Pensioni, tutti gli errori dell'Inps

Smentita la bufala sul taglio alle pensioni superiori ai 1.500 euro, è scattato un altro allarme, che bufala non è. In questi mesi l'Inps sta chiedendo la restituzione di alcuni importi versati per errore anche negli anni scorsi. Mettendo migliaia di anziani in difficoltà. Altri hanno ricevuto assegni inferiori al previsto.

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Per un falso allarme sulle pensioni, e cioè quello relativo al taglio rivolto a chi percepisce più di 1.500 euro proposto dal sindaco di Fara Sabina, provincia di Rieti, con l'obiettivo di aiutare chi ha più bisogno, ce n’è un altro, di allarme, che invece è vero. Ed è quello relativo agli errori dell’Inps in questi ultimi mesi. Caotici, non c’è dubbio. Errori tuttavia che hanno causato conseguenze negative ai pensionati. Che si sono visti arrivare richieste di somme di denaro da restituire. O magari assegni troppo bassi. O denunce per variazioni di reddito non comunicati, non pervenuti, addirittura inventati.

Pensioni, governo, Inps: la bufala dei 1.500 euro

Qualcuno si è fatto prendere dal panico. Altri si sono scagliati con rabbia nei confronti dell’Inps e del governo, colpevoli di voler mettere le mani nelle tasche dei pensionati. Tuttavia, la smentita non è tardata ad arrivare.

Quella del taglio delle pensioni a chi supera i 1.500 euro era, ed è rimasta, solo una proposta di un sindaco di un paese di 13.000 abitanti.

Insomma, nulla di tutto questo è stato mai preso in considerazione dall’esecutivo né tantomeno dall’Inps, che si occupa solo dell'erogazione dei soldi stabiliti, specie dopo un intervento "tranchant" da parte della Cgil Spi: una sorta di bufala, partita dalla proposta lanciata attraverso un semplice post su Facebook, pubblicato da Davide Basilicata, il sindaco del paesino in provincia di Rieti.

Pensioni, gli errori dell’Inps invece non sono bufale

Un altro allarme, come detto, riguarda direttamente gli uffici dell'Inps. Le segnalazioni fioccano: assegni sbagliati. Cedolini alterati. Variazioni del reddito non pervenute. O, in alcuni casi, addirittura inventate. E’ un periodo decisamente complicato per l’Inps, che oltre a ricevere centinaia di migliaia di richieste per l'erogazione di bonus e cassa integrazione, deve anche gestire il normale versamento delle pensioni. E negli ultimi mesi sono stati segnalati diversi errori da parte dell’istituto, tra calcoli errati di assegni troppo bassi, oppure troppo alti, che hanno messo in difficoltà pensionati e tutti gli aventi diritto al trattamento previdenziale.

Pensioni erogate, dall’Inps centomila assegni inferiori al dovuto

Partiamo dagli assegni. Sono centomila quelli erogati a gennaio che hanno registrato una decurtazione non prevista della cifra totale. Lo rivela Tutto Pensioni, in una denuncia ripresa anche dal sito de Il Giornale. Un bel problema aver ricevuto una somma minore del dovuto, soprattutto in questo momento di emergenza causa Covid-19: al di là delle difficoltà evidenti di arrivare alla fine del mese per molti italiani, tra pensionati e disoccupati, chiedere un rimborso  non sempre risulta facile, specie in un periodo in cui telefonate e richieste via mail hanno letteralmente intasato posta elettronica e centralini Inps.

Pensioni sbagliate, passano anni prima che l’Inps le chieda indietro

Per certi versi, ancora peggiore può essere lo scenario di chi invece ha ricevuto, sempre per errore, una cifra più alta del dovuto. Un cedolino alterato infatti comporta una lettera, da parte dell’Inps, che chiede la restituzione del denaro. Ma che non arriva per forza nell’immediato.

A volte passano mesi. In altri casi, anche alcuni anni, prima che l’istituto previdenziale si rivolta al pensionato di turno per la restituzione di una cifra che oscilla tra i 2000 euro fino a più di diecimila euro.

Anche in questo caso una situazione tutt’altro che semplice da gestire per il pensionato, a fronte di una cifra incassata sicuramente superiore rispetto al solito, ma solo a causa di un errore commesso dall’Inps.

14mila € da restituire per variazione di reddito da pensione. Mai avvenuta

Non mancano anche i singoli casi, riportati sempre da Tutto Pensioni. Come quello del pensionato che si è ritrovato una comunicazione Inps in cui l’ente chiedeva la restituzione di 14.000 euro. La motivazione? Una variazione del reddito da pensione avvenuta nel 2017 scoperta e, stando a quanto riportato dall'Inps, non comunicata dal diretto interessato. La variazione c’era stata. Ma anche la comunicazione, evidentemente andata perduta dall'ente previdenziale. Una situazione che ha costretto il pensionato a rivolgersi a un avvocato previdenziale.

Inps, 2.200 euro chiesti a un'anziana in pensione di 90 anni

L’altro caso riguarda una signora 90enne, in pensione da circa vent’anni, che ha ricevuto dall’Inps un avviso che contestava un aumento del reddito negli ultimi sette anni (inesistente) e una conseguente richiesta di versamento nelle case dell’Inps di 2.200 euro. Va ricordato che, secondo la Cassazione, l’ente erogatore, e quindi l’Inps, può rettificare in ogni momento le pensioni per via di errori di qualsiasi natura, ma non può recuperare le somme già corrisposte, a meno che l’indebita prestazione sia dipesa dal dolo dell’interessato”.

Per dolo si intende la mancata comunicazione da parte del pensionato di un eventuale variazione del suo importo. L’ente è legittimato a chiedere la restituzione dell’importo, ma non delle somme versate per errori di erogazione negli anni precedenti.

L'ammissione di Conte: "Inps in difficoltà, mi scuso personalmente"

Una serie di errori di calcolo che, come detto, rischiano di mettere nei guai gli anziani, che si ritrovano a dover restituire cifre da capogiro in poco tempo. O se vogliamo incidenti di percorso che in qualche modo riportano alla memoria il discorso di Giuseppe Conte dello scorso 26 aprile, quando aveva chiesto scusa per i ritardi sull’erogazione della cassa integrazione da parte dell'Inps: "Ci sono ritardi e di questi ritardi personalmente mi scuso, ma sono dovuti al fatto che siamo davanti a 11 milioni di prestazioni assistenziali, cassa integrazione compresa, ed è una situazione senza precedenti: questi numeri solitamente vengono trattati dall’Inps nel giro di cinque anni, e invece è stata evasa, seppur in parte, in un solo mese". Sul web non sono mancate le ironie. Qualcuno ha commentato infatti: "Evidentemente all'Inps non hanno mai lavorato veramente, prima d'ora".