Nuova imposta in arrivo: la tassa sulla plastica diventa doppia!

Un’imposta sulla plastica dall’Italia. Un’altra imposta sulla plastica dall’Europa, regalino del Recovery Fund. E così, la tassa diventa doppia. E così, oltre alle imprese, a essere colpiti saranno anche i consumatori. Come per par condicio. In realtà si tratta di due imposte molto diverse, ma per entrambe la definizione finale è la stessa: sono soldi che gli italiani dovranno versare in più. E l’impatto di queste due tasse potrebbe in realtà moltiplicarsi, andando a svuotare ulteriormente le tasche dei cittadini. Perché la tassa italiana rischia di causare un aumento del 50% dei costi di approvvigionamento sulla plastica.

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Un’imposta sulla plastica dall’Italia. Un’altra imposta sulla plastica dall’Europa. E così, la tassa diventa doppia. E così, oltre alle imprese, a essere colpiti saranno anche i consumatori. Giusto per par condicio.

Due imposte molto diverse in realtà, ma che di fatto vedono lo stesso finale: sono soldi che gli italiani dovranno versare, in più. E l’impatto di queste due tasse potrebbe in realtà moltiplicarsi, andando a incidere ulteriormente sulle tasche dei cittadini. Il motivo lo spiega Assobibe, che raccoglie tutti i produttori in Italia di bevande analcoliche: la tassa italiana sulla plastica potrebbe causare potenzialmente un aumento del 50% dei costi di approvvigionamento sulla plastica. Insomma, una lattina di una bevanda gassata, o di un succo di frutta, potrebbe costare il 50% in più. 

Imposta sulla plastica dall'Europa: "tassa-regalo" dal Recovery Fund

Sull'imposta sulla plastica proveniente dall'Europa ancora non ci sono grandi certezze. Questo perché è una delle tante nuove tasse prodotte dal Recovery Fund, tanto apprezzato dal momento che porterà soldi all’Italia da impiegare per il rilancio delle attività. Non tutto è oro quel che luccica, evidentemente. Dato che l’Europa, come detto, introdurrà nuove tasse, tra cui un prelievo per il digitale, un’imposta sulle transazioni finanziarie, regole più ferree contro le emissioni di anidride carbonica.

E poi, come detto c’è l'imposta sulla plastica. Una sorta di ecotassa pari a 80 centesimi al chilo. Essa verrà applicata su tutti i rifiuti da imballaggi di plastica che a fine ciclo di raccolta differenziata non verranno ulteriormente riciclati.

Cosa si sa di questa nuova imposta sulla plastica, tra le nuove tasse imposte dall'Europa

Dice il testo: “Sarà introdotta e applicata dal 1 gennaio 2021 una nuova risorsa propria composta da una quota di entrate provenienti da un contributo nazionale calcolato in base al peso dei rifiuti di imballaggio di plastica non riciclati”. Inoltre, spiega la nota pubblicata dall’Unione Europea, va previsto un meccanismo volto a evitare effetti eccessivamente regressivi sui contributi nazionali.

In parole povere, che gli imballaggi siano realizzati di plastica riciclata, nuova, vecchia, biodegradabile o convenzionale non ha nessuna importanza. Quello che conta è la destinazione che il cittadino o chi per lui ne fa dopo l’utilizzo. E quindi puoi anche produrre imballaggi super ecosostenibili, ma se il consumatore la destina altrove dopo l’utilizzo, non serve a niente.

Come detto, non ci sono ancora le modalità per applicare l'imposta. Si sa per certo che tale prelievo riguarda solo gli imballaggi e non tutti i beni di plastica, mettendo insieme i paesi che non riciclano a ormai vent’anni dall’introduzione della raccolta differenziata.

Chi la pagherà questa nuova imposta? Quanto riciclano gli italiani e cosa rischiano con questa tassa sulla plastica?

Quanto impatterà questa tassa sulle tasche degli italiani? Forse, stavolta, potremmo in qualche modo scampare il peggio. E il motivo è semplice: l’Italia è tra le prime in Europa per riciclo. Insomma, i cosiddetti paesi eco-pigri sono altri, ed ecco perché il nostro paese, e le nostre tasche, potrebbero essere meno penalizzate rispetto agli altri.

I dati raccolti dal Sole 24 Ore rendono bene l’idea, attraverso le analisi di Corepla, consorzio nazionale di recupero della plastica: in Italia oltre 1,37 milioni di tonnellate di plastica sono stati raccolti in maniera differenziata, con un +13% rispetto al 2018. Lo scorso anno sono invece oltre 617 mila le tonnellate di rifiuti di imballaggio di plastica riciclati. Inoltre il consorzio Corepla ha avviato a recupero energetico di oltre 445mila tonnellate per produrre energia al posto di combustibili.

Imposta sulla plastica, parte seconda: la tassa italiana. Cosa si pagherà in più

Ma Non è finita. Perché come detto all’imposta europea si aggiunge anche una tassa italiana, sempre inerente la plastica, che va così a definire meglio la cosiddetta plastic tax. L’imposta verrà introdotta il primo gennaio e riguarda rasoi usa e getta, imballaggi non utilizzabili una seconda volta, posate di plastica, cannucce e altra merce di questo tipo. 

Dal 2021 si pagheranno 45 centesimi al chilo per qualsiasi prodotto realizzato in plastica e a uso singolo. Sono esclusi farmaci e prodotti medicali, la plastica da riciclo e quella biodegradabile.

La denuncia: plastic tax più sugar tax uguale 50% di costi in più! 

L'Unionplast, imprese che fabbricano i prodotti di plastica, segue il tema con molta apprensione, oltre all’Asobib. E' come se entrambe le associazioni si sentissero in qualche modo sotto assedio. Le bevande sono già colpite dalla sugar tax, che a dispetto del nome, sanzionerà anche i prodotti senza zucchero, per un aumento potenziale della produzione fiscale del 28% per litro di prodotto.

In aggiunta alla sugar tax, per la quale si sono già svolte diverse manifestazioni di protesta davanti a Montecitorio, ecco dunque la nuova versione della plastica tax, che causerà, come già accennato, un aumento del 50% dei costi di approvvigionamento sulla plastica. Come a dire: un'imposta tira l'altra.