Pechino affonda il colpo su Alibaba che precipita in Borsa

L'antitrust cinese avvia indagine contro il big del commercio elettronico Alibaba, che crolla a Hong Kong e Wall Street. Sotto esame anche Ant Group.

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Pechino affonda il colpo su Alibaba Group Holding. La State Administration for Market Regulation (Samr, l'antitrust cinese) ha infatti comunicato giovedì di avviare avviato un'indagine sul colosso del commercio elettronico. La Samr in precedenza aveva già multato Alibaba (insieme ad altre aziende tra cui il gigante del Web Tencent Holdings) per non avere segnalato correttamente passati accordi (acquisizioni, fusioni, modifiche nelle partecipazioni azionarie) perché venissero adeguatamente revisionati. Non sono stati forniti dettagli su possibili sanzioni o sulla tempistica dell'indagine, ma la Samr ha sottolineato come nel mirino sia finita soprattutto la pratica di Alibaba di costringere i suoi fornitori a contratti in esclusiva: chi vende su Tmall, la piattaforma di e-commerce di Alibaba, non può fare altrettanto, per esempio, su quella di Jd.com o sull'emergente Pinduoduo.

Sulla notizia tracollo del 13,34% per Alibaba al Nyse

La notizia dell'indagine ha scatenato il panico in Borsa. Alibaba ha infatti chiuso con un crollo dell'8,13% giovedì a Hong Kong, per poi segnare un tracollo del 13,34% al Nyse (Pinduoduo ha invece registrato un rally dell'8,91% al Nasdaq). Ed era stata proprio la Borsa da cui era partita la stretta di Pechino sulle sue Big Tech, con lo stop a inizio novembre per l'Ipo record di Ant Group (braccio finanziario proprio di Alibaba) a Shanghai e Hong Kong. Come annunciato in parallelo all'avvio dell'indagine antitrust su Alibaba, domenica la People's Bank of China (PboC) ha incontrato proprio Ant. L'istituto centrale ha invitato la società a delineare quanto prima un piano concreto per soddisfare le richieste normative e a comprendere a pieno la serietà del lavoro di "rettifica" cui è chiamata. Richieste, presentate insieme alla PboC da China Securities Regulatory Commission (Csrc, l'autorità di controllo dei mercati finanziari), China Banking and Insurance Regulatory Commission (Cbirc, responsabile invece per i settori bancario e assicurativo) e dall'authority che si occupa di cambi State Administration of Foreign Exchange, che prevedono anche che Ant sia più trasparente sulle sue operazioni di pagamento di terze parti e non conduca una concorrenza sleale. Dichiarazioni che sembrano allontanare il possibile revival del collocamento di Ant, anche perché la nuova stagione "regolatoria" per i colossi tecnologici cinesi è partita proprio dal settore fintech.

E pesante plusvalenza per SoftBank che detiene il 24,9%

E la vicenda non tocca solo Alibaba. La notizia dell'indagine antitrust ha infatti mandato a fondo anche SoftBank Group. Il titolo dopo avere segnato un crollo superiore al 4% giovedì ha chiuso in declino del 3,14% nel giorno di Natale a Tokyo (parziale recupero dello 0,18% con l'inizio della nuova settimana). La conglomerata tecnologica di Masayoshi Son è il maggiore investitore nel capitale di Alibaba. SoftBank detiene infatti un pacchetto del 24,9% che vale quasi 150 miliardi di dollari, poco meno rispetto alla capitalizzazione complessiva della stessa SoftBank a Tokyo. Son aveva investito appena 20 milioni di dollari in Alibaba nel lontano 2000 e certo l'investimento ha dato i suoi frutti ma gli oltre 20 miliardi bruciati a Wall Street in una sola seduta non sono una buona notizia per SoftBank, che chiude nel peggiore dei modi un 2020 segnato da un'aggressiva campagna di dismissione di asset (SoftBank ha tra l'altro siglato l'accordo per cedere Arm Holdings a Nvidia) per accumulare liquidità da utilizzare in buyback e rimborso di debito.

(Raffaele Rovati)