Pensione a 60 anni. Ancora possibile per tutto il 2021

La prossima legge di Bilancio 2021 conterrà, fra le altre misure, la conferma dei 7 anni di anticipo pensionistico già previsti per l'Isopensione. Con questa misura interamente a carico dell'azienda, per tutto il 2021 sarà ancora possibile, per tutti i lavoratori dipendenti, andare in pensione già a 60 anni di età, con 7 anni di anticipo rispetto alla pensione di vecchiaia.

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L’ultimo summit fra Governo e Sindacati sul tema pensioni si è concluso pochi giorni fa. Il nodo centrale che le parti sono chiamate a risolvere rimane ovviamente il superamento della legge Fornero, una volta giunta la scadenza naturale di Quota 100 a fine 2021. In questo recente appuntamento, tuttavia, la riforma delle pensioni è stata rimandata alle prossime sedute, mentre sono stati affrontati i provvedimenti più urgenti che entreranno presumibilmente nel pacchetto pensioni della prossima legge di Bilancio. Le novità emerse, tra le altre, riguarderanno le proroghe per il 2021 di Opzione donna e Ape Sociale, e il potenziamento dei Contratti di espansione e dell'Isopensione, misure queste ultime, di pensione anticipata a carico dei datori di lavoro già operative da alcuni anni, ma che con gli ultimi aggiornamenti previsti potrebbero mostrare nuovi aspetti interessanti ai lavoratori.

L’Isopensione, ad es., è una prestazione di accompagnamento alla pensione che consente al lavoratore di lasciare il proprio posto di lavoro già a 60 anni di età.

Come andare in pensione anticipata a 60 anni

L’Isopensione è uno dei canali di uscita al pensionamento anticipato formulati nel 2012 dalla legge Fornero, e attualmente in scadenza il 31 dicembre 2020. È conosciuta anche come ‘esodo dei lavoratori anziani’ per il suo utilizzo nei casi in cui si renda necessario un ricambio generazionale della forza lavoro all’interno della azienda. Il meccanismo ha un duplice obiettivo: da una parte offre al lavoratore una finestra di uscita pensionistica anticipata, che comunque, va ricordato, non è la pensione di vecchiaia propriamente detta, ma esclusivamente un anticipo erogato dall’INPS ma totalmente a carico del datore di lavoro. Dall’altro lato l’Isopensione agevola l’azienda nello svecchiamento del personale dipendente in forze.

È uno scivolo pensionistico pagato, interamente dalle imprese che impieghino nel loro organico mediamente più di 15 lavoratori subordinati, rivolto ai dipendenti a tempo indeterminato sia del settore privato che pubblico.

L’Isopensione è destinata ai lavoratori che si trovano a 7 anni dal raggiungimento dell’età pensionabile di vecchiaia. Inizialmente erano stati previsti 4 anni, successivamente con la legge di Bilancio 2018 vennero estesi a 7 per il triennio 2018-2021. 

Ora, in base a quanto affermato dalla Ministra del Lavoro, Nunzia Catalfo, il Governo inserirà nella prossima legge di Bilancio, con il rinnovo della stessa Isopensione, la conferma dell’uscita anticipata di 7 anni per tutto il 2021. I lavoratori potranno continuare a andare in pensione già a partire dai 60 anni di età.

All’Isopensione possono aderire anche i dirigenti che risultino in esubero, all’interno di un processo di riduzione del personale concluso con un accordo sottoscritto da un’associazione sindacale stipulante il contratto collettivo di lavoro della categoria.

Come funziona l’Isopensione

Affinché l’Isopensione sia applicabile, è necessario che il datore di lavoro sottoscriva un accordo con le organizzazioni sindacali dei lavoratori maggiormente rappresentative a livello aziendale. L’accordo viene sottoposto a valutazione da parte dell’INPS che va a verificare il soddisfacimento dei requisiti richiesti in sede di domanda. Questi andranno a verificare, tra gli altri parametri, sia l’ampiezza dell’organico aziendale che non deve essere inferiore alle 15 unità, sia i requisiti pensionistici dei lavoratori aderenti alla sottoscrizione fra azienda e sindacato. Una volta convalidato, l’accordo acquista efficacia e i lavoratori possono fruire dell’anticipo pensionistico nelle modalità e nelle tempistiche previste dall’accordo stesso.

Tutti i lavoratori dell’azienda sono liberi di aderire o meno all’Isopensione, anche qualora siano presenti incentivi aziendali. L’accordo può essere previsto anche all’interno di una procedura di licenziamento collettivo, dove l’azienda andrà a definire i tempi di conclusione dell’esodo e il numero di lavoratori in esubero.

Attualmente, l’intera prestazione di accompagnamento è a carico del datore di lavoro che provvede a trasferire all’INPS la disponibilità utile. A garanzia della solvibilità in materia degli obblighi assunti con i lavoratori e con l’INPS, il datore di lavoro provvede a presentare fideiussione bancaria. Nel caso quest’ultimo interrompesse l’erogazione della prestazione, l’Istituto di previdenza, per non danneggiare il lavoratore, provvederà a chiedere i pagamenti al garante. Al perdurare dell’insolvenza, oltre i 180 giorni, l’INPS potrà far valere l’intera fideiussione garantendo l’erogazione regolare dell’assegno previdenziale al lavoratore per l’intero periodo di esodo.

Nel caso più sfortunato in cui il garante non provvedesse al pagamento della fideiussione, l’erogazione della prestazione previdenziale sarà interrotta dall’INPS. Il beneficiario andrà dunque a perdere sia la fruizione dell’assegno mensile per la parte del periodo di esodo rimanente, che gli importi previsti di contribuzione figurativa.

Il futuro della pensione anticipata 2021 a carico del datore di lavoro

Il meccanismo dell’Isopensione, in cui l’intero carico finanziario spetta all’azienda, non ha mai riscosso grande successo fra i datori di lavori perché evidentemente ritenuto troppo impegnativo da sostenere in termini economici.

I Contratti di espansione, scivoli pensionistici di 5 anni per lavoratori in uscita da aziende sopra i 1.000 dipendenti (che nel 2021 saranno 500), nati con il primo Governo Conte, riescono a incrociare maggiormente le esigenze aziendali inserendo la Naspi o l’eventuale cassa integrazione nel processo di ringiovanimento aziendale. Questa prestazione, a metà strada fra una misura assistenziale e una previdenziale, da molti considerata niente altro che un ammortizzatore sociale, diventa sicuramente più economica da sostenere per un azienda rispetto a quanto può esserlo l’Isopensione in cui l’intero periodo di 7 anni è a carico del datore.

Il pacchetto pensione che sarà contenuto nella nuova manovra 2021 prevederà l’introduzione della Naspi per il primo periodo di uscita con l’Isopensione, si parla di tre anni, in maniera da incentivare le aziende a aderire a questa forma previdenziale a favore dei propri dipendenti.

Quando spetta di Isopensione INPS

L’Isopensione prevede un anticipo pensionistico di 7 anni, attualmente interamente a carico dell’azienda che si impegna a corrispondere per l’intero periodo che intercorre fra il momento dell’esodo alla maturazione dei requisiti necessari all’accesso alla pensione di vecchiaia. Considerando che l’accesso a quest’ultima è previsto ai 67 anni, con l’Isopensione è possibile accedere a una finestra anticipata previdenziale già a 60 anni di età.

Con la prossima legge di Bilancio 2021, e il contestuale rinnovo per un ulteriore anno dell’Isopensione, molto probabilmente le aziende saranno agevolate, da una diminuzione dei costi a loro carico, attraverso l’inserimento della Naspi per i primi tre anni di scivolo.

La prestazione di esodo ha decorrenza a partire dal primo giorno del mese successivo a quello della risoluzione del rapporto di lavoro, e cessa di essere erogata alla scadenza. Sarà cura comunque del beneficiario presentare in tempi utili la domanda di pensione di vecchiaia, in quanto non è prevista la trasformazione automatica dell’Isopensione in pensione di quiescenza.

Quanto spetta di Isopensione INPS

Al lavoratore che accede all’Isopensione spetta un assegno pari all’importo del trattamento pensionistico che teoricamente gli spetterebbe al momento di cessazione del rapporto di lavoro.

La contribuzione correlata che il datore di lavoro è tenuto a versare per l’intero periodo di esodo, è esclusa dall’assegno, che pertanto sarà sempre di importo lievemente inferiore a quanto il lavoratore andrà a percepire al momento dell’accesso alla pensione di vecchiaia. L’azienda, infatti, si impegna a versare anche la contribuzione figurativa necessaria a ricoprire l’intero periodo di anticipo pensionistico, questo al fine di non danneggiare la futura pensione del lavoratore. Questi contributi sono quindi finalizzati esclusivamente alla determinazione degli importi del trattamento previdenziale di vecchiaia, e non vanno a incidere sull’assegno di Isopensione.

La prestazione di esodo viene corrisposta in 13 mensilità e nelle stesse modalità previste per la generalità delle pensioni INPS, ovvero in rate mensili anticipate.

È soggetta al regime fiscale della tassazione ordinaria, non è reversibile e non prevede trattamenti sul nucleo familiare. Inoltre, sull’importo della mensilità non sono previsti meccanismi di adeguamento periodici finalizzati alla protezione del suo potere di acquisto, correlato all’indice ISTAT.

L’Isopensione: la pensione anticipata INPS 2021

La misura descritta nelle righe precedenti, l’Isopensione, ovvero l’uscita pensionistica anticipata a carico del datore di lavoro, è operativa fino al 31 dicembre 2020. Questa, infatti è la sua data di scadenza naturale, che venne definita dall’ultima legge di Bilancio del 2018.

Attualmente il tema pensioni rappresenta uno dei nodi fondamentali che il Governo sta tentando di sciogliere in vista della scadenza di Quota 100 programmata a fine 2021, momento in cui la necessità di una riforma pensionistica sarà davvero urgente. Esigenze dei lavoratori, necessità di sviluppare meccanismi pensionistici sostenibili dalle casse dello Stato e rispetto delle linee guida europee sono i tre cardini su cui si articola la discussione.

Le ultime fasi di questo lungo processo hanno evidenziato la volontà dell’esecutivo nel trovare soluzioni temporanee da rendere subito operative con la prossima manovra di bilancio. La proroga di Ape Sociale estesa e di Opzione donna per il 2021, ma anche la sterilizzazione degli effetti del Pil sugli assegni pensionistici, e la conferma per il 2021 dell’Isopensione e dei Contratti di espansione, con nuove agevolazioni per le aziende che si faranno carico dell’erogazione delle prestazioni, sono esempi concreti di questa volontà. Vedremo nei prossimi mesi se queste proposte si tradurranno in legge.