Pensioni: è ufficiale, arriva l'extra. Ecco spiegato per chi

Pensioni: a dicembre qualcuno troverà una sorpresa sul cedolino, ma non tutti. Un panorama caotico quello delle pensioni in questi ultimi mesi dell'anno. Tra quota 102, 41 e aumenti promessi si rischia di perdere la strada. E' bene allora fare chiarezza su cosa arriverà e cosa invece vedremo sfumare.

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Le pensioni alla fine dell'anno subiscono sempre modifiche e revisioni. Non sempre in negativo, però. Prima dell'entrata in vigore della nuova legge di bilancio c'è ancora tempo per veder aumentare il cedolino del prossimo mese. Ma la sorpresa non è per tutti.

Si teme la mancata applicazione della revisione per il 2021, che causerebbe un non allineamento delle pensioni ai prezzi Istat. Ogni fine anno attraverso i dati Istat sui prezzi dei beni classificati come primari, si procede con la perequazione. Tale misura è volta ad adeguare periodicamente, ovvero ogni anno, gli importi delle pensioni collegandoli all'inflazione. Questo per mantenere invariato il potere di acquisto delle pensioni.

Ma non ci sono solo brutte notizie per i percettori di pensioni. Infatti all'orizzonte ci sono bonus per il mese di dicembre, la possibilità di anticipare la pensione e molte altre notizie più o meno ufficiali che meritano di essere chiarite.

Facciamo allora luce sull'aumento del cedolino di dicembre e le novità per il 2021.

Pensioni dicembre, a chi va l'extra

Le pensioni sono tra gli argomenti preferiti in questi mesi, del governo e dell'Inps, ma spesso è difficile capire di cosa si parla e a chi sono rivolte le modifiche in corso. Sia in positivo che in negativo cerchiamo di capire cosa accade a dicembre per i pensionati.

E' di qualche giorno fa la conferma che anche per dicembre 2020 oltre alla tredicesima mensilità, i pensionati Inps vedranno conteggiato sul cedolino anche il bonus di 155€. 

Previsto dalla legge finanziaria 2001 (art. 70, legge 23 dicembre 2000, n. 388), si tratta di un incentivo riconosciuto ai pensionati nel mese di dicembre, in aggiunta alla tredicesima mensilità. Si tratta di un importo aggiuntivo pari a 154,94€ da corrispondere nel solo mese di dicembre.

Ma il bonus non è per tutti i pensionati. Ci sono anche qui, dei requisiti da rispettare. Per usufruire dell'aumento previsto a dicembre, l'importo pensioni per l'anno in corso non deve superare il tetto massimo di 6.850,85 euro. Su importi inferiori si procederà al calcolo della somma sulla base dei redditi comprensivi quelli del coniuge convivente.

Alle pensioni con importi annui inferiori o uguali ad € 6.695,91 viene riconosciuta la somma intera di 155€, a patto che vengano rispettati anche i requisiti reddituali. Mentre per importi annui compresi tra i 6.695,91 e 6.850,85 euro al beneficiario andrà la differenza tra 6.850,85 euro e l’importo delle pensioni.

Inoltre, i redditi personali del beneficiario non devono superare i  10.043,87 euro annui. Se il pensionato risulta coniugato si andranno a sommare a questi anche i redditi del coniuge convivente. L'importo sale a 20.087,73 euro annui.

La domanda non deve essere inoltrata, poiché sarà direttamente l'Inps a riconoscere sul cedolino di dicembre la somma di 154,94€ a tutti i pensionati che rientrano nei suddetti parametri.

Su tale importo non verranno calcolate le aliquote Irpef o altre forme di contributi previdenziali o assistenziali. Risultano pertanto al netto e non faranno cumulo con altri redditi.

Pensioni 2021: niente aumento

Se per le pensioni di dicembre sembrano esserci buone notizie, altrettanto non si può dire per quelle del 2021. E' infatti più che probabile, anche se ancora non ufficiale, che per il nuovo anno i pensionati non ricevano il solito adeguamento ai dati Istat sulle pensioni.

Come accennato in precedenza:

a fine anno si procede attraverso i dati rilasciati dall'Istat, alla perequazione. Ovvero la procedura attraverso la quale si allineano le pensioni  al aro vita registrato nell'anno precedente. Questo per assicurare ai pensionati lo stesso potere di acquisto a fronte dell'aumento dei prezzi.

Nel 2020, a quanto emerge da alcuni studi effettuati sulla base dei dati Istat, tale adeguamento non sarà possibile poiché la variazione dei prezzi sarà negativa. Questo farà si che le pensioni non verranno aumentate nel 2021. Attenzione, però, perché anche se si parla di variazione negativa, non significa che gli importi pensionistici diminuiranno, semplicemente rimarranno invariati. Come a dire che non si è registrato nel 2020 un aumento del costo della vita.

Si ritiene difficile pensare che i prezzi al consumo di beni di prima necessità, come quelli inclusi nei panieri Istat, non siano aumentati e che pertanto i pensionati mantengano nel 2021 lo stesso potere di acquisto del 2020. Visto l'incertezza economica e sociale che ha caratterizzato l'anno in corso, è probabile che il governo intervenga a favore di tale gap per ripristinare comunque un adeguamento a favore delle pensioni per il 2021.

Ad oggi però nulla trapela in tal senso. Va anche ricordato che una variazione negativa non comporta una diminuzione delle pensioni, queste semplicemente rimarranno invariate senza salire ne scendere.

Pensioni donne, cosa c'è di nuovo

E' di qualche giorno fa la conferma del governo alla proroga dell'opzione donna per le pensioni. Ma in cosa consiste? Questa misura si rivolge alle donne lavoratrici sia autonome che private. Possono richiedere l'anticipo della pensione senza attendere i requisiti della pensione di vecchiaia.

Le lavoratrici per accedere ad opzione donna dovranno aver maturato 35 anni di contributi e l'età anagrafica di 58 anni per le lavoratrici dipendenti, 59 per le autonome.

Le dolenti note riguardano l'ammontare dell'assegno pensionistico per le lavoratrici che intendo aderire a questa proposta. Infatti si registra una decurtazione significativa dell’assegno pensionistico. La pensione prevista per opzione donna verrà calcolata solo con il sistema di calcolo contributivo. Il che può comportare un taglio della pensione fino al 25% rispetto all’assegno calcolato col sistema misto nel rispetto dei requisiti previsti per il pensionamento di vecchiaia.

Sembra inoltre che dopo la presentazione della domanda le lavoratrici dovranno attendere 12 mesi le dipendenti, 18 le autonome, per vedersi erogata la pensione.

Altra opportunità per le donne che desiderano andare in pensione vie dalla conferma di Ape Sociale. Non pensata esclusivamente per le donne, sta però riscuotendo particolare interesse proprio dalle lavoratrici che hanno i requisiti necessari per accedervi. Vediamo quali sono e come usufruirne.

La pensione APE sociale spetta ai lavoratori iscritti all'Assicurazione Generale Obbligatoria dei lavoratori dipendenti, alle forme sostitutive ed esclusive della medesima, alle gestioni speciali dei lavoratori autonomi. Nonché alla gestione separata. E' rivolta a dipendenti che si trovano in stato di disoccupazione a seguito di cessazione del rapporto di lavoro per licenziamento. Anche collettivo oppure, dimissioni per giusta causa o risoluzione consensuale.

Potranno beneficiare della pensione Ape Sociale anche i lavoratori che assistono da almeno 6 mesi il coniuge o un aprente di primo grado convivente, con gravi disabilità. infine potranno chiedere di aderire all'indennità anche i lavoratori che presentino un'invalidità civile superiore o uguale al 74%.

Per ottenere la pensione è necessario che i soggetti abbiano, al momento della domanda di accesso, i seguenti requisiti:

  • almeno 63 anni di età;
  • almeno 30 anni di anzianità contributiva;
  • non essere titolari di alcuna pensione diretta.

Pensioni quota 41

Per le pensioni si è pensato di agevolare l'uscita dei lavoratori introducendo quota 41. Si riconoscerà il diritto al lavoratore che ha accumulato 41 anni di contributi, senza limiti anagrafici, la possibilità di lasciare il lavoro per la meritata pensione.

Misura rivolta ai cosiddetti "lavoratori precoci", ovvero coloro che hanno iniziato a lavorare e a versare i contributi in età inferiore ai 18 anni. Ad esempio per il lavoratori che hanno iniziato a lavorare a 14 anni sarà possibile aderire a quota 41 ed andare in pensione già dai 55 anni, senza attendere il raggiungimento dell'età anagrafica prevista.

Quota 41 per ora è accessibile solo a tale categoria di lavoratori, ma si richiede da più parti la possibilità di estenderla anche per i lavoratori appartenenti alla categoria dei lavoratori "fragili". Definizione introdotta recentemente per via della pandemia, che riguarda i lavoratori con problematiche di salute pregresse che si troverebbero esposti al rischio di contagio maggiore di altri. Questa categoria di lavoratori è definita dalla circolare numero 13 del 4 settembre 2020 del Ministero del Lavoro e della Salute.

Per questa categoria sono già state inserite alcune misure preventive e di tutela specifiche, oggi è sul tavolo dei sindacati di categoria anche la richiesta di includerli in quota 41.

Pensioni quota 102

La più nota misura pensionistica quota 100 va in pensione. Arriva la nuova quota 102, probabilmente dal 2022. In cosa consiste? Vediamolo insieme.

Con quota 102 possono accedere all'assegno pensionistico lasciando il lavoro coloro che hanno maturato 38 anni di versamenti dei contributi e 64 anni di età. Si tratta quindi di  un anticipo dell'uscita dal mondo del lavoro per alcuni soggetti che però, aderendo a tele misura, registrerebbero delle perdite.

Infatti con quota 102, il lavoratore vedrebbe un decurtamento dell'importo della pensione di circa il 3% per ogni anno anticipato rispetto all'età richiesta dal limite pensionistico per vecchiaia. Si rischia insomma di perdere anche il 15% sul totale.

Questa misura riguarda circa 150mila dipendenti l'anno e produrrebbe un costo di circa 8 miliardi di euro. Numeri che ovviamente variano di anno in anno, ma che a ben vedere non sembrano incoraggianti né per i dipendenti né per le imprese. Fatto salvo il caso di imprese in forte difficoltà per cui l'uscita anticipata di alcuni lavoratori potrebbe portare un taglio dei costi senza intaccare troppo la produttività.

Sul fronte lavoratori avrebbe maggiori benefici solo chi ha iniziato a lavorare intorno ai 25 anni con anticipi di oltre tre anni.

Questa misura è sostanzialmente nella forma e nella erogazione la stessa cosa di quota 100, cambia solamente l'età anagrafica da quando si può utilizzare. 64 anni quindi e non più 62, come avveniva finora.