erede legittimo fa valere il diritto di lesione. Il riferimento normativo è l'art. 536 del codice civile che stabilisce chi sono gli eredi legittimi e quanto spetta loro.

In caso di presenza del solo coniuge, la quota legittima è del 50%. L'altro 50% è quota disponibile.

In presenza del coniuge e di un figlio, la sudivisione è di 1/3 al coniuge, 1/3 al figlio e l'altro 1/3 come quota disponibile.

Se vi sono invece più figli con il coniuge, 1/2 quota legittima figli, 1/4 quota legittima coniuge, 1/4 quota disponibile.

Se invece ci sono solo i figli,senza coniuge, la quota che va ai figli è di 2/3 ed il restante è disponibile.

Come accedere all'eredità e rendere valida la successione

Il tempo entro cui presentare la dichiarazione di successione è di un anno dalla morte del de cuius. La dichiarazione va presentata presso l'Agenzia delle Entrate in modo telematico per sveltire la procedura sia di pagamento che di voltura al catasto dei beni immobili. Le imposte da pagare sono quelle ipotecarie, catastali, di bollo, delle tasse ipotecarie e dei tributi speciali. Nella dichiarazione di successione vanno riportati tutti i beni ricompresi nel patrimonio del de cuius (ad eccezione del TFR e delle quote di assicurazione sulla vita o previdenziali). Solo con il pagamento delle imposte e tasse, e dunque la regolarità nella elaborazione della dichiarazione di successione gli eredi potranno ricevere in parti uguali i beni del defunto, tra cui anche i titoli di stato, gli importi sul conto corrente, contanti, titoli al portatore, immobili. Per quest'ultimi, l'Agenzia delle Entrate trasmette le informazioni al catasto per aggiornare le informazioni sulla proprietà.

Per acquisire la proprietà è necessario accettare la successione.

Quando non è necessaria la dichiarazione di successione

Se nel patrimonio del defunto non vi sono immobili, o terreni o diritti su di essi, e l'importo complessivo dello stesso non supera i 100.000 euro, gli eredi non sono tenuti ad aprire la successione. Anche nel caso di rinuncia alla successione non richiede l'apertura della stessa. La procedura prevede la compilazione di una dichiarazione di responsabilità di ricadere nei casi sopra richiamati. Nel caso in cui invece il de cuius lascia un immobile su cui aveva l'usufrutto, questo termina con la morte del de cuius ed gli eredi potranno entrare nel possesso del bene senza la necessità di fare una dichiarazione di successione.

Bene ricevuto in donazione: si esclude dall'eredità

Se hai ricevuto una immobile in donazione da un tuo parente in linea retta, questo bene non rientra nel patrimonio del tuo parente che sarà oggetto di successione all'atto della sua morte. Ma è proprio così? In realà come previsto dalla legge, in assenza di un testamento (olografo o pubblico) interviene la quota legittima. In base ad essa gli eredi legittimi, solo dopo aver aperto la successione e concluso la pratica di dichiarazione della successione, avranno la disponibilità dell'eredità. In base all'asse ereditario la quota legittima varia. Ma in ogni caso la cosa importante è che gli eredi legittimi non siano stati lesi nei loro diritti. Può accadere proprio questo nel caso di una donazione avvenuta prima della morte ma che va a ledere i diritti di legittima degli eredi. Questi hanno tempo 10 anni dall'apertura della successione per esperire l'azione legale della legittima. Con essa gli eredi hanno il diritto di riprendersi i beni ceduti a terzi con il testamento o con precedenti donazioni.

Donazione di una casa: i rischi per chi compra

Ammettiamo che ricevi come atto di donazione una casa. L'atto di donazione è un atto tra vivi e dunque non rientra nelle procedure ereditarie. Anzi, il patrimonio del de cuius è ridotto dei beni che lui ha concesso in donazione mentre era in vita. Tuttavia, nel caso di lesione dei diritti di legittima degli eredi, con l'azione di legittima, questi possono richiedere la restituzione del bene. Ma cosa accade se chi ha ricevuto il bene in donazione lo vende? Chi lo acquista potrebbe incorrere nel rischio che gli eredi legittimi, vedendosi lesa la propria legittima, possano richiedere che il bene rientri in loro possesso. Infatti chi ha acquistato il bene, sebbene in buona fede, anche se quel bene è entrato ormai nel suo patrimonio, e quindi è escluso da quello del de cuius, che precedentemente in vita aveva donato il bene, dovrà restituire la proprietà. Lo farà solo se gli eredi legittimi avviano un'azione di legittima e comunque entro 20 anni dalla donazione. 

Facciamo un esempio. Luca, figlio di Roberto, riceve dal papà la casa con un atto di donazione. Luca decide di vendere la casa. All'atto di successione successiva alla morte di Roberto, gli altri eredi legittimi di Roberto, ad esempio altri figli, quindi fratelli di Luca, possono agire per vie legali per riprendersi la casa venduta da Luca, se ritengono che la loro quota legittima sia stata lesa. Non solo Luca dovrà far rientrare la casa tra i beni ereditari ma anche chi l'ha comprata dovrà restituirla. 

Acquisto da donazione: come difendersi

La modalità principe per evitare che un bene acquistato derivante da una donazione possa rientrare nel patrimonio degli eredi, e quindi essere costretto a restituirlo è quella di rifiutarsi di sottoscrivere l'atto di compravendita se dopo le attività di verifica del notaio si riscontra che il bene derivi da donazione. Infatti se il venditore ha omesso questo dettaglio nel preliminare, l'acquirente potrà rifiutare di firmare il contratto definitivo di compravendita. 

Si segnala come punto di attenzione che anche le banche, in presenza di un bene ricevuto in donazione, potrebbero avere difficoltà a concedere un mutuo proprio perchè c'è il rischio che l'immobile perda il suo ruolo di garanzia nel caso di azione di restituzione in capo agli eredi legittimi.