I mercati finanziari non tolgono gli occhiali dalle lenti rosa (vedi nostro weekly di settimana scorsa). Mentre i dati deboli – che non sono certo mancati nelle ultime settimane - hanno costituito un pretesto per credere che l’immissione di liquidità delle banche centrali resterà abbondante per lungo tempo, i dati positivi – come quello sull’occupazione americana di venerdì – costringono i sottopesati e i sostenitori del ‘sell in May’ a uscire allo scoperto e a ricoprirsi affannosamente. Risultato: nuovi massimi ogni tempo per Dow, S&P, Russell e massimi pluriennali su Dax e FTSE. Sarà interessante vedere nelle prossime sessioni se le rotture genereranno un’accelerazione oppure se la mancanza di forza rischierà altresì di scatenare un effetto boomerang nella percezione di una falsa rottura e di una ‘bull trap’. Il fatto che tutte le principali banche centrali rimangano con il piede sull’acceleratore nelle loro politiche accomodanti, come confermato da Bernanke e, in maniera più velata, da Draghi, rimane il combustibile principale di questo movimento. La cui sostenibilità è però ostaggio dei dati provenienti dall’economia reale. Vedremo se i buoni non-farm payroll di venerdì troveranno conferme. Il nostro scenario base rimane quello di una stretta fiscale (‘fiscal cliff’ e ‘sequester’) che continuerà a far sentire i suoi effetti almeno per tutto il secondo trimestre rendendo difficili sorprese positive da parte dell’economia americana. Più possibilità ci sono forse in Europa dove le aspettative per la crescita economica sono ormai talmente depresse che l’asticella da superare è effettivamente bassa. E i segnali di maggior disponibilità ad iniziative pro-crescita e a rinnegare l’austerità fine a se stessa si stanno moltiplicando.