Pensioni: anticipare a 57 anni è possibile, ecco i fortunati

Le pensioni e la loro riforma pensionistica sono costantemente al centro del dibattito politico. In questo periodo segnato da incertezze e difficoltà sembra tutto più difficile, anche andare in pensione. Ma c'è chi può farlo fino 10 anni prima. C'è però un percorso da seguire, cerchiamo di capire bene come andare in pensione a 57 anni.

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Le pensioni e la loro riforma pensionistica sono costantemente al centro del dibattito politico. In questo periodo segnato da incertezze e difficoltà sembra tutto più difficile, anche andare in pensione. Ma c'è chi può farlo fino 10 anni prima, anticipando a 57 anni l'età a cui ritirarsi dal lavoro.

Bisogna però sapere che la misura è rivolta a categorie ben specifiche di lavoratori e non tutti possono raggiungere questo eden delle pensioni. Ci sono anche molte altre opportunità da sfruttare per anticipare la pensione, vedremo insieme chi può andare via dal lavoro a 57 anni ma anche chi può farlo indipendentemente dall'età avendo maturato un certo numero di anni di contributi.

Per capire meglio il mondo del lavoro e la sua riforma delle pensioni bisogna fare un breve riassunto dell'attuale situazione per l pensione di vecchiaia. Si parla di un eventuale aumento dell'età pensionabile a decorrere dal 2023, ma ad oggi i requisiti richiesti sono 67 anni e 20 anni di contributi. Questo quanto stabilito dall'ultima riforma pensioni che ha preso il nome del ministro che l'ha ideata, Fornero.

Ci sono poi quota 100 e/o quota 102, altre due misure di anticipo pensionistico a cui si può accedere salvo il possesso dei requisiti previsti. Vediamo allora meglio nel dettaglio cosa si può fare per andare in pensione 10 anni prima.

Pensioni: come andarci 10 anni prima

Il sogno di tutti è quello di andare in pensione prima dei 67 anni previsti dall'attuale legge. Ma c'è una soluzione per alcuni, anticipare 10 anni e trovarsi libero a 57 anni. Questa misura si chiama R.I.T.A., Rendita integrativa temporanea anticipata, pochi la conoscono ma esiste dalla legge di bilancio del 2017, modificata poi nel 2018.

E' una soluzione privata che da la totale libertà al lavoratore che ha sottoscritto un fondo pensione di anticipare l'uscita dal mondo del lavoro. Il titolare della forma di previdenza complementare, può avere flessibilità in uscita, cioè di decidere, entro certi limiti, di anticipare la pensione fino a un massimo di  10 anni.

Rita è una legge statale, non è pertanto un esodo volontario che consiste nel ritirarsi prima per attendere senza rendita lo scatto di età per accedere all'assegno pensionistico. E' un meccanismo di pensione anticipata vero e proprio, che da la possibilità a chi ha aderito ad un fondo privato pensionistico, o con il TFR o con versamenti volontari, di anticipare liberamente l'uscita dal lavoro.

Fino a 5 anni prima della pensione di vecchia si può decidere di utilizzare il proprio fondo pensione per un massimo di 5 anni per anticipare l'uscita dal mondo del lavoro. In sostanza, l'Inps erogherà la pensione dal momento in cui si giungerà all'età prevista per la pensione, ma negli anni necessari al raggiungimento sarà il fondo pensionistico che verserà una quota mensile integrativa.

Pensioni: requisiti per andarci a 57 anni

Chi vuole usufruire di RITA, deve possedere, oltre alla sottoscrizione di un fondo pensionistico, anche i seguenti requisiti:

  • cessazione attività lavorativa
  • età anagrafica per la pensione di vecchiaia entro i 5 anni successivi la domanda
  • almeno 20 anni di contribuzione obbligatoria Inps
  • almeno 5 anni di adesione a forme di contribuzione volontaria

La legge di bilancio 2018 ha ampliato la platea dei beneficiari includendo gli esodati, ovvero chi ha perso il lavoro e rimane senza lavoro per più di 24 mesi. I lavoratori che si trovano in questa situazione possono anticipare fino a 10 anni la pensione.

I requisiti aggiunti nel 2018 sono:

  • inoccupazione per un periodo superiore ai 24 mesi
  • età anagrafica per la pensione di vecchiaia entro 10 anni successivi la domanda
  • almeno 20 anni di contribuzione obbligatoria
  • almeno 5 anni di adesione a forme di contribuzione volontaria

Ovviamente più il fondo pensione è ricco, quindi prima è stato istituito, più si percepirà andando in pensione con RITA. Il fondo pensione può essere istituito con versamenti volontari e con l'accantonamento del TFR.

Inoltre i versamenti sono deducibili dal reddito, pertanto sembra una soluzione ottimale soprattutto per le generazioni degli attuali 40enni che vedranno con ogni probabilità non solo aumentare l'età di uscita dal mondo del lavoro a anche diminuire la propria pensione.

Ecco quindi che istituire un fondo pensionistico potrebbe svolgere la duplice funzionalità di garantire un'entrata mensile più alta durante gli anni della pensione ma anche la possibilità di anticipare diversi anni l'uscita dal mondo del lavoro.

Altre forme di pensioni anticipate

Siamo sempre più vicini all'effettiva riforma delle pensioni e sul tavolo del governo ci sono molte opzioni che si stanno valutando. Tra le varie c'è quella doppia flessibilità in uscita, rivolta ai lavoratori che svolgono attività usuranti che potrebbero andare in pensione a 62 o 63 anni, con una 36 o 37 anni di contributi senza penalizzazioni.

È una delle ipotesi che si stanno studiano per la riforma delle pensioni. Se approvate definitivamente entrerà in vigore nel 2022, ovvero quando scadrà la quota 100, che ricordiamo è una misura sperimentale istituita da questo governo. La doppia flessibilità in uscita, permetterebbe ai lavoratori che svolgono attività usuranti di andare in pensione a 62 o 63 anni con un'anzianità contributiva di 36 o 37 anni, senza penalizzazioni.

Ad oggi la soluzione per i lavoratori con mansioni definite usuranti, è quella di usufruire di Ape sociale.

La pensione APE sociale spetta ai lavoratori iscritti all'Assicurazione Generale Obbligatoria dei lavoratori dipendenti, alle forme sostitutive ed esclusive della medesima, alle gestioni speciali dei lavoratori autonomi. Nonché alla gestione separata. E' rivolta a dipendenti che si trovano in stato di disoccupazione a seguito di cessazione del rapporto di lavoro per licenziamento. Anche collettivo oppure, dimissioni per giusta causa o risoluzione consensuale.

Potranno beneficiare della pensione Ape Sociale anche i lavoratori che assistono da almeno 6 mesi il coniuge o un aprente di primo grado convivente, con gravi disabilità. infine potranno chiedere di aderire all'indennità anche i lavoratori che presentino un'invalidità civile superiore o uguale al 74%.

Per ottenere la pensione è necessario che i soggetti abbiano, al momento della domanda di accesso, i seguenti requisiti:

  • almeno 63 anni di età;
  • almeno 30 anni di anzianità contributiva;
  • non essere titolari di alcuna pensione diretta.

Pensioni e donne, cosa c'è da sapere

La forma di pensione anticipata più conosciuta per le donne è opzione donna. E' di qualche tempo fa, la decisione di prolungare anche per il 2021 questa forma di pensione anticipata. In dubbio la sua conferma per molti aspetti è però stata confermata.

Questa misura si rivolge alle donne lavoratrici sia autonome che private. Possono richiedere l'anticipo della pensione senza attendere i requisiti della pensione di vecchiaia. Le lavoratrici che vorranno usufruire di questa possibilità dovranno aver maturato 35 anni di contributi ed un'età anagrafica di 58 anni per le lavoratrici dipendenti e 59 le lavoratrici autonome.

Ci sono alcuni aspetti negativi però legati all'ammontare dell'assegno pensionistico per chi aderisce a opzione donna. Infatti chi vorrà utilizzare questa forma di anticipazione della pensione subirà una importante decurtazione dell'assegno mensile della pensione.

La pensione prevista per opzione donna verrà calcolata solo con il sistema di calcolo contributivo. Il che può comportare un taglio della pensione fino al 25% rispetto all’assegno calcolato col sistema misto nel rispetto dei requisiti previsti per il pensionamento di vecchiaia.

Ma non solo, le brutte notizie riguardano anche i tempi di attesa. Chi farà domanda di pensione anticipata sfruttando opzione donna dovrà aspettare 12 mesi, se dipendente 18 mesi se autonoma, il versamento della pensione.

Pensioni con quota 41

Altra opzione sul fronte pensioni  discussa e ovviamente anche criticata, è quota 41. Con tale misura si permetterà a tutti i lavoratori che hanno maturato 41 anni di contributi di poter subito accedere alla pensione senza attendere il raggiungimento dell'età anagrafica.

Questo provvedimento è rivolto ai cosiddetti "lavoratori precoci", ovvero coloro che hanno iniziato a lavorare versando regolarmente i contributi all'Inps in precoce età. Ad esempio se un lavoratore è tale dall'età di 14 anni ed ha sempre regolarmente versato la quota contributiva prevista, potrà andare in pensione all'età di 55 anni. 

Quota 41 per ora è accessibile solo a tale categoria di lavoratori, ma si richiede da più parti la possibilità di estenderla anche per i lavoratori appartenenti alla categoria dei lavoratori "fragili".

Tale definizione, introdotta in particolare durante questi mesi di pandemia mondiale, va ad identificare tutte quei lavoratori che per comprovate patologie e/o disabilità sono considerati più a rischio di contagio. La specifica di questa categoria è stata definita nella  circolare numero 13 del 4 settembre 2020 del Ministero del Lavoro e della Salute.

Per questa categoria sono già state inserite alcune misure preventive e di tutela specifiche, oggi è sul tavolo dei sindacati di categoria anche la richiesta di includerli in quota 41.

Pensioni, niente aumento per il 2021

Niente aumento Istat per le pensioni del 2021. Sembra ormai certo che non si procederà con il consueto adeguamento delle pensioni sui dati Istat. E' quanto emerge da alcuni studi che dichiarano che la consueta perequazione annuale non ci sarà nel 2021.  Tale misura è volta ad adeguare periodicamente, ovvero ogni anno, gli importi delle pensioni collegandoli all'inflazione. Questo per mantenere invariato il potere di acquisto delle pensioni.

Sembra che per il 2020 l'adeguamento non ci sarà in quanto si è registrata una variazione dei prezzi negativa. Ciò vuol dire che le pensioni nel 2021 non verranno aumentate. Però attenzione, perché una variazione negativa non significa neanche che le pensioni subiranno una diminuzione. Si ritiene solamente che non muti il potere di acquisto tra il 2020 e il 2021. Anche se tale sunto ci lascia diversi dubbi, prendiamo atto che i pensionati nel 2021 rimarranno con il medesimo assegno Inps.