Mercati ancora in bilico, nulla è stato risolto

Tutti i mercati internazionali sono alle prese con basse prospettive di crescita dell'economia, intanto l'Europa tiene in coma farmacologico la Grecia.

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Soluzioni concrete all'orizzonte non se ne vedono, i mercati navigano a vista con l'economia alle prese con problemi davvero complicati da risolvere, ed ogni paese ha i suoi, il più comune ed il più insidioso sul lungo termine è quello della bassa crescita che insieme al debito crea un mix in grado di far potenzialmente fallire paesi fino a poco tempo fa considerati solidissimi, come il nostro, ma di questo si parla fin troppo, non si parla molto invece dei problemi degli Stati Uniti, certamente più dinamici come sistema economico dell'Italia, ma con un debito importante ormai paragonabile al nostro e soprattutto con il pericolo di una crescita futura molto a rischio, nonostante i forti stimoli all'economia varati in successione dal 2009 che hanno dall'altra parte fatto ingrossare il debito pubblico a livelli record.La meno dinamica economia italiana non può, anche per i vincoli imposti dall'Unione Europea, attuare piani di crescita immettendo denaro fresco nel sistema, e quindi sembra condannata a tagli che deprimono ulteriormente l'economia e dovranno generare altri tagli, perché con poca crescita il debito diventa meno facile da sostenere. Di vendere il patrimonio statale almeno quello immobiliare, non se ne parla, e sarebbe credo l'unica posizione immaginabile, quindi i margini di manovra sono strettissimi e quindi l'Europa è costretta a tenere in vita una Grecia che sostanzialmente dovrebbe da sola essere già fallita, per evitare un effetto contagio che investirebbe subito Portogallo Irlanda, ma soprattutto Spagna ed Italia. Perché questo effetto contagio? Perché se domani fallisse la Grecia oltre ai danni alle banche francesie tedesche, si creerebbe il panico sul mercato obbligazionario con sfiducia verso proprio questi paesi che per piazzare i loro titoli di stato senza sostegni dalla UE dovrebbero pagare tassi di interesse altissimi, insostenibili con qualunque manovra finanziaria e quindi in breve tempo si troverebbero insolventi.