Apertura di procedura di infrazione per surplus di esportazione

Il surplus tedesco può condizionare l’apprezzamento dell’euro e rendere difficile il recupero della competitività dei Paesi periferici dell’Eurozona.

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Il surplus tedesco può condizionare “l’apprezzamento dell’euro e rendere difficile il recupero della competitività dei Paesi periferici dell’Eurozona” secondo quanto scritto dalla Commissione Europea.

Già qualche settimana fa, in contemporanea allo scoppio della crisi del Datagate tedesco, prima di Bruxelles è stato addirittura Washington a segnalare una circostanziata lamentela agli amici tedeschi nella quale si leggeva che “l'anemico tasso di crescita della domanda interna in Germania e la dipendenza dall'export hanno ostacolato il bilanciamento in una fase in cui molte economie dell'area euro sono sotto forte pressione per tagliare la domanda e comprimere l'import. Il risultato è un effetto deflazionistico nell'area euro e nell'economia mondiale”. Immediatamente, una nota del Ministero dell’Economia tedesco, evidenzia che “il surplus commerciale è il risultato della forte competitività dell'economia tedesca”.

Bene. Anzi, no! Per due motivi. Primo perché la procedura aperta oggi dalla Commissione Europea, per quanto automatica, come dice Barroso, è pregna di interrogativi circa le politiche economiche adottate dalla Germania in seno all’Eurozona. Secondo perché il dato inoppugnabile dello sforamento (circa il 10%) della soglia consentita di export da parte della Germania indica, semmai ce ne fosse stato il bisogno, quello che è evidente anche ai non addetti ai lavori: in un sistema economico, denominato in una sola divisa a tasso non libero di oscillare ed in origine agganciato alla valuta di uno dei suoi Stati membri, in assenza di un Bilancio Pubblico comune e di una Fiscalità solidale, se lo Stato la cui valuta originaria è agganciata fissamente alla divisa comune, addotta politiche deflattive, i suoi effetti si ripercuoteranno anche agli altri stati del sistema economico per primo e poi a tutti gli altri stati che ne importeranno le sue merci.