La guerra era già annunciata e il primo attacco era arrivato da Apple, che per bocca del suo chief executive Tim Cook giusto una settimana fa aveva messo nel mirino Facebook, pur non nominandola direttamente, accusandola di "mancanza di responsabilità". Il social network, però, mercoledì ha deciso di passare all'artiglieria pesante, acquistando paginate di pubblicità su New York Times, Washington Post e Wall Street Journal per diffondere la sua propaganda "bellica". Tema del contendere le modifiche che Cupertino imporrà con l'inizio del 2021 alle regole in tema di privacy del suo App Store: saranno eliminate dal negozio virtuale della Mela tutte le app che tracciano gli utenti senza prima avere la loro autorizzazione. La modifica arriverà in gennaio con l'aggiornamento di iOS, il sistema operativo di iPhone e iPad, e di fatto inibirà il targeted advertising, la possibilità per le aziende di fare pubblicità mirata basata sui dati del singolo utente. Dopo gennaio sarà ancora possibile farlo, in realtà, ma le app dovranno prima chiedere l'autorizzazione ai consumatori (pratica già in uso per altro su molti siti web).
Per Facebook Cupertino non pensa alla privacy ma ai profitti
Come spiegato da Dan Levy, vice president di Ads and Business Products per Facebook, in un comunicato dal titolo Speaking Up for Small Businesses (in italiano, "Parlando per le piccole aziende"), la mossa di Apple non sarebbe finalizzata alla difesa della privacy ma esclusivamente a sostenere i profitti del produttore di iPhone e Mac. E a essere colpiti non sarebbero colossi del Web come Facebook o Google, ma le realtà imprenditoriali di piccole dimensioni. Per sostenere questa tesi Facebook ha fatto intervenire un paio di aziende alla conferenza stampa di mercoledì. "Non sarebbe possibile che la nostra attività essere dov'è oggi senza gli annunci personalizzati", ha dichiarato Monique Wilsondebriano co-proprietaria insieme al marito Chevalo di Charleston Gourmet Burger, in South Carolina. Secondo Wilsondebriano, quando hanno iniziato la loro attività nel 2012, i coniugi hanno scelto la pubblicità online perché non potevano permettersi quella in radio o tv.
Per Apple la corsa ai dati avvantaggia le grandi imprese
"Alcune aziende che preferirebbero che la modifica non fosse mai implementata hanno affermato che questa politica grava in modo univoco sulle piccole imprese limitando le opzioni pubblicitarie ma in realtà l'attuale caccia dei dati avvantaggia principalmente le grandi imprese con grandi set di dati", aveva già spiegato in precedenza Jane Horvath, senior director di Global Privacy per Apple. "Accogliamo con favore la pubblicità in-app e non vietiamo il tracking. Chiediamo semplicemente a ciascuna app di ottenere il consenso esplicito dell'utente al fine di monitorare in modo che sia più trasparente e sotto il controllo dell'utente", è la replica ufficiale di Cupertino alle accuse di Facebook.
(Raffaele Rovati)