Riforma pensioni: altro che Fornero. L'Inps la vuole così

La riforma delle pensioni è tra le priorità del Governo e a far sentire la sua voce è anche l'Inps che presenta la sua proposta. Ecco i punti chiave su intervenire.

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La riforma delle pensioni è senza dubbio uno dei temi caldi di questi mesi e sarà destinato a rimanere tale ancora a lungo.

Riforma pensioni: dopo Quota 100 si torna alla Fornero?

A settembre sono ripartiti gli incontri tra Governo e sindacati, con l'obiettivo primario di trovare una soluzione per il periodo post Quota 100.

Come è noto la misura sperimentale voluta dalla Lega vedrà la sua scadenza alla fine del 2021, quando in assenza di altri interventi si tornerà alla pensione di vecchiaia.

Per quest'ultima la legge Fornero prevede il raggiungimento dei 67 anni di età per poter accedere alla pensione e questa soglia rimarrà valida fino al 31 dicembre 2022.

Intanto, nel dibattito relativo alla riforma delle pensioni si inseriscono anche le proposte dell'Inps che sono state presentate il 29 ottobre scorso alla Camera dei Deputati.

Pensioni: l'Inps, obiettivi e criticità della riforma Fornero

In tale occasione il presidente Tridico ha tenuto la relazione annuale per la presentazione del XIX Rapporto annuale dell'Inps, nel quale per la prima volta è stato affrontato il tema delle prestazioni pensionistiche.

Nel documento si evidenzia che la riforma Fornero del 2011 aveva cercato di coniugare diversi obiettivi, garantendo da una parte la sostenibilità economica del sistema e dall'altra assicurando una maggiore equità economica, visto che l'assegno della pensione diventa più pesante o più leggero a seconda dell'età.

L'Inps riconosce che la riforma Fornero non è esente da criticità, segnalando al contempo alcune delle problematicità più rilevanti nel nostro Paese.

Il riferimento è ad un elevato tasso di disoccupazione giovanile, ad una bassa partecipazione al mercato del lavoro nelle regioni del Sud, e al gender gap, con riferimento sia alla partecipazione femminile nel mercato del lavoro che ai differenti salari tra uomini e donne.

Riforma Pensioni: per l'Inps 4 i punti chiave su cui intervenire

Secondo l'Inps sono quattro i pilastri chiave su cui intervenire con la prossima riforma delle pensioni: la tutela dei lavori usuranti e gravosi, la pensione di garanzia, la copertura dei buchi contributivi e la flessibilità in uscita.

Inps: tutela dei lavoratori usuranti

In direzione di una maggiore equità sociale, l'Inps suggerisce di tutelare i lavoratori impegnati in mansioni usuranti e gravose e quanti perdono il lavoro dopo i 60 anni.

"In questa direzione", si legge nel rapporto annuale dell'ente, "alcuni tentativi interessanti, come “l’APE sociale” e il trattamento anticipato per i lavoratori precoci, sono stati già iniziati: andrebbero approfonditi e resi più generosi e strutturali, al fine di raggiungere quella sperata flessibilità che altrimenti il sistema contributivo difficilmente restituisce.

Pensione di garanzia

Quanto alla pensione di garanzia, l'obiettivo per l'Inps è quello di stabilire un floor, ossia un pavimento oltre il quale non scendere in modo da poter garantire ai più giovani un assegno decente che difficilmente potrebbe essere raggiunto con delle carriere spesso intermittenti e precarie.

Buchi contributivi

Queste ultime creano infatti "buchi contributivi" che secondo l'Inps bisogna colmare contemplando la possibilità di valorizzare senza oneri aggiuntivi, quindi in maniera gratuita, i periodi di formazione anche ai fini previdenziali.

Flessibilità in uscita: le proposte dell'Inps

Per quanto riguarda il quarto tema chiave proposto dal'Inps, ossia la flessibilità in uscita, la proposta avanzata è quella di valutare non solo una riduzione dell'età di accesso alla pensione, ma anche l'utilizzo di coefficienti più vantaggiosi per chi svolge lavori usuranti e gravosi.

Sempre in tema di flessibilità, un'altra ipotesi suggerita dall'Inps è la divisione della quota pensione in una parte retributiva e in una contributiva.

Nel dettaglio, al raggiungimento dei 62 anin di età e con 20 anni di contributi, si potrebbe chiedere un'anticipo della pensione solo con riferimento alla parte contributiva.

L'accesso invece a quella retributiva scatterebbe al raggiungimento dei 67 anni di età, senza escludere un'anticipo che andrebbe poi scalato in seguito dalla pensione piena.