Patrimoniale. Pensavamo di averla scampata. Invece è tornata

L’emendamento dei due deputati di sinistra sembrava essere respinto a gran voce. È stato invece riammesso alla Manovra fiscale 2021. Patrimoni, quindi conti correnti e beni immobili, al di sopra dei 500 mila Euro potrebbero venire aggrediti dall’imposta patrimoniale. Apparentemente si tratta di soglie molto alte, ma nella realtà, nei grandi centri urbani, potrebbero venire coinvolte anche le famiglie di ceto medio.

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Sembrava ormai un altro capitolo chiuso. Un allarme rientrato dopo poche ore di affanno. La paterna figura del Governo aveva riportato al ragionamento i due figlioli parlamentari ribelli, costringendoli a ritrarre la loro proposta di patrimoniale.

Il cittadino si era sentito accudito, in questo caso, dalla figura autorevole dello Stato che per una volta aveva preso le sue parti. Lo aveva protetto da una tassazione inaccettabile, che comunque avrebbe coinvolto apparentemente soltanto alcune fasce di popolazione.

Poche ore di rassicurazione governativa. Poche ore. Poi tutto ricomincia da capo, come se il babbo nazionale fosse caduto in un oblio senza fine, insensibile alle angosce dei cittadini.

Perché continuare a parlare di patrimoniale

Ebbene sì. Si sta parlando ancora di patrimoniale, di quella imposta sul patrimonio che lo Stato potrebbe esigere dal cittadino non per gli specifici servizi erogati, ma per servizi che potrebbe corrispondere alla collettività nel futuro. Primo fra tutti i ‘servizi’, la riduzione del debito pubblico.

Fino a pochi giorni fa potevamo leggere su tutti i giornali come l’emendamento alla Manovra fiscale 2021, a firma dei parlamentari di sinistra Nicola Fratoianni (Leu) e Matteo Orfini (Pd), fosse stato respinto a gran voce. Il Governo e lo stesso Pd hanno preso prontamente le distanze da questa ipotesi di patrimoniale, facendo notare come una soluzione di questo tipo non sia la via corretta da percorrere.

Poco dopo la commissione di Bilancio della Camera si è pronunciata mettendo uno stop alla proposta, dichiarandola inammissibile per ‘carenza o inidoneità della compensazione’. In altri termini, per mancanza di copertura l’emendamento presentato dai rappresentanti di Pd e Leu è stato fermato sul nascere.

Sembrava ormai che l’allarme fosse rientrato. Dopo poche ore però, la proposta di patrimoniale è stata sottoscritta da altri parlamentari, presentato il ricorso da parte degli stessi firmatari, e l’emendamento è stato nuovamente inserito in Manovra.

Dagli Atti della Camera del 3 dicembre leggiamo, infatti, come sia stato riammesso l’emendamento che ‘prevede l’istituzione di una imposta sostitutiva sui grandi patrimoni in considerazione della difficoltà di effettuare una puntuale quantificazione riguardo alla stima degli effetti di gettito derivanti dalla proposta emendativa, fermo restando che più puntuali informazioni potranno essere acquisite in proposito dal Governo nel corso dell’esame dell’emendamento stesso'.

Sembra davvero che ci dobbiamo abituare all’idea di una patrimoniale.

Cosa prevede la proposta di patrimoniale riammessa in Manovra

La patrimoniale come proposta dai due deputati andrebbe a colpire esclusivamente i grandi patrimoni con aliquote progressive.

La prima fascia sulla quale il prelievo forzoso agirebbe è quella dei patrimoni compresi fra i 500 mila e il milione di Euro, che comporterebbe un aliquota dello 0,2 %.

Fra 1 e 5 milioni di Euro l’aliquota salirebbe allo 0,5%, aumentando all’1% per patrimoni compresi fra 5 e 50 milioni, fino a raggiungere un prelievo del 2% per i la fascia superiore ai 50 milioni di Euro.

La mancata denuncia all’Agenzia delle Entrate dei patrimoni detenuti all’estero, comporterebbe una multa comopresa fra il 3% e il 15% dell’importo non dichiarato.

Inoltre, per il solo 2021, la proposta prevede per i patrimoni superiori al miliardo di Euro, un prelievo straordinario del 3% da destinare al sostegno delle misure adottate per affrontare l’emergenza sanitaria Covid.

A fronte di questo sistema di prelievo, la patrimoniale sarebbe, sempre secondo le intenzioni dei suoi autori, affiancata dall’abolizione dell’IMU e dell’imposta di bollo sui conti correnti e cui conti di deposito titoli.

I deputati Fratoianni e Orfini motivano la loro idea facendo notare come una misura con tali caratteristiche porterebbe alle casse dello Stato circa 18 miliardi di Euro.

Tutti i timori per una patrimoniale

Questi 18 miliardi portati a giustificazione dai deputati autori della proposta, si inseriscono in quella linea di pensiero che vede la patrimoniale come uno strumento di giustizia sociale, attraverso cui un sacrificio delle fasce più ricche andrebbe ad aiutare la parte della popolazione meno abbiente.

Le patrimoniali, da sempre sono estreme misure invise ai contribuenti e che i governanti nei momenti di grave crisi hanno sicuramente adottato malvolentieri. Il risentimento che scatena nei cittadini è davvero grande, e con grande facilità è in grado di spostare l’elettorato in un senso o nell’altro.

Ma se prestiamo attenzione ai soldi che ogni hanno versiamo al Fisco, ci accorgiamo che le patrimoniali sono già fra noi. Ogni giorno. 

La CGI di Mestre ci fa notare come le imposte patrimoniali che in Italia siamo costretti a pagare ogni anno, siano già una quindicina, fra canone Rai, bollo auto, IMU, TASI, imposta di bollo, ecc. Nel 2017, soltanto di queste, gli italiani hanno versato al Fisco 45,7 miliardi di Euro, con un incremento rispetto al 1990 del 400%, a fronte di un inflazione cresciuta del 90% negli stessi 27 anni.

In realtà, quindi, la patrimoniale di cui si parla in questi giorni, non sarebbe altro che una ulteriore patrimoniale che i cittadini dovrebbero affrontare, e in questo caso nemmeno tutti, viste le fasce patrimoniali che verrebbero interessate.

Sull’altro lato del dibattito, invece si posizionano gli oppositori a questo tipo di imposta. Il ragionamento sottostante, solitamente prende origine dal fatto che la ricchezza deriva dall’accumulo di reddito già soggetto a imposte e tasse. Un’imposta che va ad aggredire direttamente il patrimonio, pertanto si configura come un ingiusto secondo prelievo fiscale destinato con molta probabilità a disincentivare gli investimenti e a motivare deflussi di capitali all’estero.

I pareri sulla patrimoniale in emendamento

La proposta ha suscitato da subito un’ondata di pareri contrastanti. A partire dalla Lega, con Alberto Bagnai, che la definisce una misura insensata destinata a colpire la classe media senza andare a incidere sui veri grandi patrimoni in buona parte custoditi in paradisi fiscali. Passando poi, dagli stessi esponenti Pd, dalla quale hanno preso le distanze già dall’inizio definendola inopportuna, oppure dalla convinta contrarietà all’iniziativa dichiarata da Luigi Di Maio, fino ad arrivare alla adesione di Beppe Grillo.

Il fondatore, schierandosi contro l’opinione dello stesso M5s, si trova in sintonia con una patrimoniale che vada a colpire i grandi patrimoni 'senza rivolgersi al resto della popolazione già stremata da un anno tragico dal punto di vista finanziario, oltre che sanitario'.

Circa 280 miliardi di Euro, continua Grillo, sono nelle mani dei 2.774 cittadini italiani con un patrimonio personale superiore ai 50 Milioni di Euro. Tassando i patrimoni compresi dai 50 milioni al miliardo con un aliquota del 2%, le casse dello Stato aumenterebbero il loro saldo di 6 miliardi. Una tassazione ulteriore del 3% sui patrimoni multimiliardari genererebbe altri 4 miliardi di Euro.

Cosa dicono gli ideatori della proposta di patrimoniale

Gli autori della proposta, in questo mare di pareri discordanti, hanno cercato di fare chiarezza. Nicola Fratoianni, esponente Leu, lo leggiamo su Il Giornale, ha illustrato con un esempio pratico come potrebbe funzionare la nuova patrimoniale.

In realtà, spiega il deputato, ciò su cui l’imposta andrebbe a intervenire è la rendita catastale di un immobile e non il suo valore commerciale, questo a difesa da chi sostiene che un patrimonio di 500 mila Euro sarebbe relativamente facile da raggiungere, in una grande città, anche da una famiglia di reddito medio.

Un immobile in Roma di circa 230 mq, continua Fratoianni, del valore commerciale di 951 mila Euro è obiettivamente alla portata di una fascia medio alta di contribuente. La sua rendita catastale è di 3.100 Euro, che ai fini del calcolo IMU si traducono in 520 mila Euro.

Ora, la proposta di patrimoniale, nella prima fascia, va a intervenire sulla rendita catastale dai 500 mila Euro in su. Una famiglia di ceto medio, con un reddito di 2.000 Euro, che per ipotesi avesse ereditato l’immobile, andrà a pagare l’imposta patrimoniale con la prima aliquota dello 0,2% soltanto sui 20 mila Euro che eccedono i 500 mila, che sono la franchigia.

Sotto questa soglia non si paga nulla, al di sopra si paga qualcosa esclusivamente sulla parte eccedente la rendita catastale. Alla resa dei conti, continua il deputato, si perde davvero poco, anzi si risparmia addirittura grazie all’altro aspetto saliente della proposta.

L’IMU sulla seconda casa viene abolita, continua Fratoianni, e insieme viene levata l’imposta di bollo dello 0,2% sui depositi finanziari prevista dal Governo Monti.