Pensione: in Italia, un regalo per chi non ha voglia di lavorare

L'Italia di sicuro non sarà il paese dei balocchi, ma quando si parla di pensione e di taglio degli assegni, qualche dubbio può esserci. Sì certo negli ultimi anni qualche cosa è cambiato ed il nostro paese, in fatto di pensione, si è portato alla pari o avanti rispetto agli altri.

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L'Italia di sicuro non sarà il paese dei balocchi, ma quando si parla di pensione e di taglio degli assegni, qualche dubbio può esserci. Sì certo negli ultimi anni qualche cosa è cambiato ed il nostro paese, in fatto di pensione, si è portato alla pari o avanti rispetto agli altri. Quello che sembra trapelare è un paese vititma di mille elezioni, per colpa delle quali i vari politici sono stati costretti a dare degli aiuti e dei sussidi che a lungo andare non hanno aiutato la crescita economica dell'Italia.

Andando indietro nel tempo in molti si ricordano delle baby pensioni. Ultimamente abbiamo il reddito di cittadinanza, che ha fallito il proprio scopo, ma anche la cassa integrazione: non parliamo di quella concessa per l'emergenza coronavirus. Parliamo di tutte quelle ore di cassa integrazione concesse alle aziende in attesa di ritrutturazione, che hanno permesso di parcheggiare migliaia di lavoratori senza che poi le lavorazioni all'interno delle industrie siano poi ripartite. Una situazione umiliante per i lavoratori coinvolti, ma che tirando le somme non hanno portato ad alcun beneficio, se non quello di garantire un sussidio finanziario per molti mesi a persone che non sono poi state ricollocate adeguatamente nel mondo del lavoro.

Pensione: sono davvero un regalo?

Uno dei nodi sui quali l'Italia da discutendo in queste ore in Europa è quello legato alle pensioni. Il punto del contendere è quello legato all'età prevista proprio per andare in pensione, che nel nostro paese è stata portata a 67 anni. Allo stato attuale è possibile affermare che abbiamo vinto un vero e proprio record: è il punto più alto in tutta Europa. Il dibattito continua, comunque vada, a rimanere molto acceso: si chiede di introdurre una maggiore flessibilità per quanti stanno uscendo dal mondo del lavoro, visto che Quota 100 dovrebbe terminare il 31 dicemrbe 2021. Su questo punto sembra concordare anche il Fondo Monetario Internazionale (FMI), che se da un lato sottolinea come sia importante creare una certa flessibilità per quanti vogliano andare in pensione, dall'altra mette in evidenza come sia importate mantenere stretto il rapporto tra l'assegno previdenziale ed i contributi versati. Una posizione che sembra quanto mai coincidere con quella che il Governo italiano sta portando avanti in questi giorni con i sindacati.

Negli ultimi anni l'Italia avrebbe fatto dei passi da gigante in materia di pensioni. L'FMI, in un suo report datato 29 gennaio, spiega come Roma abbia fatto moto di più rispetto agli altri paesi europei. La riforma delle pensioni avrebbe già centrato l'obiettivo di generare dei risparmi a lungo periofo. Gli esperti dell'FMI fanno riferimento alla tanto odiata Riforma Fornero e a tutte le altre norme che sono arrivate subito dopo. Uno degli applausi che si prende il nostro paese è per la fine di Quota 100: anche se sarebbe necessario varare delle norme che possano garantire l'equità per quanti stiano andando in pensione, ma anche la sostenibilità del sistema.

Pensione: l'Italia, la più cattiva di tutti!

L'Italia, al contrario di quanto si possa pensare, è il paese che ha stabilito norme più severe per accedere alla pensione. Ed al contrario di quanto ci si possa aspettare anche con un'età più avanzata. Proviamo a vedere cosa accade in Europa:

  • Grecia ed Italia: si va in pensione a 67 anni, l'età più alta di tutta l'Europa;
  • Irlanda: in pensione a 66 anni;
  • Germania: è possibile uscire dal mondo del lavoro a 65 anni e 9 mesi. Nel 2024 l'età pensionabile raggiungerà i 67 anni. Allo studio ci sarebbe una nuova riforma che porta l'età della pensione a 69 anni;
  • Spagna: si esce dal lavoro a 65 anni e 8 mesi. Nel 2027 l'età della pensione sarà a 67 anni;
  • Gran Bretagna: si va in pensione a 65 anni e 6 mesi. Entro il 2028 l'età sarà portata a 67 anni;
  • Francia: 62 anni.

Nostante questo le trattative per il recovery fund sono in stallo. Per poter accedere alle risorse, sembra proprio che l'Italia debba cedere sul fronte delle pensioni. Uno dei principali oppositori dell'Italia è il premier olandese Mark Rutte, che ha messo in evidenza tutti limiti del sistema pensioni in Italia (ne abbiamo parlato in questo articolo). Il premier Giuseppe Conte si starebbe rifiutando di cedere su questo fronte. Comunque vada sembra molto evidente che alcuni paesi dell'Unione Europea non ripongono la propria fiducia sull'Italia e sul modo in cui utilizzarà le risorse che saranno stanziate. Rutte avrebbe anche dichiarato che essendo gli Eurobond uno strumento nuovo si potranno mettere delle nuove regole, dei vincoli, così da essere certi che chi è rimasto indietro faccia le riforme.

Sulle pensioni l'Europa ha ragione!

A dare ragione all'Europa ci ha pensato Vittorio Feltri, direttore di Libero, secondo il quale l'Europa potrebbe darci un importante contributo in denaro purché il Governo decida di ridurre le spese dell'Inps. Secondo Feltri:

Ancora una volta dobbiamo dare ragione a Bruxelles. Intendiamoci, è ingiusto penalizzare i pensionati riducendo i loro assegni o mandandoli in quiescenza allorché sono vicini alla tomba. Il problema è un altro, molto più grave. La Previdenza sociale nacque e prosperò a lungo grazie ai contributi mensili versati dai lavoratori e dalle aziende. Lo scopo era assicurare a chi aveva cessato di sgobbare per raggiunti limiti di età un reddito dignitoso.

Feltri spiega che le casse dell'Inps erano in grado di reggere le spese previdenziali dell'Italia, fin tanto che non si decisa di gravarla dei costi della cassa integrazione e del

sostentamento minimale di coloro che non hanno mai pagato le cosiddette marchette eppure bisognosi di campare con un piccolo finanziamento mensile, infine il reddito di cittadinanza - spiega Feltri -. Va da sé che gli oneri per l'INPS sono diventati enormi mentre gli introiti sono rimasti quelli sganciati dai dipendenti. I quattrini non bastano più a coprire le uscite poiché le entrate non sono aumentate.