Fed: le misure che non servono a dissipare l'incertezza

Nel weekend la Federal Reserve statunitense ha tagliato i tassi portandoli in prossimità dello zero nel tentativo di alleviare le pressioni sul sistema finanziario globale. Tuttavia non sarà tanto facile rassicurare i mercati azionari.

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Neil Dwane, Global Strategist di Allianz Global Investors, spiega che nel weekend la Federal Reserve statunitense ha tagliato i tassi portandoli in prossimità dello zero nel tentativo di alleviare le pressioni sul sistema finanziario globale. Tuttavia non sarà tanto facile rassicurare i mercati azionari. Alla luce dell’incertezza sull’evoluzione dell’epidemia di coronavirus e degli interventi sempre più massicci dei governi per contenere o quantomeno ritardare il contagio, una recessione globale sembra sempre più probabile. Dobbiamo essere consapevoli di trovarci in una fase di mercato “orso” e agire di conseguenza. Treasury USA e oro potrebbero comportarsi bene, ma gli investitori alla ricerca di una maggiore esposizione al rischio potrebbero considerare settori sottovalutati come quello dell’energia.

Punti principali

  • I mercati finanziari sono dominati dall’incertezza sull’evoluzione della pandemia e difficilmente troveranno conforto data la minaccia di un’imminente recessione dell’economia globale.
  • La Cina ha fatto progressi nel contenimento del contagio e l’economia locale sembra viaggiare verso la ripresa, anche se la domanda di alcuni beni resterà probabilmente debole a causa dei danni economici provocati dal coronavirus anche nel resto del pianeta.
  • Le Banche Centrali di tutto il mondo stanno facendo il possibile per fornire la liquidità indispensabile al funzionamento dell’economia, ma molte stanno esaurendo gli strumenti a disposizione.
  • Gli asset considerati “sicuri” come i Treasury USA e l’oro sembrano destinati a registrare nuovi rialzi, ma gli investitori che volessero assumere maggiore rischio potrebbero considerare i settori che scontano già un’elevata probabilità di recessione, come l’energia.

I mercati azionari statunitensi hanno chiuso la scorsa settimana in un clima più disteso. L’S&P 500 ha infatti registrato il rialzo giornaliero più consistente dal 2008 sulla scia dell’annuncio del Presidente Donald Trump di un pacchetto di misure volto a contrastare la crescente minaccia del nuovo coronavirus. In un mercato orso non è insolito assistere a forti rally dopo importanti flessioni, tuttavia i mercati tendono a scendere ancora nei mesi successivi, come Neil Dwane ha osservato dopo i crolli del 1929 e del 1987.

Prova ne sia che le borse europee e statunitensi sono precipitate già la mattina di lunedì, malgrado il taglio dei tassi deciso dalla Federal Reserve domenica. La Fed ha inoltre annunciato un programma di quantitative easing del valore di almeno USD 700 miliardi e l’apertura di linee di credito in USD presso la Banca Centrale come fece ai tempi della crisi finanziaria del 2008.

Tali interventi rivelano le enormi pressioni ancora presenti nel sistema finanziario globale - e infatti controparti non statunitensi hanno contratto debiti attraverso finanziamenti in dollari per un valore tra USD 12.000 e 18.000 miliardi. Di fatto la Fed ha nuovamente assunto le funzioni di Banca Centrale del mondo.

Situazione critica per le economie di tutto il mondo

I mercati finanziari devono fare i conti con l’incertezza legata all’evoluzione dell’epidemia di covid-19 e difficilmente nell’immediato potranno essere rassicurate. Le economie di tutto il mondo versano in condizioni critiche e molte potrebbero subire gravi battute d’arresto, come è successo alla Cina nel primo trimestre.

In Asia, gli sforzi per contenere la diffusione della malattia sembrano aver sortito l’effetto desiderato: l’attività in Cina riprende gradualmente a tutto vantaggio delle azioni cinesi del mercato locale e delle A-share. Meno prevedibile l’andamento delle esportazioni cinesi nei prossimi mesi, poiché adesso altri Paesi sono alle prese con l’emergenza sanitaria e le sue conseguenze.

Al momento il virus sta mettendo in ginocchio l’Europa. Germania, Spagna e Francia iniziano a varare severe misure di contenimento sull’esempio dell’Italia e si stima che il picco dei contagi si avrà solo tra fine aprile e il mese di maggio. Neil Dwane non prevede che lo scenario per il Vecchio Continente nel breve periodo possa migliorare, indipendentemente dall’entità degli stimoli fiscali varati dai governi.

Negli Stati Uniti il numero di casi di coronavirus confermati aumenta di pari passo con la diminuzione della fiducia, un fenomeno che potrebbe frenare la spesa al consumo e gli investimenti delle aziende. Dato che già propendevamo per un’imminente recessione degli USA, Neil Dwane ritiene che il processo sia ormai irreversibile. Resta da vedere quanto durerà la recessione e quanto sarà grave.

Le Banche Centrali stanno ricorrendo a ogni mezzo possibile, ma funzionerà?

La decisione della Fed è solo l’ultimo esempio degli sforzi delle Banche Centrali di tutto il mondo per fornire la liquidità necessaria al funzionamento delle rispettive economie, anche se queste misure si tradurranno in forti pressioni sulle finanze statali e sugli istituti di credito. Per orientarsi negli investimenti, è possibile dare uno sguardo alle politiche monetarie locali:

  • Cina – La People’s Bank of China inietta liquidità e potrebbe varare nuovi stimoli monetari e fiscali. Tali misure fanno sperare in una ripresa dell’economia locale. Sul mercato le valutazioni sono interessanti poiché non hanno toccato nuovi massimi negli ultimi 5 anni.
  • Giappone – Gli acquisti di obbligazioni, ETF e azioni della Bank of Japan sostengono gli asset rischiosi. Il mercato è prossimo ai minimi quinquennali e presenta valutazioni relativamente modeste.
  • Europa – La scorsa settimana la Banca Centrale Europea non ha rassicurato gli investitori e non dispone di molte altre frecce al suo arco. Le valutazioni sono convenienti e i mercati sono vicini ai minimi degli ultimi 5 anni.
  • Regno Unito – La Bank of England sembra in procinto di adottare ingenti misure coordinate. Il mercato sottoperforma ormai da 3 anni a causa dell’incertezza associata alla Brexit ed è prossimo ai minimi quinquennali.
  • Stati Uniti – Negli ultimi anni i mercati USA hanno registrato ottime performance, grazie al sostegno dei colossi tecnologici. Nonostante la forte ondata di vendite l’indice S&P 500 scambia ancora al di sopra dei minimi a 5 anni.

Implicazioni per gli investimenti

Neil Dwane prevede che i Treasury USA potranno registrare buone performance grazie alla nuova tranche di quantitative easing annunciata dalla Fed, nonostante i preoccupanti segnali di illiquidità provenienti da quei mercati. Molti dei titoli più deboli stanno scendendo ai livelli “yield to worst”, un fenomeno che rivela la scarsa propensione al rischio. I gestori attivi che puntano sui fondamentali potrebbero invece trovare interessanti opportunità in quest’area.

Data la riduzione dei tassi USA allo 0%, il dollaro statunitense potrebbe perdere terreno, ma d’altro canto in questo momento nessuna economia vorrebbe una valuta forte. Una flessione potrebbe favorire l’oro e altre commodity.

Considerando altri sei mesi di incertezza, gli investitori potrebbero voler assumere maggiore rischio negli asset che scontano già una recessione, come il settore dell’energia. Ma altri settori si troveranno probabilmente ad affrontare prolungate difficoltà (soprattutto turismo, viaggi, ristorazione, produzione, auto e aerospaziale) a causa del “congedo forzato” dei lavoratori e dei conseguenti effetti a catena.

In momenti come questi, è difficile acquisire molte informazioni dai mercati, ma gli investitori devono accettare che siamo in una fase di mercato orso. Con il congelamento dell’attività economica globale Neil Dwane si aspetta la diffusione delle spinte recessive.