Pechino, Washington e il futuro del dollaro

La crisi ha accelerato i tempi del declino dell'ordine politico ed economico imperniato sulla potenza americana e sul ruolo mondiale del dollaro. Di A.Tour

Il futuro del dollaro è stato il tema centrale (sebbene non appaia nell’ordine del giorno) dell’incontro ministeriale che si e' tenuto a Washington dal presidente Obama nell’ambito del cosiddetto «dialogo strategico ed economico» tra Stati Uniti e Cina. Infatti Pechino è sempre più preoccupata che la politica monetaria fortemente espansiva della Federal Reserve e l’esplosione del deficit pubblico americano portino ad un forte deprezzamento del dollaro e quindi a perdite notevoli sulle riserve valutarie cinesi, che superano i 2.100 miliardi di dollari, dei quali due terzi sono denominati in dollari.L’inquietudine di Pechino, che con oltre 800 miliardi di dollari è il principale creditore dello Stato americano, non è di questi giorni. La prima clamorosa manifestazione si ebbe alla vigilia del vertice del G20 tenutosi a Londra all’inizio di aprile, quando la Banca centrale cinese pubblicò un documento in cui si proponeva di cominciare a studiare la sostituzione del dollaro, quale moneta mondiale, con i Diritti speciali di prelievo del Fondo monetario internazionale. Questa uscita è stata seguita dagli accordi con Russia e Brasile, in base ai quali gli scambi commerciali con la Cina verranno regolati in renminbi o in rubli o in real brasiliani, e da ripetuti inviti agli Stati Uniti ad assicurare la stabilità del cambio del dollaro e proteggere gli investimenti cinesi.Queste prese di posizione ufficiali, inabituali per lo stile cinese, possono essere lette in vari modi. Innanzitutto, la Cina teme veramente che il tasso di cambio del dollaro possa crollare e non crede assolutamente alle rassicurazioni americane. Il quotidiano «Il Sole 24ore» ha recentemente riferito che in occasione della sua ultima visita a Pechino il segretario al Tesoro Tim Geithner tenne un discorso all’Università. Ebbene quando Geithner insistette sul fatto che gli Stati Uniti restano a favore di una politica del dollaro forte, il pubblico scoppiò in una crassa risata.