Pensioni: terremoto 2021, cambia tutto. Ecco chi ci rimette

Per le pensioni arriva la manovra definitiva 2021. Mai così frenetici gli ultimi giorni dell'anno, in questo 2020 segnato da difficoltà ed incertezze, arriva la nuova riforma delle pensioni. Un terremoto di cambiamenti sta per abbattersi sugli italiani, ma siamo sicuri che sarà davvero catastrofico come tanti giornali e riviste stanno palesando?

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Ci siamo, per le pensioni arriva la manovra definitiva 2021. La mini riforma prospettata nella legge di bilancio 2021 prevede aumenti, blocco della perequazione, flessibilità in uscita. Ma si parla ancora di Ape Sociale e opzione donna ma anche invalidità civile parziale.

Mai così frenetici gli ultimi giorni dell'anno, in questo 2020 segnato da difficoltà ed incertezze, arriva la nuova riforma delle pensioni. Un terremoto di cambiamenti sta per abbattersi sugli italiani, ma siamo sicuri che sarà davvero catastrofico come tanti giornali e riviste stanno palesando? Non è detto. Alcuni passaggi delle nuove misure potrebbero portare per alcuni cittadini più benefici e non solo svantaggi.

Per capire davvero se la nuova aria è un vento di tempesta o una brezza primaverile, dobbiamo approfondire la conoscenza di quanto si prospetta per l'imminente futuro. Il premier Conte, l'Inps e molti altri esponenti sono più volte intervenuti con affermazioni che si sono poi dimostrate più vantaggiose che deleterie.

Ma questa volta si dice che la riforma delle pensioni vada a tagliare diversi assegni e che, secondo i dati Istat, la perequazione non ci sarà a causa delle variazione negative registrate nel 2020. Cosa significa?

Scopriamolo insieme a tutte le novità del 2021.

Pensioni: ecco chi ci rimette con la riforma

Luci e ombre e soprattutto poche certezze nella mini riforma delle pensioni, prospettata nella legge di bilancio 2021.

La preoccupazione maggiore è la mancata rivalutazione 2021. Sembra infatti certo, visto l'ennesima proroga, che per il nuovo anno non ci sarà l'annuale adeguamento pensionistico. Infatti come da noi già annunciato, il 2020 ha visto un decremento dei prezzi dei beni Istat, che genera una variazione negativa.

Tradotto le pensioni nel 2021 non aumenteranno come di consueto avviene ad inizio anno nuovo. Tale adeguamento si rende necessario ogni anno per riallineare il potere di acquisto delle pensioni al costo della vita.

A quanto pare nel 2020 questo aumento del costo della vita non si è registrato, di conseguenza la variazione sarà negativa, causando un mancato allineamento delle pensioni che non vedranno accrescere il loro importo mensile. Insomma niente perequazione.

Ricordiamo che ciò non vuol dire che le pensioni diminuiranno, ma i percettori di pensioni dovranno affrontare il 2021 con gli stessi importi dell'anno passato.

Niente aumento neanche per le pensioni di invalidità civile parziale. Si richiede da più fronti l'adeguamento al milione, come avvenuto per gli invalidi 100%, anche per gli invalidi civili parziali. Non si capisce bene perché chi possiede un'invalidità civile tra il 74% e il 99% non possa godere di una revisione delle pensioni. Riteniamo che un invalido al 95% registri le medesime difficoltà di collocamento lavorativo di chi abbiamo un invalidità totale. Ma nella riforma attuale, così come è presentata, ancora non se ne fa menzione.

Rimane la speranza che, essendo il testo ancora passibile di modifiche, venga rivisto in favore di queste lacune emerse dall'attuale prospetto di legge di bilancio.

Pensioni e proroghe 2021, opzione donna

Come invece anticipato dal ministro Nunzia Catalfo, ministro del lavoro e delle politiche sociali,  si prevede per il 2021 la proroga di opzione donna. Misura rivolta alle lavoratrici autonome e private che possono anticipare la pensione prima del sopraggiungere dell'età anagrafica prevista dalla pensione di vecchiaia.

Requisiti necessari per usufruire dell'anticipo pensionistico, sono 35 anni di contributi ed un'età anagrafica di 58 anni per le lavoratrici dipendenti e 59 per le lavoratrici autonome.

Ci sono alcuni aspetti negativi però legati all'ammontare dell'assegno pensionistico per chi aderisce a opzione donna. Infatti chi vorrà utilizzare questa forma di anticipazione della pensione subirà una importante decurtazione dell'assegno mensile della pensione.

La pensione prevista sarà calcolata solo con il sistema di calcolo contributivo. Il che può comportare un taglio della pensione fino al 25% rispetto all’assegno calcolato col sistema misto nel rispetto dei requisiti previsti per il pensionamento di vecchiaia.

Ancora brutte notizie, se si utilizza opzione donna e si anticipa la pensione, si dovranno attendere ben 12 mesi, le lavoratrici dipendenti, 18 mesi le autonome, prima di iniziare percepire l'assegno.

Pensioni con Ape sociale anche nel 2021

Anche Ape Sociale, indennità di accompagnamento alla pensione verrà prolungata per tutto il 2021. Qui più di un anticipo vero e proprio si parla di un'indennità che sarà versata fino al raggiungimento dei requisiti previsti per la pensione di vecchiaia.

Spetta ai lavoratori iscritti all'Assicurazione Generale Obbligatoria dei lavoratori dipendenti, alle forme sostitutive ed esclusive della medesima, alle gestioni speciali dei lavoratori autonomi. Nonché alla gestione separata.

E' rivolta a dipendenti che si trovano in stato di disoccupazione a seguito di cessazione del rapporto di lavoro per licenziamento. Anche collettivo oppure, dimissioni per giusta causa o risoluzione consensuale.

Potranno beneficiare della pensione Ape Sociale anche i lavoratori che assistono da almeno 6 mesi il coniuge o un parente di primo grado convivente, con gravi disabilità. Infine potranno chiedere di aderire all'indennità anche i lavoratori che presentino un'invalidità civile superiore o uguale al 74%.

Per ottenere la pensione è necessario che i soggetti abbiano, al momento della domanda di accesso, i seguenti requisiti:

  • almeno 63 anni di età;
  • almeno 30 anni di anzianità contributiva;
  • non essere titolari di alcuna pensione diretta.

Pensioni di invalidità: a chi va l'aumento

Aumento per le pensioni di invalidità previsto dal decreto agosto, grazie alla sentenza della Corte Costituzionale.

Nel dettaglio le modifiche apportate riguardano l'incremento fino a 651€ per tredici mensilità. L'aumento va soltanto agli invalidi civili totali, come sordi o ciechi assoluti titolari di pensioni o titolari di pensioni di inabilità totale, secondo la legge 222/84, di età compresa tra i 18 e i 60 anni.

Previsti alcuni limiti di reddito per usufruire dell'aumento sulle pensioni. Ecco quali:

  • reddito annuo fino a € 8.469,3 per il pensionato senza coniuge
  • reddito annuo fino a € 14.447,42 per il pensionato con coniuge

In caso di nucleo familiare composto da due persone il reddito andrà a sommarsi. La maggiorazione viene concessa in misura tale da non comportare il superamento di questi limiti. Gli aumenti saranno pertanto variabili, con un incremento massimo per invalidi civili totali e sordi sarà di € 364,70 mensili. Mentre per gli invalidi civili totali ciechi sarà di € 341,34 mensili.

L'aumento pieno ci sarà soltanto per chi ha reddito zero, qualsiasi altro reddito farà decrescere l'aumento fino ad azzerarlo se supera i suddetti limiti.

Esclusi invalidi civili parziali, chi non percepisce la pensione perché supera la soglia di reddito prevista e i minori invalidi.

I redditi rilevanti ai fini del calcolo sono. i redditi assoggettabili IRPEF, sia a tassazione corrente che a tassazione separata; i redditi tassati alla fonte e anche i redditi esenti.

Mentre saranno esclusi dal cumulo del reddito, (circolare Inps 17 del 16/01/2002) :

  • trattamenti di famiglia
  • rendita della casa di abitazione
  • pensioni di guerra
  • indennità di accompagnamento
  • indennità per i cechi parziali e indennità di comunicazione
  • sussidi economici di Comuni ed altri Enti rivolti agli anziani

Come andare in pensione a 57 o 62 anni

Forse non tutti sanno che si può anticipare la pensione fino a 57 anni di età. E' una possibilità in vigore dalla legge di bilancio del 2017, modificata poi nel 2018. Si tratta della Rendita integrativa temporanea anticipata, RITA.

Riservata a chi ha sottoscritto un fondo pensionistico privato da almeno 5 anni al momento della domanda. Potranno anticipare fino a 5 anni tutti i lavoratori che oltre ad aver stipulato un fondo pensionistico hanno maturato 20 anni di contributi obbligatori e che compia l'età prevista per la pensione di vecchiaia entro i successivi 5 anni.

Nel dettaglio si tratta di una vera e propria legge dello Stato che permette al lavoratore che negli anni ha accantonato delle somme verso un fondo pensionistico, di scegliere liberamente se anticipare di 1,2,3,4 o 5 anni la pensione.

Nel periodo che si sceglie di anticipare non sarà l'Inps a versare la quota mensile, ma sarà il fondo ad erogare il premio previsto sulla base di quanto versato e di quanti anni si anticipano. Ovviamente più il fondo sarà ricco e minori saranno gli anni di anticipo, maggiore sarà la quota mensile ricevuta.

Si allunga a 10 anni la possibilità di andare in pensione per i lavoratori che si trovano da almeno 24 mesi in disoccupazione. In questo caso permangono i recedenti requisiti di aver attivo il fondo pensionistico privato da 5 anni e i 20 anni di contributi, ma si aggiunge una inoccupazione per un periodo superiore ai 2 anni. Inoltre l' età anagrafica per la pensione di vecchiaia va raggiunta entro i 10 anni successivi alla domanda.

Quota 41, le pensioni precoci

Con quota 41 si potrà godere il meritato riposo percependo la pensione, chi ha versato, appunto, 41 anni di contributi indipendentemente dall'età anagrafica.

Misura di riforma pensioni pensata per i lavoratori precoci, ovvero coloro che hanno iniziato la carriera lavorativa in giovane età ed hanno sempre regolarmente versato i contributi o per almeno 41 anni. Sarà così possibile se si è iniziato a lavorare a 13 anni andare in pensione a 54 anni. Unico requisito rimangono appunto gli anni contributivi.

Per ora la possibilità è rivolta solamente ai lavoratori precoci ma i sindacati premono affinché sia estesa anche ai cosiddetti lavoratori fragili. Termine introdotto nei recenti decreti per la pandemia mondiale che viviamo, e si riferisce ai lavoratori con patologia pregresse che più di altri si trovano in pericolo di contagio o a rischio salute.

La specifica di questa categoria è stata definita nella  circolare numero 13 del 4 settembre 2020 del Ministero del Lavoro e della Salute.